mercoledì 5 aprile 2023

#PennyLane: I saw her standing there, Prima Parte - Extra

⚠️ VM.18

Questa è un'opera di fantasia. La storia che segue è frutto dell'immaginazione dell'autrice e non è da considerarsi reale. È una fan-fiction ispirata al testo della canzone "Penny Lane" dei Beatles, i quali detengono i diritti sul brano.
Ascoltando il brano e traducendolo quando aveva tredici anni, le è venuta in mente questa storia che è quindi soltanto una sua personale interpretazione della quale detiene ogni diritto.

Attenzione: i capitoli "extra" sono da considerarsi estrapolazione della fan-fiction stessa, vi consigliamo di leggerli dopo aver concluso la storia originale. Molto probabilmente verranno pubblicati in ordine del tutto casuale e con stili differenti.

La storia era la materia che più affascinava Agatha, con un amore nato nelle scuole elementari. Non per la sua importanza nel susseguirsi di eventi in cicli sempre uguali, ma più per le persone comuni ignare di vivere avvenimenti indelebili per le generazioni successive.
Il ragazzo che svegliandosi una mattina di metà ottobre del 1492, prima che la notizia facesse il giro delle corti europee, aveva il sentore di una nuova terra scoperta? La bambina tutta lentiggini francesi come aveva accolto la nuova regina, nel 1770? Ne era felice immaginandosi una nuova stirpe reale, o assaporava già l’ansia del cambiamento?
Quando alle medie si era resa conto di aver perso l’opportunità di saperlo, perché quel 2 settembre 1945 era troppo piccola per ricordarsi di cosa sapeva l’aria di libertà, si promise di scrivere un diario. Non uno di quelli dove si racconta per filo e per segno il giorno, distratta com’era non avrebbe retto più di una settimana; le pagine del suo quadernino erano divise in due da un tratto orizzontale, tracciato da una penna nera che con decisione si affidava alla linea voluta dal righello sotto di sé.
La parte superiore era destinata ai pensieri del mattino, dove appuntava sogni, premonizioni, supposizioni, speranze… Quella inferiore era per i pensieri della sera con frasi più decise, categoriche, che a volte mandavano in frantumi le fantasticherie scritte sotto la luce di un sole ignaro, ma altre le sigillavano come fosse un patto segreto con la vita.
C’erano altre volte, però, in cui non riusciva a scrivere nulla se non passando interi minuti a meditare sulle pagine passate. Da una settimana l’inchiostro si posava sulla carta solo dopo aver ripercorso il 6 luglio 1957. 



6 luglio 1957

Oggi John suona alla chiesa di St. Paul. Ho sognato come farò i capelli, lo dovrò chiedere poi a R. che è imbattibile nel fare le acconciature! A. dovrà prestarmi la sua fascia per capelli bianca, a costo di essere la sua schiava per tutte le vacanze estive! Sai cosa? Potrei anche ricavare nuove fasce dai vestiti che non metto più, anche se mamma vuole passarli tutti a S.
IDEA: appena puoi, recupera quelli dalla stoffa più fantasiosa, mamma non si ricorderà di tutti quelli che hai avuto, e poi puoi sempre mentirle, dicendo che erano già rovinati! Dopotutto gli abiti nuovi li ha praticamente avuti solo A.
Devo ancora iniziare a leggere i libri che il signor Flennis ci ha dato per le vacanze, pazienza.
L’ho già detto che amo tantissimo John? Ok, lo amo tantissimo! Lo scrivo solo qui, però, a lui non dico nulla!


A volte John mi fa infuriare! Che bisogno c’era di salire sul palco, o meglio, quello che sarebbe dovuto essere un palco, totalmente ubriaco? Non so quanto creda lui in lui stesso, e non posso neanche arrabbiarmi più di tanto, perché penserebbe che gli metto limiti, o che voglio rompere solo per il gusto di rompere. Non me l’ha mai detto, ma riconosco il suo sguardo. So quando devo stare zitta, allora sto zitta.
Era così ubriaco che non ha neanche notato il mio vestito, o la nuova acconciatura, non che mi importi, alla fine.
Domani non esco, dirò che devo iniziare i compiti, o quel che sarà. Sto scrivendo così di fretta che penso di svegliare le mie sorelle, quindi la smetto.
Ah, oggi ho conosciuto un nuovo ragazzo, forse farà parte del gruppo. Si chiama Paul.


Cosa aveva di tanto particolare quel giorno? Non era la prima volta che scriveva di amare John, così come non era la prima volta che affidava alle pagine bianche la rabbia nei confronti del suo ragazzo quando giocava troppo al divo rock ‘n’ roll dall’aria dannata. Forse era la parte di sé che non voleva cominciare l’anno già indietro col programma, ma a che pro, se tanto in quella settimana non aveva aperto nessun libro?

12 luglio 1957

Non so cosa dire.

E a suon di quel “non so cosa dire” passò l’estate, poi l’autunno. Alle prime gelate invernali, Agatha comprese di essere innamorata anche di Paul. Non ci fu un momento in cui si accorse di capirlo, era come se il suo cuore stesse tenendo le tracce di quel sentimento, le catalogava momento dopo momento. C’erano i primissimi sguardi scambiati al concerto dei Quarrymen, le volte in cui Paul la cercava per sapere la sua opinione su un pezzo, i sorrisi che le rivolgeva suonando la chitarra…     
Più di tutto, però, c’erano i baci di John, diventati più intensi, baci che come obiettivo avevano quello di farle dimenticare tutto il resto. Non sapeva se John avesse capito qualcosa, se mascherasse così una gelosia appena nata, sapeva solo che in quei baci Agatha si perdeva e dimenticava il resto... tranne Paul.

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