mercoledì 14 luglio 2021

#Intervista: David Chevalier, il doppiatore di Loki

Quando guardiamo un film o una serie tv, ci capita spesso di aver già sentito la voce di un determinato personaggio, di riconoscerla. Altre volte, invece, capita di rimanere stupiti di fronte ai nomi dei doppiatori che compaiono accanto a un determinato cast. Parlando di voci italiane, non si può non parlare di un doppiatore che ha accompagnato l'infanzia di tutte noi: David Chevalier. 
Lui è Jacob Black di Twilight, Cedric Diggory di Harry Potter, Sam Winchester di Supernatural, Bellamy Blake di The 100, Loki della Marvel e tanti altri personaggi molto noti. Sfidiamo chiunque a dire di non conoscere la voce di David Chevalier. La lista completa sarebbe molto lunga, ma non vogliamo perdere altro tempo e siamo pronte a proporvi l'intervista che il famoso doppiatore ha concesso a noi di 4Muses.
A che età hai deciso di fare il doppiatore? 

Non ho deciso, diciamo che mi è capitato. In questo ambiente i bambini sono sempre dei ruoli un po' scoperti e quindi richiesti. Solitamente quelli più reperibili sono i figli dei doppiatori e, dato che mio padre mi portava a lavoro con lui, io avevo già assorbito delle conoscenze. Mio padre me l'ha proposto come gioco, così ci sono andato. Poi hanno visto che funzionavo e hanno cominciato a chiamarmi sempre di più. 


Che sensazione hai avuto la prima volta in cui hai doppiato il tuo primo personaggio? 

Una sensazione stranissima, pensate che ancora mi ricordo quel turno. Da bambino ti danno una botta sulla spalla per farti attaccare le battuta, perché per capire il meccanismo -stare zitto, ascoltare in cuffia, parlare sopra l'attore originale- ci vuole un po'. Al bambino si semplifica con questa botta sulla spalla. 
Mi ricordo che dopo aver provato e imparato la battuta, dovevo inciderla. Al colpo sulla spalla dell'assistente in sala, mi sono girato e ho detto: "No, no, guarda che ho capito che devo farla." Si sono tutti messi a ridere. 
Oltre a questo, a livello di sensazione, ero una via di mezzo tra l'incuriosito e il divertito. Fino a quando ho capito che era lavoro e dovevo fare tutto bene. Non è un gioco e molto dipende dal carattere del bambino. Non tutti i figli dei doppiatori intraprendono questa carriera, la maggior parte molla.


Anche perchè come ogni lavoro c’è anche molta pressione, no? 

Dipende. A otto-dieci anni non lavoravo tantissimo, ma durante l'adolescenza sì. Già a undici-tredici anni ho iniziato a lavorare tanto. Era stressante perché all'uscita di scuola, con il panino in bocca, da solo, mi facevo tre quarti d'ora di mezzi per andare a lavorare. Ho avuto un turno in sala persino subito dopo l'esame di terza media. Quindi sì, è stato abbastanza faticoso. Infatti a quattordici anni non ero più così tanto sicuro di continuare a farlo, e ho un po' diminuito. Eppure pensate che ci sono stati dei colleghi che hanno lavorato dieci volte in più di me.


In questi giorni sta uscendo su Disney+ la serie tv Marvel su Loki. Quando hai saputo che ci sarebbe stata una serie tv, come ti sei sentito? Visto che alla fine di Avengers: Endgame per tutti era morto… 

Guardate, era morto anche per me. Voi fan siete molto più informati di quanto non lo siamo noi. La voce che girava l'anno scorso era quella che avrebbero fatto questa serie, ma io fino all'ultimo non avevo la minima idea di quanti episodi sarebbero stati e di cosa avrebbero trattato. Non sapevo neanche se sarebbe stato un prequel oppure no, non avevo la minima idea, zero. 
Non ne ho idea neanche adesso, perché lavoriamo in condizioni tali da non vedere nulla, molte cose le scopro in tv, proprio come voi. 
Comunque sono stato molto contento perché è uno dei miei personaggi preferiti, forse quello che più mi piace fare in assoluto. Volevo fare un lavoro fatto bene, ci tenevo molto. Non solo per il personaggio di Loki, ma proprio per Tom Hiddleston, che è un attore pazzesco. Mi piace tantissimo doppiarlo, perché ogni volta mi arricchisce un po' di più. Lo aspetto con molta curiosità e alla fine il mio bagaglio delle esperienze diventa più interessante.
 
Ci sono altri personaggi che comunque, ti sono rimasti nel cuore? 

Eh sì… ci sono personaggi storici come Sam Winchester di Supernatural che ho doppiato per quindici stagioni, quindi per quindici anni e ci sono praticamente cresciuto insieme.
Per citare altri personaggi che mi sono rimasti del cuore, ovviamente c’è pure Kylo Ren, che mi è piaciuto tanto. Da fan di Star Wars, quando ho vinto il provino ero troppo contento. Io ero già contento di fare il provino, quando l'ho vinto ho avuto modo di coronare un piccolo sogno: quello di partecipare alla saga di Star Wars. 
Mi diverto molto anche a fare anche Morty, di Rick and Morty. Poi dipende, perché più che i personaggi ricorrenti a cui ti affezioni, sono gli attori ricorrenti. Loki è un esempio clamoroso di personaggio che faccio da dieci anni, però di solito capita più spesso di doppiare degli attori che si cimentano in personaggi e ruoli diversi. 


Come è stato doppiare per quindici anni lo stesso personaggio? 

Era un appuntamento fisso, annuale. Quest’anno abbiamo fatto l’ultima stagione e c’è stata un po’ di commozione. Con l’ultimo episodio è scesa anche una lacrimuccia, come è normale che sia. Ogni anno era un appuntamento, ed è curioso perchè se si va a vedere dieci anni fa, lui era proprio un ragazzino, è cambiato tantissimo, e io con lui; veramente siamo cresciuti insieme. La cosa più strana, secondo me, sarà l'anno prossimo che non ci sarà, me ne accorgerò di più. 
Poi ho doppiato Jared Padalecki per la prima volta in “Una mamma per Amica” quindi sì, siamo veramente cresciuti insieme. 


C’è un personaggio che tu vorresti doppiare? 

Molte volte mi hanno fatto questa domanda, però, di personaggi attuali, non c'è nessuno che avrei voluto fare che non ho fatto. Poi chiaro che se parliamo di cose con cui sono cresciuto, il mio personaggio preferito è sempre stato Indiana Jones, però ho tipo trent’anni di meno e quindi sarebbe impossibile. L'altra sera, però, mi sono rivisto per la sessantesima volta "I Goonies", ogni tanto ho bisogno di vederlo perchè per me rappresenta tanto. Quando ero ragazzino mi sarebbe molto piaciuto doppiarlo e se dovessi tornare indietro nel tempo, mi piacerebbe poter prestare la voce a un personaggio qualunque di quel film. Tanto sono tutti stupendi. 


Molte persone hanno difficoltà nel riconoscerti e nell’associare la tua voce a personaggi come Morty (di Rick e Morty) o Morgan (di Chuck). Quindi che tipo di impegno c’è nella creazione di una voce per un determinato carattere? 

Eh sì l’impegno c'è sempre, però noi poi cerchiamo di fare quello che ascoltiamo in originale. Quindi, ovviamente, capita, a me, come a tutti i miei colleghi, di fare dei personaggi completamente differenti l'uno rispetto all'altro. Poi ognuno, in base al proprio orecchio, alle proprie capacità, al proprio bagaglio, al proprio estro, cerca di adattarsi a quello che ascolta. 
Quindi, per fortuna, un personaggio come Morty con quella caratterizzazione, è comunque nelle mie corde. Lo riesco a fare tranquillamente e mi viene abbastanza facile. A volte mi capita che pure dei miei colleghi non mi riconoscano. Per esempio in Sing, il film d'animazione, nel topolino Mike nessuno mi ha riconosciuto perchè parlavo pure un po' mezzo dialettale, strano… tutta una voce strana. Mi hanno riconosciuto in pochi e spesso il non essere riconosciuto è un complimento perché vuol dire che da un ruolo all’altro riesci a cambiare parecchio. Ed è anche una delle cose più divertenti del mio lavoro, il cambiare ogni volta. 


Quindi fai uno studio del personaggio o ti limiti soltanto a sentire la voce originale? 

Purtroppo non c'è tempo di studiare il personaggio, perché noi entriamo in sala e lì, in cinque minuti, vediamo per la prima volta quello che dobbiamo fare: ascoltiamo e ri-facciamo. Nessuno ci dà del materiale prima, quindi è tutta una cosa fatta un po' al momento.
Per fortuna c’è chi le cose le ha viste prima, che è il direttore di doppiaggio, e lui ti spiega, ti dà delle dritte, così tu fai la tua proposta, in base a quello che senti, e il direttore di doppiaggio aggiusta un po’ il tiro. È quella la difficoltà per noi, non abbiamo modo di prepararci qualcosa prima, non sappiamo assolutamente nulla, però alla fine poi uno si abitua e le cose, mi sembra, che riescano anche abbastanza bene. 


A cosa pensi quando ti risenti al termine di un lavoro? 

Quando c'è qualcosa che doppio io non me la godo mai, perché sto sempre là con spirito ipercritico a pensare che potevo fare di meglio, oppure: “Mannaggia questa me l'hanno fatta dire così, ma io la volevo dire colà”. Sto sempre a esaminare, diciamo. Cosa che non faccio quando sento gli altri colleghi, in quel caso mi immergo completamente. Quando c'è qualcosa che doppio io, sia al cinema o in televisione, qualunque cosa, il primo ascolto che faccio è sempre un po’ un “fammi vedere che ho fatto”. Purtroppo non riesco a togliermi questa abitudine. Poi se mi ricapita di vedere una cosa, magari a quel punto me la godo. 


Com’è, invece, sentire un attore o un personaggio che tu hai doppiato per lungo tempo con la voce di un tuo collega? Ad esempio, Ashton Kutcher che è stato doppiato da te, così come da Stefano Crescentini o da Marco Vivio e altri. 

Eh, mi fa strano... non ve lo nascondo che mi fa un po' strano! Soprattutto quelli che magari io ho fatto per un certo periodo di fila e improvvisamente qualcuno fa delle scelte diverse. Rimango un po' spiazzato, ma come qualunque spettatore! Mi aspetto una voce e non la sento, così esattamente come voi. Alla fine anche io sono pubblico, e pure io guardo le cose come le guardate voi, quindi è uguale! 
Però, spesso, questi cambi vengono fatti per vari motivi; a volte perché il film in questione cambia distribuzione e quindi la distribuzione prende le sue scelte in base a vari criteri. La cosa che più mi dispiace è che in queste scelte di solito il pubblico non viene tenuto in considerazione, non gliene frega niente, invece siete proprio voi, noi, pubblico, che dovremmo essere un po' più rispettati. Magari anche esprimere qual è il nostro gusto. Per fortuna ci sono i social per poter avere un po’ più di voce in capitolo, così da poter esprimere il nostro gradimento. 

Una domanda, forse un po’ strana, sul personaggio di You: tu doppi anche Penn Badgley, ma come ti ha fatto sentire dar voce ai pensieri di quel personaggio? 

Ecco, quello è un altro personaggio che mi piace molto perché la prima cosa che ho pensato è stata: “Mamma mia, guarda quant'è scritto bene questo personaggio, quanto è scritta bene la sua psicologia, quanto è approfondita e quanto parla”. Lui parla in tutti gli episodi, dall'inizio alla fine, l’ottanta per cento è la sua voce pensiero, ed è pazzesco! È anche una cosa abbastanza inusuale. Non è che ci sono tanti prodotti in cui succede questa cosa, quindi tu riesci proprio a seguire tutto il filo del suo pensiero e tutte le giustificazioni che si dà per fare quello che fa. Nella sua testa funziona tutto, cioè, dal suo punto di vista, lui è una specie di paladino. E questo ti mette, a te spettatore, nella paradossale posizione di empatizzare con lui, che è uno psicopatico! Però, è assurdo, io ho pensato questo mentre lo facevo. Poi, per me è facile entrarci dentro perché è scritto talmente bene e Penn è talmente tanto bravo a recitare e a restituire la psicologia di Joe, da rendermi davvero facile il lavoro. 
Quando i personaggi sono scritti bene e gli attori sono molto bravi, per noi è molto molto facili. I problemi ci sono quando c'è un attore che non si sente a suo agio o non riesce a entrare bene nella parte, perché per noi è un casino. Tu per andargli appresso… scolli! Cioè, tu faresti una cosa, lui ne fa un’altra e quindi è un macello. 


Quale attore ti viene in mente quando pensi a queste difficoltà nel tuo lavoro? 

Guardate, questa cosa succede spesso con i prodotti low budget tipo le soap opera o le telenovele. Insomma, quei prodotti in cui prendono degli attori un po’ improvvisati, gente che non ha un bel background attoriale. E magari hanno solo due espressioni e con quelle ci fanno tutte le stagioni. O magari, il personaggio deve sviluppare delle cose un po' più interessanti dal punto di vista emotivo e tu ti ritrovi delle facce e delle espressioni completamente fuori luogo. Se dai l'intenzione giusta rischi di scollare dal suo viso. Allora devi un po’ adeguarti per stargli dietro, ed è terribile! 


C’è un personaggio che invece hai odiato doppiare? 

Vabbè insomma, io cito sempre: Paso Adelante, che appunto è una soap opera spagnola. Ed è quello che dicevo prima: quando percepisci che c'è un po' di disagio nella recitazione, poi non ti senti molto neanche tu a tuo agio. 


Diatriba: Doppiaggio vs Originale. Come ti fa sentire questa lotta intestina e che futuro pensi possa avere il doppiaggio? 

Il doppiaggio, in realtà, è una cosa che ci viene richiesta proprio dalle major americane. Lo chiedono perchè conviene per vendere meglio i loro prodotti. Molti demonizzano il doppiaggio senza sapere come funzionano le cose, pensano che è una cosa che ha deciso il governo italiano perché ci vuole rendere ignoranti, ma non è così. Mi pare che la stessa Netflix, o forse un’altra piattaforma, che ha comunque i contenuti fruibili sia lingua originale che doppiato, l’80%-85% di questi contenuti vengono visti doppiati e non in lingua originale. Perciò, in realtà, la maggior parte delle persone guarda i prodotti doppiati. 
Anche perchè, chi ha la fortuna di essere madrelingua, guarda in originale e non c'è nessun problema; però, chi magari non ha questa fortuna, non può seguire il sottotitolo, è faticoso. Il sottotitolo, in realtà, è solo una sintesi del dialogo. Se un personaggio parla molto veloce, è impossibile scrivere cinque righe di sottotitolo prima del cambio scena. Quindi chi critica il doppiaggio a favore del versione originale sottotitolata, si perde un sacco di dialogo se non è in grado di comprendere la lingua. 
C'è anche da dire che in questi ultimi tempi non ci sono soltanto prodotti in inglese, ci sono prodotti in arrivo anche degli altri paesi europei, perciò guarda un prodotto in russo o in tedesco se vogliamo abolire doppiaggio. Leggi Tolstoj in russo e poi ne riparliamo. Cioè è lo stesso motivo per cui le opere letterarie vengono tradotte: per renderle fruibili alle persone! È un'operazione commerciale! 
Leggere, poi, determinate cose sul futuro del doppiaggio… ultimamente si parla di questi nuovi software che saranno in grado di far parlare gli attori originali in italiano, ma per quanto si possa fare una traduzione letterale, trovo difficile replicare l’emozione e l’interpretazione che ti dà una voce con un interprete. Poi non credo che possano far parlare George Clooney perfettamente in italiano, obiettivamente non penso che potranno sostituirci. L’emozione non può farla un software, puoi registrare tutte le parole e ricombinarle come vuoi, ma in ogni caso verrebbe fuori la lista della spesa. Non c'è una un'emozione dietro, che soltanto chi interpreta ti può dare. Forse, il doppiaggio, nella pratica e nelle sue modalità potrà cambiare, ma penso che resterà sempre quello. 


Che consiglio daresti a qualcuno che intraprendere questa carriera?

Di studiare, studiare tanto, perché comunque oggi è ancora più difficile accedere. Ormai tutte le società di doppiaggio, su richiesta dei clienti stranieri, hanno messo varchi all'ingresso di ogni studio, perciò nessuno può entrare, se non sei su una lista delle persone che devono lavorare lì. Una volta, fino a un po' di anni fa, un aspirante doppiatore poteva pensare di andare davanti a uno studio doppiaggio, entrare, chiedere un permesso con educazione, e magari chiedere di essere ascoltato. Poteva conoscere qualcuno, fare due chiacchiere e sperare di essere ascoltato. Oggi non è più possibile perché non fanno entrare neanche me in studio, se io quel giorno non devo lavorare.
Intanto noi, con l’ANAD, la nostra associazione di categoria, stiamo cercando di dare delle opportunità tramite alle nuove leve; oltre a fornire conoscenza con il nostro settore e del nostro contratto nazionale di lavoro che molti magari aggirano. C’è anche chi non ha la minima idea che esista, invece bisogna sapere anche tutte queste cose. 
Inoltre adesso è più difficile accedere nonostante ci sia più lavoro perché, in realtà, il numero dei doppiatori è aumentato a dismisura. Negli ultimi dieci, quindici anni, siamo passati da centocinquanta che eravamo, a seicento-ottocento-mille. C'è un sacco di gente che lo fa. Molti iniziano pure facendo delle cose fuori contratto, in situazioni un po' così, si fanno dei giri di lavoro non proprio ortodossi. Si fanno conoscere per vie traverse, poi riescono anche ad arrivare lavorazioni un po' più mainstream e questo non è neanche giusto nei confronti di chi fa questo lavoro molto più seriamente, perché poi porta a un abbassamento totale del livello. 
In molti si lamentano anche perché sta peggiorando il doppiaggio oggi, perché poi purtroppo è pieno di queste situazioni sottocosto in cui alcune lavorazioni vengono date sottobanco a gente non professionista che lo fa per due lire. Invece bisogna tutelare la professionalità per fare in modo che il livello sia sempre alto e che il pubblico possa usufruire di prodotti fatti in un certo modo. 


Com’è stato lavorare per lunghe saghe con Stefano Crescentini? Quindici anni in Supernatural, altri per American Pie e via dicendo…

In realtà, il fatto di stare al leggio insieme è una cosa che ormai da un po' di anni non succede più, incidiamo tutti separati. Però ho la fortuna di avere iniziato trentacinque anni fa, quando ancora si si stava insieme. Quindi, con Stefano, soprattutto in passato, siamo stati parecchio a leggio insieme ed è bello e divertente. A parte l'aspetto stretto del lavoro, devi sentire il collega come ti dà la battuta, provarla insieme è proprio un'altra cosa. Ma poi c'è sempre la battuta fuori dal contesto lavorativo, ti fai due chiacchiere, ti conosci, trovi anche una sintonia un po' diversa che poi secondo me si ripercuote positivamente pure sul lavoro stesso. Incidere tutti separati è un po' alienante. Io parlo sempre da solo, alla fine me la canto e me la suono, come tutti quanti. Lo so, è un po' depersonalizzante, ma ormai è così che si fa per ottimizzare i tempi. Però è stato bello con Stefano, ma anche con tanti altri colleghi. È sempre bello quando ti trovi affianco un collega bravo come lui. 


Comunque le noi bambine stanno piangendo, perchè un po’ tutte immaginavamo che il doppiatore al leggio facesse le stesse cose che fa in scena l’attore. Come si riesce a simulare lo sforzo fisico o magari un dialogo durante un combattimento? 

Simuli, appunto. Ti muovi stando attento a non fare nessun rumore, perchè ogni rumore viene catturato dal microfono. Cerchi di respirare velocemente andando dietro al respiro dell'attore per fare quella sensazione di affanno. È solo un po’ più difficile perché l'attore si muove veramente, mentre tu sei lì a respirare affannosamente da fermo e rischi di andare in iperventilazione. Dopo un po' ti gira la testa perchè non disperdi l'ossigeno che hai accumulato e non lo metti nei muscoli. Diciamo che però alla fine rende lo stesso. Bisogna cercare di muoversi un minimo, magari fai dei piccoli saltelli stando sempre molto attento. Bisogna stare attenti ai nostri vestiti, ai suoni che produciamo involontariamente perchè altrimenti è tutto un casino. 


Una cosa tutta diversa rispetto al voice acting, ovviamente… col voice acting si ha tutto lo spazio, mentre i doppiatori nostri che fanno? 

Sì, sono due cose completamente diverse. Il video di Benedict Cumberbatch che fa Smaug è qualcosa di impressionante, è un mostro di bravura. Loro fanno tutto di motion capture e c’è un lavoro prima di fare quelle riprese che è incredibile. Ha imparato la parte a memoria, poi si è messo a studiare tutti i movimenti, perché per l’animazione in Motion Capture hanno usato le espressioni del suo viso e non è solo la sua voce. Fanno partire tutto dall'attore, anche per i cartoni animati partono prima dall'attore: viene registrato lui e poi fanno il disegno. Il tutto è incentrato sul lavoro che fa l'attore. Qua noi abbiamo già un prodotto fatto e dobbiamo replicarlo, è proprio diverso. Però loro hanno anche molto più tempo, noi in un turno di tre ore facciamo… che ne so, un bel pezzo di film, e per quello stesso pezzo, l’attore ci mette mesi di riprese. 


Ti vedresti mai davanti la macchina da presa? 

No, proprio no… va benissimo stare dietro. 


Ringraziamo David per la disponibilità, è stato davvero interessante capire il lavoro del doppiatore, perché troppo spesso sentiamo delle accuse verso il mondo del doppiaggio a favore delle voci originali. Eppure, come avete potuto leggere, i dati parlano chiaro. Speriamo di aver sciolto qualche dubbio con questa intervista e vi ricordiamo che potere ascoltare la sua voce nella nuova - e ultima - puntata della serie tv "Loki", disponibile su Disney+.

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