Dopo tanti rinvii, lo scorso 31 marzo è arrivato nelle sale italiane: Morbius, lo stand alone con protagonista il dottore Michael Morbius da sempre inquadrato all’interno dell’imaginario collettivo come nemico di Spiderman. Vi abbiamo già anticipato qualcosa su questo personaggio narrandovi parte della sua genesi e il modo con cui si intrecciava all’interno della storia del tessi-ragnatele più amato di sempre, ma in questa pellicola assume un suo rilievo unico e cerca la sua stessa strada.
Le recensioni online lo avevano già stroncato ancor prima del suo arrivo in sala, anche perché il pubblico ormai ripone così poca fiducia in quello che Sony sta facendo con i personaggi Marvel che forse in molti sono entrati in sala abbastanza prevenuti da ciò che avrebbero visto. Vi dobbiamo confessare che noi di 4Muses ci siamo divertite e (forse perché le aspettative erano molto basse) lo abbiamo trovato abbastanza godibile. Ma ovviamente pieno di difetti.
Crediamo anche che i difetti di questa pellicola saltino agli occhi perché continuamente confrontata con ciò che l’MCU sta creando all’interno dell’immaginario collettivo, alzando di volta in volta gli standard. Non siamo qui per difendere Morbius semplicemente perché a noi è piaciuto, ma siamo qui per cercare di mettere nero su bianco ciò di cui abbiamo fruito guardando la pellicola.
Michael Morbius ci viene immediatamente introdotto attraverso la sua folle ricerca di una cura, l’incipit è proprio quell’istante visto nel trailer nel quale lui cerca di catturare i pipistrelli vampiri per poter condurre i suoi esperimenti poco convenzionali. Un salto indietro nel passato ci fa comprendere l’entità della sua malattia e il fatto che debba fare una dialisi tre volte al giorno per cercare di far in modo che la sintomatologia non peggiori al punto da spegnergli la vita. La ricerca della cura però non è solo per se stesso, ma anche per il suo amico Loxias Crown (Matt Smith) – ribattezzato Milo – uomo affetto dalla stessa condizione. Discutibile la scelta di prendere un personaggio come Loxias e ribattezzarlo, forse per nascondere la sua reale fumettistica identità e la sua apparentemente mancata affiliazione all’Hydra.
Il maggiore difetto di questo film resta, in ogni caso, la sua narrazione. Morbius è fin troppo superficiale e si disancora da quell’abitudine che si sta ancorando nello spettatore di Cinecomics. Come, infatti, stavamo dicendo, la Marvel si è resa conto che i film nei quali si fa semplicemente a pugni hanno un po’ stancato. Il pubblico non vuol vedere un conflitto che si conclude solo perché gli eroi sullo schermo hanno parenti con lo stesso nome. Ci vogliono motivazioni e si ha l’esigenza di qualcosa di ben più profondo. Ci vuole una caratterizzazione dei personaggi ben costruita e non frettolosa e questo è ciò che spinge a essere restii alla visione di questo film. Morbius è superficiale, rapido, fin troppo poco concentrato su quella che dovrebbe essere l’esplorazione della psicologia dei personaggi. I buoni e i cattivi non sono così delineati e la cessione al lato istintivo e naturale non è così netta da segnare davvero un passaggio che possa far intendere il cambio della personalità. Milo, infatti, in un primo momento appare tutto fuorché come il cattivo del film, nonostante sia intuibile dall’inizio del film che il nemico di questa pellicola sia lui.
Ancora una volta, dunque, siamo davanti a un film che slitta il nemico verso l’esterno. Il cattivo è l’altro, colui che cede ai propri istinti, alla propria natura e la trasformazione in vampiro ne esalta solo le caratteristiche. Di contro, il nostro moralissimo dottore è quasi scialbo. Siamo davanti all’Edward Cullen di turno che preferisce nutrirsi di sangue sintetico e restare anche più debole davanti le opportunità che gli darebbe la sua natura vampiresca saggiato il sangue umano. Domanda, qui, sorge spontanea: che cosa dovrebbe cambiare tra il sangue sintetico e quello umano all’interno della propria alimentazione, se non cambia nella sostanza quando viene dato agli umani per le loro cure? Con quale principio il sangue sintetico è meno potente e meno efficace, meno nutriente, rispetto all’emoglobina in sacca? Un dettaglio che passa in sordina solo perché ex-machina di ciò che deve succedere alla natura del nostro protagonista.
Lui è buono, in sostanza, perché riesce a domare la sua natura; ma il trattenersi è relegato al tipo di alimentazione che attua. Ma, ATTENZIONE, questa cosa non vale sempre, perché, ovviamente, fatta la regola trovato l’inganno.
Altra critica diffusa, con la quale non possiamo fare a meno di concordare, è il montaggio e l’intera scrittura della sceneggiatura (ahimè). Fin dall’inizio, infatti, la scelta che è stata adoperata è quasi un contro senso. Il salto nel tempo è fine a se stesso, spiega poco e gli altri passaggi temporali vogliono solo mettere in luce quanto buono e nobile sia il dottore. Frettoloso in modo assurdo è poi l’arrivo al comprendere il tipo di cura. Gli basta solo un tentativo per esser in grado di trovare la cura alla sua malattia. Rendiamoci conto che i tre Peter hanno impiegato più tempo nel riuscire a salvare i loro nemici.
Le parti orrorifiche del film hanno un unico difetto: sono poche. Se, infatti, si fosse mantenuto maggiormente quel taglio, la pellicola avrebbe avuto uno sprint maggiore. Vero è che comunque si vede più sangue in Morbius che non nel secondo capitolo di Venom, ma non per questo possiamo esaltare il tutto. Seppur il più delle volte abbiamo del sangue sintetico in scena e non la crudeltà e la famelicità che ci saremmo aspettati dalla visione del trailer. La parte dark e thriller poteva dare una maturità maggiore alla strutturazione della pellicola, invece anche in questo caso abbiamo un archivio del fatto fin troppo veloce.
Gli elementi investigativi, ad esempio, vengono mantenuti solo nella prima parte della storia. Come se, una volta discolpato il dottore e certificato il fatto che lui sia il buono, non avesse più senso approfondire le indagini. I poliziotti sono quasi funzionali solo a collegare questo universo narrativo a quello “simbiontico” di San Francisco.
I VFX. Sì, non possiamo fare a meno di procedere per punti per poter cercare di schematizzare quanto c’è da dire su questa pellicola. Ammettiamo di aver trovato gradevoli gli effetti che riguardano i super poteri di Morbius, anche perché sono molto affini a ciò che veniva mostrato nella versione animata di Spiderman, ma allo stesso tempo risultano comunque grezzi. È come se qualcosa, comunque, non andasse e per non farvi spoiler vi diciamo solo: orecchie.
Complessivamente, il più delle volte, il tutto visivamente viene buttato “in caciara” (nel caos) proprio per poter cercare di coprire ciò che non funziona.
Cerchiamo di prendere, in ogni caso, Morbius decontestualizzandolo dal mondo fumettistico dal quale emerge e restiamo ancorati solo a questa sua versione filmica. Iniziamo con il manifesto: Jared Leto. L’attore è finalmente tornato a fare una parte che non lo fa essere fuori di testa o fuori dalle righe. Un’interpretazione pulita che si conforma a quella degli attori che gli fanno da contro parte. Leto convince, sia per look, sia per azione. Fisicamente è l’attore giusto per questa parte, ma sinceramente avremmo preferito vedere un aspetto anche più simile a quello fumettistico.
I super poteri che vengono affidati ai due vampiri, inoltre, sono la parte più dolente dell’intera narrazione. Questi due vampiri dovrebbero avere delle abilità psichiche che, così come parte della loro caratterizzazione psicologica, sono stati tralasciati per poter fare uno scontro simile a quello che avrebbero potuto fare Goku con Vegeta. Tanti cazzotti, tante onde, tanti e troppi pipistrelli. Inutile sottolineare quanto ridicolo sia stato vedere lo scontro finale.
Se dal trailer era possibile immaginare qualcosa di ben diverso da quello che questa pellicola è, allo stesso modo lo spettatore viene tratto in inganno per colpa di ciò che è nelle post-credits. Scene che, nel trailer erano state più o meno mostrate e de-contestualizzate, che risultano ancora più assurde se pensate e inserite nell’MCU. Non è chiara la presenza dell’Avvoltoio e soprattutto non è neanche sensato il movente per compiere determinate scelte. Non si capisce perché un personaggio di Homecoming dovrebbe essere inserito all’interno dell’universo Sony (ma del resto c’eravamo fatti la stessa domanda al termine del terzo Spiderman con Tom Holland).
Sono, dunque, molte le cose che non hanno senso e assegnano questa pellicola un posto all’interno della mediocrità. Per quanto, infatti, ci sia piaciuto vedere questo film non è di certo una storia coerente a ciò che sarebbe dovuto essere. E non stiamo parlando solo del contesto fumettistico da cui è tratta, quanto più al mondo cinematografico nella quale sembra volersi inserire a tutti i costi.
Se dovessimo dare un punteggio sarebbe un 2.5/5 stelline.
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