Prima di addentrarci in ciò che è accaduto in questa seconda stagione, occorre fare un recap su questa serie. Tenebra e ossa è arrivata nel palinsesto di Netflix, con le sue nuove puntate, lo scorso 16 marzo. Una stagione tanto attesa da tutti i fan dei libri di Leigh Bardugo, testi che noi non abbiamo letto. Baseremo, di conseguenza, la nostra recensione solo su ciò che avviene nella serie tv, ben consapevoli che sono stati fusi al suo interno i diversi testi dell’autrice. La trilogia Grisha, così, trova la sua sceneggiatura unendosi sempre di più alle avventure dei Sei Corvi. Piccole ricerche ci hanno fatto cogliere, grosso modo, le differenze e ci hanno fatto venir voglia di recuperare i testi.
Ci troviamo in un’ambientazione fantasy che richiama molto l’idea di steam punk e che sopratutto sembri portare un po’ di sapore vittoriano in sé. Basti guardare i vestiti e anche i palazzi, molto più simili a un’epoca vittoriana che a quella medievale. Per intenderci possiamo collocare Game of Thrones in epoca medievale, mentre qui le stoffe, i gioielli, i palazzi e anche le armi da sparo fanno avvicinare tempisticamente la serie. Inoltre, l’assonanza dei cognomi dei protagonisti e anche un po’ l’ambientazione in generale suggeriscono delle caratteristiche sociali paragonabili all’impero russo.
Le caratteristiche di queste terre, però, sono anche segnate dalla presenza di scontri dovuti a una grande guerra che non accenna a terminare. Un pericolo che incombe nella maggior parte delle città e che vede coinvolte principalmente quattro parti: a nord vuole morti i Grisha, il sud protegge i suoi monti, il centro è attraversato e diviso in due dalla faglia. Il centro è a sua volta diviso tra Grisha, uomini e donne dotati di poteri in grado di controllare gli atomi intorno a noi mentre gli altri, e quelli che potremmo definire come uomini “comuni”. Come è possibile immaginare siamo in una guerra di territorio e di supremazia, nella quale gli uomini danno la caccia alle streghe per poter cercare di debellare il diverso e ciò che non conosce. La faglia ha così creato due regni nello stesso territorio. Una barriera che, nonostante venga attraversata, nel corso del tempo ha consolidato la divisione tra le due fazioni e ha consolidato il terrore nell’altro.
In mezzo a questo scenario, due orfani si sono arruolati nel primo esercito come volontari così da poter avere il sostentamento necessario: Alina Starkov (Jessie Mei Li) e Mal Oretsev (Archie Renaux) rispettivamente una mappatrice e un tracciatore. I due ragazzi sono cresciuti insieme fin dalla più tenera età, nascondendosi e proteggendosi a vicenda, legandosi in modo insolubile. Tanto che nel momento in cui Mal è costretto a entrare in azione con l’esercito, Alina cerca di fare di tutto per poterlo seguire.
Proprio attraversando la barriera, alla vista delle prime difficoltà Alina mostra e scopre il suo potere. Lei, infatti, non è una ragazza comune, ma è una Grisha. Il suo potere è quello di evocare e plasmare la pura luce, quindi un potere che si può contrapporre alla maledizione lanciata dall’oscuro secoli prima.
Le prime puntate sono piuttosto lente e mantengono uno stile narrativo molto simile a un testo scritto. Si prendono i suoi tempi e cercano di portare lo spettatore all’interno del mondo immaginato e scritto da Leigh Bardugo. Ma dalla quarta puntata in poi la velocità di marcia è stata rapidamente incrementata. Non è chiarissimo quanta corrispondenza temporale ci sia tra la diegesi e il ritmo del racconto. Perché sinceramente non è ben chiaro se l’iniziale lentezza sia data dal fiacco scorrere dei fatti o se è sono stati diluiti solo per esigenza da spiegone. Nel senso: è flemmatica perché così può spiegare tutto oppure perché volevano dilungare i fatti? Con buona probabilità troviamo risposta a questa domanda con la seconda stagione, in quanto non troviamo più questo scandire del tempo, ma il tutto prende repentinamente piede con le diverse conseguenze di ciò che avevamo lasciato.
La trama, proprio perché unisce in loro le differenti narrative dei libri, segue diversi personaggi. Punti di vista che poi convergono quando gli eventi sono agli sgoccioli. Proprio a causa di tale lentezza non si è dato, nella seconda parte della narrazione, il giusto tempo. Quando la storia iniziava a farsi interessante si è andati molto, forse troppo, rapidamente. Una rapidità che, come dicevamo, troviamo anche nelle nuove otto puntate.
Continuiamo a essere incerti su ciò che motiva Aleksander (Ben Barnes), il che lo fa sembrare solo un cattivo vuoto. Abbiamo un personaggio che ha tutte le caratteristiche per essere un personaggio grigio: agisce a causa del proprio dolore e per un suo personale senso di protezione. Un personaggio che si mostra ambiguo e mellifluo, ma anche a tratti sinceramente interessato ad Alina. Un interesse che sembrerebbe andare anche ben oltre al cieco sfruttamento del potere. È come se il potere e il possesso di esso fosse scaturito da una sorta di ossessione nel momento in cui Alina l’ha “tradito” secondo il suo punto di vista. Vuole proteggere i Grisha e far in modo che essi possano essere addestrati alla magia e non continuare a praticare la piccola scienza. Vuole creare un esercito per poter cercare di difendere la sua specie e dagli uomini che la cacciano e per farlo cerca di ricorrere a degli antichi saperi dei suoi antenati, cercando di dominare una magia ben più potente che si nutre di lui e che agisce attraverso lui. Così facendo ha creato la faglia e le creature che la popolano. Ha perso tanto a causa degli uomini, e questo lo ha spinto a creare qualcosa che potesse essere d’aiuto a tutti i Grisha.
Nel corso del tempo, per aiutare gli altri stregoni, ha costruito il piccolo palazzo, ma questo punto continua a essere abbastanza incerto e non comprensibile attraverso la serie.
Parlando di Alina; le sue origini sono per metà Shu, elemento che emerge dai suoi tratti somatici, e questo la contraddistingue da tutte le altre eroine da libro che vengono desiderate da chiunque in qualsiasi momento. Ammettiamo di aver trovato interessante il modo con cui venivano mostrate le sue paure, le sue emozioni, e anche il modo con cui si sia battuta per se stessa in linea con ciò che ha fatto per tutta la vita. Non abbiamo amato particolarmente il modo con cui ha voltato le spalle a Mal, ma crediamo che ciò lo si deve proprio a causa della rapidità narrativa che ha contraddistinto la narrazione dal suo arrivo al piccolo palazzo. Le cose non migliorano con la seconda stagione e continuiamo a non provare affezione nei suoi riguardi. I suoi nobili scopi, quasi sacrificali, accendono il nostro cinismo.
Mal è il classico compagno che sta a pochissimi passi dalla friendzone, ma è destinato a tutt’altro destino, senza farvi spoiler.
I corvi: Kaz (Freddy Carter), Inej (Amita Suman) e Jesper (Kit Young) sono la seconda storyline che si muove nel sotto trama. Anche in questo caso è facilmente intuibile quanto importanti potranno essere i loro personaggi, soprattutto alla luce di ciò che avviene nel corso della seconda stagione. Durante le prime otto puntare, in alcuni momenti, la loro presenza sembrava un po’ disorientante; ciò metteva in evidenza il loro piano d’azione nel corso delle nuove puntate. Sono tutti e sei molto diversi tra di loro e costituiscono anche una combo che gli permette di imparare reciprocamente. Parlando dei suoi tre fondatori: Inej e Jesper sono quelli che, in un primo momento, arrivano maggiormente al cuore del pubblico. La storia di Inej è molto interessante sia dal punto di vista della morale e del credo, ma soprattutto anche dalla forza che sprigiona ed è perfetta come controparte di Kaz. La relazione che intercorre tra i due avrà più respiro nella seconda stagione, nella quale verranno approfonditi i loro demoni.
Ci vorrebbe un approfondimento su ogni singolo personaggio, ma al momento ci fermiamo qui con l’analisi di questa interessante serie tv fantasy.
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