Il 20 aprile arriva nelle sale italiane Cocainorso: film che nella sua prima settimana all’estero ha incassato venti milioni di dollari e che è pronto a spopolare nelle restanti sale cinematografiche. L’evento che vi è alla base è un fatto realmente accaduto: sopra una foresta del Kentucky, nel 1985, sono stati gettati da un aereo circa quaranta chili di cocaina e un orso ne ha ingerita un’ingente quantità. La furia omicida che possiamo vedere già dal trailer, però, non è reale. L’orso, difatti, è stato semplicemente ritrovato un mese dopo privo di vita. Restano ancora ignoti gli effetti della droga su un orso di duecentotrenta chili, ma di certo questo resta un “e se” tutto da esplorare.
La stampa dell’epoca si è divertita a soprannominare l’orso “Pablo Esco-Bear”, ma ovviamente i giochi di parole sono molteplici per cui adesso si è arrivati al Cocain-Bear, tradotto nel nostro territorio nel titolo del film. Il responsabile della pioggia di cocaina fu Andrew Carter Thornton II, un uomo che aveva persino partecipato all’invasione della Repubblica Dominicana del 1965. Dopo esser stato decorato con una medaglia e tornato nel Kentucky, preso dalla noia del suo ruolo da poliziotto, aveva iniziato a contrabbandare marijuana dal Sud America. Nel 1981 venne scoperto e, successivamente agli anni di carcere, decide di iniziare una nuova vita caricando su un aereo i chili di cocaina per poi scaricarli in una foresta del Tennessee e recuperarli dopo un semplice lancio col paracadute. Esattamente come nel film, forse in modo meno paradossale e ridicolo, il paracadute dell’uomo non si aprì e i chili di cocaina furono semplicemente ritrovati dall’orso.
Da qui, all’interno della pellicola, le cose prendono una piega leggermente diversa. Se nella realtà la quantità ingerita dall’orso è stata sufficiente a mandarlo in overdose (confutata da un medico legale successivamente al ritrovamento della sua carcassa), qui accendono la sua furia omicida. L’orso nero, dunque, vagando in libertà per la foresta non fa altro che cercare una nuova dose, massacrando chiunque incontri sul suo cammino e decide di frapporsi tra lui e la prossima botta. Entrano, così, in scena degli spacciatori che vogliono ritrovare il carico, dei poliziotti che vogliono impedire ciò e una famiglia che voleva semplicemente fare la propria escursione.
Quello diretto da Elizabeth Banks è un film di puro intrattenimento. Non vi sono pretese di alcun tipo dietro la sua regia, nonostante la brillantezza di alcune battute, il tutto è focalizzato sul divertire il pubblico in sala. Si riesce, così, a creare un ibrido che si muove tra il gore e la comicità perché sullo schermo viene mostrata tutta la stupidità dell’agire umano. Un giusto equilibrio che riesce nel suo intento, nonostante si potesse spingere un po’ più oltre. Infatti, dopo un’iniziale indecisione, il film è stato categorizzato con un rating d’età a +14.
Se, però, i punti di comicità riescono è grazie ai caratteristi che si muovono in scena: Keri Russell, Alden Ehrenreich, Margo Martindale, O’Shea Jackson Jr., il compianto Ray Liotta e altri. Attori che riescono a dare le giuste intenzioni a dei personaggi che si muovono contro l’assurdità degli eventi che stanno capitando loro. L’orso la fa da padrone racchiudendo in sé sia l’elemento straordinario, sia gli elementi tensivi orrorifici. Appare e scompare come i mostri dei migliori horror, ma allo stesso tempo è strafatto e per tanto può rotolarsi sull’erba e inseguire una farfalla avendo ancora il muso sporco di sangue.
Le carte sono state giocate saggiamente per poter costruire una narrazione incentrata sul mero divertimento. Lasciando, comunque, dei “ma” in sospeso perché si sarebbe potuto giocare un po’ di più con certi elementi.
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