Nell’ultimo
periodo sentiamo spesso parlare degli NFT e del guadagno che si cela dietro, ma
di cosa si tratta, esattamente? Partiamo dall’acronimo: NFT sta per Not
Fungible Token, “gettone non fungibile”. È un qualcosa di unico,
raro, non sostituibile. Per farla breve, vi facciamo due esempi pratici: un
bene fungibile è il denaro, perché una banconota può essere sostituita con
un’altra; un bene infungibile è un abito su misura, poiché unico nel suo genere.
Bene, gli NFT sono file digitali insostituibili (immagini, suoni,
video). La loro unicità è garantita da una blockchain, la società di
servizi finanziari di criptovalute
(le monete di scambio virtuali).
Nel campo
dell’arte digitale, gli artisti hanno sempre avuto difficoltà nel
commercializzare le proprie opere. Al giorno d’oggi si predilige un qualcosa di
comune ed economico a un prodotto unico e costoso, il che ha portato molti
illustratori e mangaka a lamentarsi nel corso degli anni. Nel campo degli NFT,
l’opera deve essere stata creata con sicurezza dall’artista (deve avere un
qualche tipo di riconoscimento) e non devono esserci troppe copie perché, come
ovvio che sia, più l’opera è rara, più il suo valore aumenta. All’inizio
esisteva un solo limite: come si può dimostrare di essere l’unico e legittimo
proprietario di un’opera digitale? Bene, il problema è stato arginato proprio
dai sopracitati blockchain.
Julian
Lennon, figlio maggiore
di John, il 7 febbraio 2022 ha messo all’asta alcuni pezzi storici del padre.
Il nome era “Lennon Connection: The NFT Collection”, in cui ha venduto
riproduzioni digitali di alcune note scritte a mano da John e Paul sul brano “Hey
Jude” (vendute per settantaseimila dollari), tre chitarre gibson (dagli
undicimila ai ventiduemila dollari), il mantello nero nel video di Help!
(dodicimila dollari) e il cappotto afgano indossato da John nel film Magical
Mystery Tour (per ventiduemila dollari). Il ricavato è in parte andato
all’associazione “White Feather Foundation” di Julian stesso. La domanda
qui sorge spontanea: come si può rendere digitale un cappotto o una chitarra?
L’oggetto in questione appare in un video, in cui Julian ne parla,
certificandone l’unicità. Anche il fratellastro, Sean Lennon, ha venduto
qualcosa nel mondo degli NFT: sue illustrazioni digitali, come “Etharian 1” per
più di tremila sterline.
L’opera
digitale, però, più costosa al mondo è stata “Everydays: the first 5000 days”
di Beeple (Mike Winkelmann). L’autore ha realizzato nel 2007 un progetto
in cui, per cinquemila giorni, realizzava un’opera nuova. Dopo quattordici
anni queste sono state unite per realizzare un NFT del valore di sessantanove
milioni di dollari. A curare l’asta sono stati gli esperti di Christie’s, che
hanno evidenziato il cambiamento intercorso dal “day 1” al “day 5000”,
da disegni semplici e stilizzati a opere in 3D.
Più che
opere digitali, gli NFT sono contratti digitali che garantiscono il possesso
dell’opera stessa. Un dettaglio curioso è la rivendita: ogni oggetto può essere
rivenduto e il creatore può ottenere una percentuale a ogni passaggio di mano.
In futuro i cantanti potrebbero vendere i propri brani sotto forma di NFT,
assicurando al fan qualche plus; gli scrittori potrebbero vendere l’NFT del
proprio libro, garantendo all’acquirente l’opera in anteprima e, perché no, con
delle annotazioni ai margini. Se prima non era possibile acquistare opere
originali, questa digitalizzazione rende l’arte alla portata di molte più
persone.
Per acquistare o vendere NFT è necessario registrarsi sul sito
OpenSea (https://opensea.io/). Bisogna dimostrare al sito di avere un tot di
criptovalute per collegare il proprio portafoglio digitale (wallet) per fare acquisti. Le categorie
sono dalle più disparate: da immagini a gif di personaggi di fantasia,
composizioni musicali, video esclusivi e perfino acquistare dei terreni
virtuali o per vestiti digitali per personalizzare il proprio avatar all’interno
del “Metaverso”. Per un artista poco conosciuto, i prezzi partono da una
cinquantina di euro. Una volta trovato ciò che ci interessa, è facile come
acquistare su Amazon, Shein, AliExpress e via dicendo, con una nota positiva:
non ci sono le spese di spedizione. C’è, però, anche una nota dolente: ogni
vendita deve sottostare a una gas fee, una tassa richiesta dai
blockchain per il suo funzionamento, e varia durante tutta la giornata: se ci
sono tante transazioni in coda, la gas fee aumenta. Vi consigliamo quindi, nel
caso foste interessati ad acquistare qualche NFT, di riprovare in un secondo
momento così da “alleggerire” la pressione sul blockchain. Una volta completato
l’acquisto, l’acquirente potrà farne quello che vuole, dalla condivisione
online all’esposizione, fino alla rivendita. Non sono rimborsabili, quindi fate
molta attenzione.
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