Vediamo
insieme la trama, cercando di non fare troppi spoiler e quali temi vengono
affrontati.
È il 2050, quando il pilota Adam Reed
(Ryan Reynolds) ruba un jet e compie un salto nel tempo per cercare
informazioni sulla scomparsa della moglie Laura (Zoe Saldana). Anziché finire
nel 2018, anno in cui la donna è misteriosamente scomparsa durante una
missione, finisce nel 2022. Lì, Adam incontra il se stesso dodicenne (Walker
Scobell), che sta cercando di superare il lutto per la morte del padre
(Mark Ruffalo). Il pilota è finito nei giorni nostri con la
navicella danneggiata e prima che possa ripararla, viene raggiunto da Maya
Sorian (Catherine Keener), che cerca in tutti i modi di ucciderlo: la donna,
infatti, sa che Adam è tornato indietro nel tempo anche per metter fine ai
viaggi temporali e vuole impedirlo. Ce la farà il protagonista a ritornare nel
suo tempo e a risolvere la situazione?
In questo sci-fi ritroviamo dei toni più leggeri rispetto ai soliti film sui viaggi nel tempo, con alcuni elementi che potrebbero fare un po’ storcere il naso agli amanti del genere. Però è indubbiamente un ottimo passatempo, senza troppe pretese, in grado di regalare qualche risata – Ryan Reynolds dopo “Free Guy” è entrato completamente nella parte dello spadaccino jedi e vedrete il motivo – e, perché no, anche qualche lacrima. “The Adam Project” riesce a toccare elementi molto delicati, come l’elaborazione del lutto e il non abbandonare il nostro “bambino interiore”.
Per quanto riguarda il primo punto, l’Adam giovane che nel 2022 ha dodici anni, cerca in tutti i modi di trovare il proprio equilibrio a un anno dalla morte del padre. Malgrado sia un nerd, si trova costantemente in mezzo a delle risse. Certo, la colpa è del bullo di turno, ma il piccolo non ha mai il coraggio di reagire. È ostile con la madre, al punto che la donna crede di essere odiata dal figlio. In realtà è il solo modo che Adam ha per dimostrare il proprio dolore, quasi vivendo con distacco il rapporto con la madre. L’Adam adulto, invece, ha un rapporto diverso con la donna, perché sa il dolore che ha provato quando l’ha persa. Malgrado siano passati anni, le mostra un punto di vista diverso, fatto di gesti mancati e parole non dette. In un modo o nell’altro, aggiunge, i figli tornano sempre dalle madri, anche i più reticenti, dando un senso al comportamento del dodicenne.
"The Adam Project", come dicevamo, non ha chissà quale pretesa di essere un film sensazionale, ma se si ha voglia di passare circa un’oretta e mezza a vedere combattimenti con armi tecnologiche, battutine pungenti e un cast d’eccezione, sa il fatto suo. Non mancano i riferimenti al mondo della Disney, dove ancora una volta sembra che Reynolds si ritrovi a brandire una spada laser, anche se dall’aspetto – ancora una volta – caricaturale. Lo aveva fatto sul finire del film “Free Guys” e lo fa ancora una volta in questo film. Che sia diventato un amante del genere?
Comunque, vi consigliamo di vedere questo film, non perché sia il prossimo candidato ai premi Oscar, ma perché di Ryan Reynold non ne avremmo mai abbastanza.
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