Ricordo quel giorno, mi trovavo isolato in quella camera d’hotel. L’avevo richiesto vista mare, la brezza che soffiava mi creava un lieve un conforto. Per lavoro mi ritrovavo l’ennesima volta fuori città e nonostante mi trovassi da solo in quella stanza, udivo una grande confusione, un rumore che percepivo solo io, nessuno che si avvicinava a me era in grado di sentirlo, nessuno era in grado di sentirmi.
Potevo permettermi quella camera lussuosa, molto luminosa e arredata con quadri impressionisti e con mobili rifiniti fin nei dettagli. Aspettavo che la luce del sole diventasse fioca per uscire in balcone e fare grandi boccate di aria. Cercavo di godermi ogni dettaglio che quella camera potesse offrirmi, ogni gioco di luce e ogni particolare del paesaggio.
Ma che senso aveva in fondo? Nonostante cercassi continuamente di autoconvincermi del contrario, era evidente che io non riuscivo a stare da solo. Il bisogno di poter condividere con qualcuno quella bellezza si faceva sentire. Era come un frastuono nei pensieri, così forte, da rendere rumoroso anche il silenzio.
Decisi allora che tra cinque anni sarei tornato in quel luogo, in un lustro ci sarei risucito ad abbattere la mia solitudine e condividere quella bellezza con una persona che sarebbe diventata importante per me in quell’arco di tempo. Quantomeno avrei avuto molto tempo per cambiare e imparare ad apprezzare quell’eleganza anche da solo. O almeno era questo ciò che speravo.
*25 agosto 2037*
Oggi sono passati cinque anni e ho richiesto la stessa camera, stavolta senza alcun impegno lavorativo.
Ho aperto di nuovo quella porta e mi manca il fiato, ricordo dettagli di questo luogo che avevo rimosso, è tutto identico a prima.
Io sono invecchiato, ma purtroppo il mio animo è rimasto uguale. Non sono né in compagnia e né spensierato. E come vecchi fantasmi che infestano questa stanza, quei pensieri tornano a farmi visita. E in un istante vanno in frantumi tutte le speranze che ho nutrito gelosamente e segretamente questi anni.
È nella speranza che vedo l’unico motivo per continuare, quando questa svanisce, o inizi a sperare in qualcosa o inizi a lasciarti consumare lentamente dai giorni in una vita senza significato.
E mentre una lacrima cade sul bellissimo pavimento marmoreo, penso che non dovevo, non volevo nascere così.
*28 agosto 2037*
È finito il mio ultimo giorno di vacanza, e finito di preparare i bagagli e lasciare la stanza, vado alla reception per restituire la chiave. Non so cosa mi sia preso, ma appena ho visto la ragazza che lavorava dietro il bancone sentii in me una strana sensazione. Spero di non essere sembrato sembrato troppo strano quando l’ho guardata ammaliato. Quando sorridendomi ha allungato la mano per riavere la chiave, porgendogliela ho sentito le nostre di dita sfiorarsi, e in quel piccolo istante, ho sentito un calore che in questi cinque anni non avevo mai provato. Ed eccola, un’altra speranza da custodire.
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