Il 1993, anno di uscita del primo tentativo di portare in sala il personaggio più iconico dei giochi arcade, è solo un lontano ricordo. Super Mario Bros. – Il film è arrivato nelle sale italiane lo scorso 5 aprile e ci ha convinti in pieno, nonostante i pareri d'oltre oceano.
L’Illumination Entertainment esaudisce i desideri del suo pubblico, giocando con l’effetto nostalgia e restituendo visivamente l’iconografia di Mario e di tutti i suoi personaggi. Non ci sono principesse da salvare, non è più il tempo per avere quel tipo di obiettivo, ma nuovi mondi da esplorare e sogni da coltivare.
Tutto parte da Brooklyn, Mario e Luigi stanno cercando di metter su la propria impresa da idraulici. In un mondo che lotta contro le grandi aziende, i clienti dovrebbero rivolgersi alle piccole imprese familiari per poter riuscire a risolvere le proprie perdite. Ed ecco che quindi, l’accento italo-americano diventa un modo per poter accertare la propria autenticità nel mondo del marketing piuttosto che un reale modo di dialogare. Ottimo lavoro, su questo punto di vista, sia nell’ideazione in sé del linguaggio, sia nel doppiaggio. Il “Mamma mia”, simbolo da sempre, è contestualizzato; “it’s me, Mario” viene riutilizzato per poter colpire dritto al cuore dei videogiocatori, ma la lingua e l’accento viene perso in una fluidità molto più contemporanea e meno marchettistica. Una scelta di stile che risponde anche alle iniziali polemiche sui social. Menzione speciale, dunque, per il doppiaggio italiano. Claudio Santamaria ha fatto un lavoro enorme nel prestare la propria voce per la versione nazionale. Non possiamo negare che eravamo un po’ spaventati dall'adattamento, ma siamo stati ben lieti di ricrederci proprio per tutta la palese attenzione che è stata data alla struttura linguistica.
L’obiettivo del nostro piccolo giovane uomo è quello di salvare la città da un perdita fognaria, così da poter riuscire a far emergere il nome dell’azienda di famiglia al di là di ogni difficoltà. Il caso vuole, però, che lui e Luigi finiscano all’interno di un magico tubo che li porta in uno straordinario universo tutto da esplorare. I due fratelli si separano e Mario cercherà di far di tutto per riuscire a salvare Luigi dalle terribili grinfie di Bowser.
Visivamente, quindi, tutto serve per poter dare forma e consistenza a un mondo che nel corso del tempo si è evoluto. Le scene iniziali schiacciano Mario nel suo percorso in 2D, la scenografia richiama i pixel degli arcade, la Nintendo la fa da padrone. Diviene quasi inevitabile uscire dalla sala senza aver voglia di farsi una partita a Mario Kart. Il cuore di questa storia, però, risiede proprio nella caparbietà insita dei videogiocatori. Il tutto ruota intorno alla capacità di migliorarsi, prova dopo prova, nel comprendere le tempistiche del salto, quando e se colpire, il momento in cui schivare. Quando Mario non riesce a primo colpo il percorso da platform possiamo, difatti, cogliere lo spirito con cui da ragazzini ci si approcciava a questo videogioco. Non importava quante volte si sarebbe vista la scritta “Sei finito”, si migliorava dopo ogni singolo tentativo.
Mario, dunque, diviene il simbolo della caparbietà. Del resto, proprio all’inizio di questa storia lui lotta contro il parere della famiglia per poter riuscire nel proprio sogno. Non importa, infatti, quante persone gli porranno davanti degli ostacoli, lui troverà il modo di arginare le difficoltà tentativo dopo tentativo.
Il film soddisfa tutte le pretese dei videogiocatori proponendo una trama che riesce ad adattarsi ai tempi odierni. Peach non è il personaggio da salvare, ma parte integrante della storia. La principessa che i Toad hanno scelto per la sua nobiltà d’animo e il suo coraggio. Lei che, nel corso della sua evoluzione, è divenuta sempre più un personaggio giocabile adesso è la perfetta compagna di viaggio per esplorare un mondo che Mario non conosce. Una caratterizzazione che non sovrasta, ma che al contrario bilancia perfettamente le azioni dei due protagonisti.
Bisogna, dunque, godere dei barili lanciati da Donkey Kong, esattamente come tutti i singoli riferimenti inseriti nella narrazione. Adorabile il costume Mario Tanuki, così come tutta la rappresentazione del fantastico mondo videoludico. Divertentissima la caratterizzazione di Toad che mostra tutto il suo coraggio e la sua diversità rispetto agli altri funghetti. Un revival che corre come i go kart sulle piste arcobaleno e che si scontra con tutta la mandria di Yoshi.
Super Mario Bros. – Il film, nonostante si esaurisce perfettamente nella sua narrazione, dà spazio per poter riuscire a creare altre avventure filmiche. Abbiamo visto tutto e allo stesso tempo niente, come in ogni buona storia in cui la costruzione del mondo è tutta da esplorare. La pellicola si presta bene a soddisfare gran parte del pubblico che ne godrà sia visivamente che a livello uditivo. La theme song è quella del videogioco, ma le altre canzoni presenti sono quelle degli anni ’80.
L’animazione, dunque, si mostra come il perfetto connubio per riuscire a portare alla ribalta l’idraulico più amato di sempre. Le texture diventano essenziali per dare materialità a ciò che è stato sempre e solo virtuale. I dettagli appagano gli occhi e scaldano il cuore, le gag sono divertenti, ma la parte migliore è l’estremo romanticismo che muove le azioni del nostro amato cattivo Bowser. Restate, dunque, in sala per non perdervi la post-credits più sdolcinata di sempre.
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