- Squallor, 38 Luglio
Tutto è perduto, ogni ricordo e ogni ninnolo che lo legava al passato. Nelle sue memorie ora esistono solo contorni indefiniti che sfumano in un bianco vacuo.
“Ho sbagliato, ho sbagliato. Ma cosa ho sbagliato?”
Nessuna memoria, solo un lugubre lamento che proviene dalle nebbie dell’inconscio.
E la nebbia densa lo avvolge, barrandogli ogni vista se non quella delle immediate vicinanze.
Ma lui continua, imperterrito in avanti, finché l’estro non gli dice di svoltare a destra. La strada asfaltata è uguale in ogni dove ed è l’unica cosa riconoscibile. Ci devono essere dei muri che la recingono, ma non possono essere visti perché la nebbia copre tutto.
“Ho sbagliato strada!”
Esclama come se cambiasse qualcosa, come se qualcuno potesse sentirlo.
L’unica cosa che ricorda, forse, è una. Ma non vuole ammetterlo a sé, perché se ne vergogna.
Non fraintendimenti, non fraintendetelo… non è un ricordo di rilevanza, né nutre particolare importanza. È uno di quei ricordi di infanzia che senza motivo ci causano vergogna ma che non hanno più alcuna valenza attuale.
Ma una volta tolto il pensiero da questo ricordo, lui cammina.
E lui continua, ancora, ancora e ancora. Come se camminando potesse arrivare da qualche parte, come se camminando potesse scrivere una storia. E la storia la scrive, e forse l’ha già conclusa. Ma neanche questo importa.
E lui continua, ancora, ancora e ancora. Come se camminando potesse tornare indietro, come se camminando potesse annullare tutto per ritrovarsi al punto di partenza.
Ma lui non si dà per vinto, anche se probabilmente ha commesso uno sbaglio. Anzi, forse anche più di uno. Lui guarda nelle tasche periodicamente, come se prima o poi ci potesse trovare qualcosa.
Forse non ha senso, ma che senso ha comunque camminare in queste condizioni?
Nelle tasche la nebbia si schiarisce, ma queste rimangono vuote. Ma è solo questione di tempo: la nebbia sta svanendo in avanti, anche se le pareti ne sono ancora ricoperte.
All’orizzonte si scorge un ricordo, o meglio una nuova eventualità per reinterpretare il presente. Quella che ora è una strada infinita, era un tempo il fiume. E forse per colpa, forse per inerzia, il fiume un tempo svanì solo per dare inizio a questa storia che rimarrà inconclusa e inconcludente.
“E così dove finì il fiume, incominciò questo tremendo film”
- Squallor, 38 Luglio
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