Randy
Robert Stair, conosciuto con lo pseudonimo Andrew Blaze, è nato nel
settembre del 1992 a Dallas, Pennsylvania.
Era un personaggio molto conosciuto
all’interno di Youtube: da semplici video caricati online, i suoi follower si
sono ritrovati ad assistere impotenti all’agghiacciante videodiario che
il giovane condivideva davanti a una telecamera. Inizialmente tutti pensavano si
trattasse di finzione, di recita, anche se Randy continuava a sostenere che
fosse tutto reale. Nonostante girassero video in cui parlava di omicidi, disse
chiaramente che idolatrava il massacro di Columbine (la strage che nel
1999 vide due diciottenni introdursi nella Columbine High School in Colorado
dove vennero uccisi dodici studenti, un insegnante e ventiquattro feriti). I suoi
video inizialmente erano per lo più divertenti, a tratti anche banali e
sciocchi, ma qualcosa piano piano iniziò a cambiare. Stair aveva cominciato ad
apparire sempre più cupo e ossessionato dalla morte.
Non solo, era ossessionato anche dal personaggio di Danny Phantom, Ember, e nel corso del suo ultimo periodo aveva cominciato a scarabocchiare su carta se stesso come inserito nel mondo di questo sopracitato cartone di Nickelodeon. Nella sua mente contorta, aveva progettato un piano affidandosi molto al caso e nonostante avesse raccontato i suoi piani omicidi, nessuno era arrivato al punto di credergli.
“Ho scritto tutte queste cose oscure, brutali, torbide e sinistre nei miei video e la gente l’ha ingoiato e gli è piaciuto. Loro non si sono resi conto che in realtà stavo dicendo tutto seriamente."
“Sarò morto prima della fine della prossima settimana. Sarò morto. Morto per davvero. Questo è quanto. Quindi mi va bene. Mi mancherete ragazzi, mi mancherete molto. Ad alcuni di voi magari vi vedrò dall’altra parte.”
Nel suo voler replicare il massacro di Columbine, si ritrovò a rapportarlo alla sua, di realtà. La notte dell’8 giugno si recò al supermarket dove lavorava insieme a quattro suoi colleghi. Barricò tutte le uscite, le entrate e con un fucile iniziò a falciare i presenti. Fu una sparatoria suicida, come riportarono i notiziari locali. In un video pubblicato poco prima, aveva invitato i suoi follower a buttare un occhio ai giornali e ai notiziari, perché si sarebbe parlato di lui e di ciò che avrebbe compiuto a Tunkhannock, il negozio del massacro. A morire furono Victoria Brong (di venticinque anni), Brian Hayes (veterano della marina statunitense di quarantasette anni) e Terry Lee Sterling (di sessantatré anni). Risparmiò solo una ragazza, Kristan Newell, che non si era minimamente accorta della sparatoria e della scia di sangue che Randy aveva lasciato nel negozio perché intenta ad ascoltare musica e a etichettare i prodotti. Nelle telecamere di sorveglianza, si può vedere l’omicida fermarsi un attimo a guardarla, prima di passare al corridoio successivo.
La domanda che sorge spontanea è la più ovvia: poteva essere evitato? La risposta è difficile, potevano essere recepiti i segnali che lanciava, ma in un mondo dove realtà e finzione finiscono inesorabilmente per fondersi, era possibile prevedere quello che Randy avrebbe all’effettivo fatto? Sarebbe stato possibile prendere le dovute precauzioni in tempo? Alla fine si è trattato del folle gesto di un ventiquattrenne ossessionato dalla morte, disgustato dal mondo in cui viveva. Aveva, forse, il desiderio inconscio di essere fermato, nonostante negli ultimi video si vedesse chiaramente dissociato dalla realtà. Si sentiva come una marionetta, il cui scopo era quello di uccidere. Se poteva essere fermato, perché nessuno l’ha fatto? Un messaggio lasciato nella rete, un addio a quel mondo che ha sempre frainteso la fragilità di un ragazzo vittima di depressione. Da un video postato dallo stesso Randy, veniva mostrato come la sua idea di morte fosse la stessa di sua madre, di come lei non fosse a suo agio nella vita. Questa sua delusione della realtà (quando il ragazzo prova a dirle che la vita è bella, lei si mostra in totale disaccordo), questo senso di frustrazione è cresciuta in lui e con lui, ma anche quando gli insegnanti hanno notato nell’adolescenza chiari segni di un profondo disagio psicologico, non hanno fatto nulla. Poteva essere salvato? E voi, cosa ne pensate?
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