Arrivato in sala lo scorso 29 marzo, da grandi nerd quali siamo, non abbiamo potuto trattenere la voglia di correre al cinema a vedere “Dungeons & Dragons: L'onore dei ladri”. Il film apre l’immaginario dell’amatissimo gioco da tavolo, spopolato a metà degli anni ’70, rilanciandolo all’interno del grande schermo. Eccoci, quindi, a narrare la grande quest che è stata messa in scena da John Francis Daley, Jonathan M. Goldstein e Michael Gilio.
Dungeons & Dragons rappresenta, per molti, il primo approccio ai grandi giochi di ruolo. Gary Gygax e Dave Arneson, infatti, hanno dato vita a un vero e proprio fenomeno ludico che tutt’oggi viene ancora celebrato; basti pensare a tutti quei prodotti audio-visivi che sono collocati negli anni ’80. Inoltre, sono stati tanti i prodotti che hanno tratto origine da quel gioco: oltre i cento romanzi, i fumetti e le carte collezionabili. Prima di quest’anno avevamo avuto anche delle versioni filmiche che, però, erano state totalmente demolite dalla critica. Sembrava, quindi, impossibile riuscire a trovare un prodotto degno della sala che riuscisse a divertire i fan dell’RPG di tutto il mondo.
L’approccio dei due registi è stato quello di creare una storia semplice, ma dal carattere irriverente che riuscisse a trasmettere tutta la dinamicità di un gioco narrativo. Si parte dal carcere, luogo in cui abbiamo modo di potere conoscere i nostri protagonisti: il bardo Edgin Darvis (Chris Pine), ex membro degli Harpers, e Holga Kilgore (Michelle Rodriguez). Fin dai primi istanti la loro caratterizzazione viene ben espressa sia nelle azioni che nel racconto delle proprie gesta conoscendo, così, immediatamente il motivo per cui sono stati richiusi e ciò che gli si prospetta davanti. Una volta evasi, cosa che accade praticamente subito, inizia la loro avventura: Edgin vuole ricongiungersi con la figlia e deve ritrovare anche l’artefatto in grado di riportare in vita la moglie perduta. Un’impresa non facile perché li porterà a scontro diretto con Forge (Hugh Grant), un ex-alleato che li ha buggerati fin dai loro primi incontri. Dietro l’incarcerazione dei protagonisti, infatti, si nasconde proprio il suo zampino. Forge, adesso, è divenuto il Lord di Neverwinter ed è in combutta con la pericolosa Maga Rossa Sofina (Daisy Head).
Non possiamo negare, dunque, che la scrittura della storia sia solida e funziona molto bene soprattutto grazie alle caratterizzazioni date ai diversi personaggi. Così la semplicità della quest si interfaccia con le diverse tematiche che ogni singolo carattere riesce ad apportare nella storia. Sono tutti, in un certo qual modo, degli anti-eroi che prima ancora di riuscire ad affrontare la loro missione devono venire a patti con le proprie fragilità. Si costruisce, in questo modo, una narrazione che si concentra molto sulle dinamiche del gruppo e da ciò ne emerge la forza di ogni singolo personaggio. La fragilità del loro animo viene costantemente messa alla prova, riuscendo a creare degli anti-eroi che riescono nel loro intento proprio grazie alla loro tenacia.
La cosa che forse convince un po’ meno sono alcune delle dinamiche di combattimento, in alcuni tratti un po’ lente e non sempre ottimamente coreografate. L’azione è, infatti, a tratti un po’ lenta e il film diventa quasi letterale, cosa che sotto un punto di vista si presta bene per quello che è in sé l’oggetto dal quale prende origine. Su ciò contribuiscono anche gli effetti visivi non sempre ottimizzati su ciò che sta avvenendo. Resta pur vero che, avendo un grandioso cast e un’ottima componente umoristica, si riesce a sorvolare su certi scivoloni perché ci si lascia coinvolgere nelle disavventure dei protagonisti.
I dialoghi strizzano molto l’occhio a chi seduto a un tavolo ha trascorso intere serate. Le battute e le gag sono finalizzate per poter colpire chi conosce il prodotto di cui si sta parlando. Diviene quasi immaginabile che il successo o l’insuccesso dei nostri paladini avviene grazie a un lancio di dadi.
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