È primavera in questa meravigliosa città, e proprio in questo momento un lontano ricordo s’affaccia nella mente di Fausto.
Avete presente quando piove per giorni senza che le nuvole lascino mai intravedere il sole? Immaginatevi tutte quelle nuvole dissolversi di colpo, lasciando spazio solo a un cielo terso che non vedevate da anni.
Fausto si sente così ogni qualvolta che un ricordo lo viene a trovare, non perché la sua vita fosse “nuvolosa” ma perché gradisce particolarmente le visite dei suoi momenti passati.
In questo caso si tratta di un tepore indefinito portato dal vento, un brivido piacevole conservato nei meandri della mente.
Fausto pensa che questa sensazione di leggerezza sia dovuta alla giornata particolare: oggi il sole sembra risplendere sull’asfalto, l’inverno pare ormai lontano.
Fausto osserva dalla finestra la carreggiata dell’imponente via che nelle ore di punta si riempie di traffico.
Quasi gli viene voglia di immergersi come un estraneo in tutta quella vita, in tutto quel via vai. Ma con leggerezza e spensieratezza, come lo spettatore calmo di un film frenetico.
Fausto in questo momento è uscito, si osserva intorno e pensa al mare. Questo lo diverte particolarmente, specialmente se riflette sul fatto che quando si trova a mare pensa invece alla quiete dei marciapiedi notturni.
Ma in un certo senso c’è un marciapiede in ogni mare e un mare in ogni città.
E Fausto continua a guardarsi attorno, tra macchine che affollano le strade e individui che corrono non si sa dove.
E guarda tutta quella vita, scorgendone un senso lontano che lo lascia sorridere.
“Meravigliato, ho smarrito e ritrovato
il dolce pensiero d’un ricordo incastonato
qui e ovunque per un’esistenza in risalto:
la placida conchiglia che giace sull’asfalto”.
- Gianluca Boncaldo, Conchiglia sull’asfalto
Ora quel tepore che ha sentito poco prima si è fatto più intenso, un ricordo così forte che a Fausto sembra un dejavù.
Forse Fausto ha capito quella vita che fluisce come acqua. Ogni cosa è collegata, ogni ricordo anticipa un’esperienza futura e ogni luogo ne richiama un altro. Lo spazio si intesse nel tempo e il tempo nello spazio.
Si frantuma quella divisione dai confini netti e Flavio ritorna a qualche anno fa, quando vide una stella cadente precipitare oltre l’orizzonte del mare notturno. Ora sente che tutto è compiuto: un desiderio che è stato esaudito, una chiarezza che ha agognato da tempo, dei nuovi spunti sui quali ricostruire la sua nuova vita.
Oltre lo spazio, oltre il tempo, gli sembra di vedere proprio l’accordo che congiunge pezzo per pezzo ogni frammento del mondo.
Sul bordo della strada, v’è una conchiglia talmente bianca che quasi acceca, ed è proprio lì in mezzo all’asfalto grigio. Un fossile vivo, oltre le epoche, che la gente correndo non può vedere.
È il meraviglioso atto di “essere” nonostante tutto.
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