In sala dal 13 aprile, arriva L’esorcista del Papa; un film tratto dalle memorie autobiografiche dell’esorcista Gabriele Amorth. L’attività del presbitero sono annoverate fino alla sua morte, avvenuta nel 2016, ed è il fondatore Associazione Internazionale degli Esorcisti, avvenuta nel 1990. I libri “Un esorcista racconta” e “Nuovi racconti di un esorcista” hanno, dunque, dato vita alla pellicola che ha come protagonista Russell Crowe.
Le controversie, da quando è stato annunciata la lavorazione a questa pellicola, sono state molteplici; tanto che l’Associazione degli esorcisti si è pronunciata in modo negativo: “L’esorcismo così rappresentato diventa uno spettacolo finalizzato a suscitare forti e malsane emozioni, grazie ad una scenografia cupa, con effetti sonori tali da suscitare soltanto ansia, inquietudine e paura nello spettatore. Il risultato finale è di infondere la convinzione che l’esorcismo sia un fenomeno abnorme, mostruoso e pauroso, il cui unico protagonista è il demonio, le cui reazioni violente si possono fronteggiare con grande difficoltà; il che è l’esatto contrario di ciò che si verifica nel contesto dell’esorcismo celebrato nella Chiesa Cattolica in obbedienza alle direttive da essa impartite". Un obiezione che suona quanto mai reale, vista anche la realizzazione di questa pellicola.
Ora, non sappiamo come effettivamente vengano svolti gli esorcismi. Molti di quelli che arrivano al pubblico sono spettacolarizzazioni di situazioni psichiatriche, come del resto lo stesso Padre Amorth ha dichiarato nel corso delle sue attività. Gabriele, infatti, ha da sempre sostenuto il fatto che la maggior parte dei casi che ha trattato erano in realtà psicosi che andavano curate con l’affiancamento di specialisti. Al di là di ciò che è reale o meno, di ciò che può esser considerato superstizione o delirio, siamo qui per poter commentare ciò che viene mostrato all’interno di questo film.
“Quando deridiamo il Diavolo e affermiamo che non esiste è allora che è più felice”
Siamo nel 1987 a Castiglia, Padre Amorth viene convocato per poter controllare un sospetto caso di possessione. Una famiglia americana, trasferitasi in Spagna per poter ristrutturare un’antiche abazia di loro proprietà, viene sconvolta dallo stato di malattia presentato dal più piccolo di casa. Henry, infatti, inizia a mostrare uno strano comportamento, tanto da automutilarsi con dei graffi per tutto il viso. All’arrivo di Padre Amorth le cose iniziano a intensificarsi, fino a quando il presbitero non riuscirà a scovare un complotto che si perpetra da secoli contro la Chiesa del Vaticano. Non sveliamo altri dettagli, perché la storia di per sé è interessante da scoprire e da guardare, ma parliamo di alcune specifiche di questo film.
Come dicevamo, al di là del personale credo o della fascinazione che tale argomentazione può suscitare, ci sono dei piccoli punti interessanti che possono spingere a una personale riflessione. La spettacolarizzazione è, ovviamente, sotto gli occhi di tutti. Siamo davanti a un film e la sua natura è di per sé quella dell’intrattenimento. Ma battute e dialoghi possono essere perfettamente introiettati per poter trovare un sotto testo molto interessante. L’ego, quindi, trova la sua più grande manifestazione nei sensi di colpa dei protagonisti. Le confessioni, infatti, servono per poter mostrare un lato psicologico dei protagonisti. Il loro passato viene svelato attraverso i loro peccati, così che non si abbiano dei personaggi appiattiti nel loro semplice ruolo di eroi. “Possiamo essere sconfitti solo da noi stessi” diventa un po’ la frase chiave di volta attraverso la quale la lotta si dispiega.
Per rendere tangibile qualcosa che è spirituale, necessariamente, bisogna ricorrere a un linguaggio visuale fatto di suspance e di “mostri”. L’horror quindi si dispiega nella sua interezza all’interno di questa pellicola creando diversi punti tensivi che si intensificano attraverso l’esposizione del peccato.
Risulta, sicuramente, interessante la scelta di far recitare in italiano Russell Crowe. Nella versione delle nostre sale, infatti, se si presta la giusta attenzione specie nelle prime scene, è possibile vedere che le battute si incollano perfettamente al movimento delle labbra dell’attore. Luca Ward ha praticamente re-inciso alcuni punti dove il parlato dell’attore era nella nostra lingua. Nella versione originale questa è una scelta interessante e curiosa, tanto che vorremmo rivedere questa pellicola senza il doppiaggio proprio per poter sentire Crowe parlare nella nostra lingua o in latino.
L’Esorcista del Papa, riassumendo, ha diversi pregi soprattutto se si presta la giusta attenzione ai dettagli. Ovvio nella costruzione della sua mitologia, ma intrigante tano da poterne fare una saga. L’orrore è ben costruito, tangibile tanto quanto psicologico. La lotta tra il bene e il male si mostra, più che mai, interna a ogni singolo individuo. Il perdono dei peccati è necessario per evitare di poter ripeterli.
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