sabato 7 maggio 2022

#Personaggi: Frida Kahlo

Una delle pittrici più famose della storia è sicuramente Frida Kahlo. Per molti, lei è diventata simbolo di femminismo, di libertà, senza pensare a quanto dolore abbia patito nella sua vita per riuscire a trascendere il corpo fisico ed elevarsi ad artista. Oggi parliamo un po’ di lei, per fare un po’ di chiarezza nella sua vita che l’ha portata una icona del Novecento.

Magdalena Carmen Frida Kahlo y Calderón nasce a Coyoacán (Messico) nel 1907 da Carl Wilhelm Kahlo (che cambierà il suo nome in Guillermo Kahlo Kaufmann), fotografo tedesco, e Matilde Calderón y González, ricca donna messicana di origini spagnole e amerinde. Frida è la più vivace ed estroversa della sua famiglia, spinta da ideali rivoluzionari che la portano continuamente ad affermare di essere nata tre anni dopo, nel 1910, l’anno della rivoluzione messicana che vide la fine della dittatura militare di Porfirio Diaz. Sin dalla nascita è affetta da spina bifida, anche se per molto tempo si pensava soffrisse della stessa malattia della sorella minore: la poliomielite. Anche se animata da senso artistico, inizialmente si iscrive alla scuola di medicina, Escuela Nacional Preparatoria, in cui fa la conoscenza dei Cachuchas, sostenitori del socialismo nazionale. Un po’ per gioco, un po’ per passatempo, Frida inizia a dipingere dei ritratti dei suoi colleghi. In quel gruppo incontra Alejandro Gómez Arias, innamorandosene perdutamente.

La sua vita prende una piega drammatica quando, nel 1925, Frida rimane coinvolta in un incidente: l’autobus su cui viaggiava di ritorno a casa, si scontra contro un tram, finendo poi schiacciato contro il muro. Per Frida la situazione è drammatica: riporta numerosi danni che la costringono a sottoporsi a circa trentadue interventi chirurgici. Dimessa dall’ospedale, è costretta a letto con un busto. Ferma, immobile, le sue giornate passano tutte drammaticamente uguali. Si ritrova a leggere libri sul movimento comunista e tenta nuovamente di dedicarsi alla pittura. La sua prima opera, nata proprio dalla prospettiva con cui vedeva il mondo, raffigura il suo piede che sbuca fuori dalle lenzuola. Così i genitori le prendono un letto a baldacchino con un grande specchio sopra, così che l’artista possa dipingere i suoi primi autoritratti. Frida ha così modo di conoscere il proprio corpo e di rappresentarlo su tela, un modo per esplorare anche la propria sessualità. Uno dei suoi primi autoritratti diventa un regalo per il suo amore adolescenziale. Quando le viene rimosso il busto, Frida deve convivere con il dolore fisico costante che l’accompagna per tutta la vita. Inizialmente le sue opere sono incentrate sull’incidente che ha condizionato la sua esistenza, per poi far luce sul modo in cui la realtà viene percepita dal suo io interiore. Molto spesso le sue opere hanno come soggetto un bambino, che non è altro che la personificazione del suo bambino interiore.

“Se tu sapessi com’è terribile raggiungere tutta la conoscenza all’improvviso…come se un lampo illuminasse la terra! Ora vivo in un pianeta di dolore trasparente come il ghiaccio. È come se avessi imparato tutto in una volta, in pochi secondi.”

Per contribuire al bilancio famigliare, l’artista decide di sottoporre il proprio lavoro a un illuminato dell’epoca, Diego Rivera. Lui rimane affascinato dal suo stile e decide di prenderla sotto la propria ala, introducendola anche al Partito Comunista Messicano. I due si sposano nel 1929, anche se Frida è ben conscia dei continui tradimenti del marito – che ripaga con la stessa moneta. Le sue opere sono permeate dal dolore che l’artista sente. Lo accompagna nei suoi viaggi, tanto che a Rivera viene commissionato (e revocato) un murales nel Rockefeller Center di New York. Nello stesso periodo, Frida rimane incinta. Il suo corpo, però, non è in grado di sostenere una gravidanza e finisce per perdere il bambino. Sconvolta dal dolore, convince il marito a fare ritorno con lei in Messico. Una volta a casa, decidono di vivere in due dimore separate ma vicine, unite da un ponte, così da avere ognuno i propri spazi per lavorare. Ma il matrimonio arriva al capolinea nel 1939, quando Rivera la tradisce con la sorella minore di Frida stessa, Cristina.

“L’amore? Non so. Se include tutto, anche le contraddizioni e i superamenti di se stessi, le aberrazioni e l’indicibile, allora sì, vada per l’amore. Altrimenti, no.”

Un anno dopo, l’uomo si confessa ancora innamorato dell’ex moglie e i due tornano insieme l’anno successivo. Frida ha, nel corso della sua vita, diversi amanti, tra cui figure di spicco come Lev Trockij, Andrè Breton, Tina Modotti e tanti altri. Il suo più grande rimpianto è stato quello di non aver avuto figli. Negli anni ’40, la fama di Frida raggiunge l’apice. Da Rivera acquisisce uno stile naif, che la porta a dar vita a opere con tanti riferimenti alla propria identità messicana, trattando spesso soggetti di civiltà native (dopotutto sua madre aveva origini amerinde). Nel 1943 le viene chiesto di insegnare, insieme ad altri artisti, in una scuola d’arte: l’Esmeralda. Non è una maestra convenzionale, anzi, è convinta che tra i banchi non si possa insegnare l’arte, che vada respirata e dipinta la vita della strada. Nel corso degli anni, le sue opere prendono posto in tutte le mostre collettiviste messicane.

Nel 1950 è costretta a subire sette interventi alla colonna vertebrale. I dolori sono così atroci che le impediscono di lavorare. Nel 1951 inizia a imbottirsi di farmaci e la sua prima mostra personale si ha nel 1953. I medici non le permettono di alzarsi, così suo marito fa trasportare il letto a baldacchino nel centro di Città del Messico. Il pubblico è in delirio, ci sono feste, canti, fiumi di alcol, in cui Frida, stordita dai farmaci, partecipa animatamente, restando sdraiata.

Sempre nel 1953 è tra i firmatari della richiesta di grazia per i coniugi Rosenberg: durante la Guerra Fredda, vennero condannati a morte e giustiziati come spie dell’Unione Sovietica, per aver passato informazioni segrete su armi nucleari.  Nello stesso anno, Frida viene ospedalizzata di nuovo e le viene amputata la gamba destra a causa di una cancrena. Si spegne nel 1954 in seguito a una embolia polmonare. Le sue ultime parole, scritte sul diario sono: “Spero che l'uscita sia gioiosa e spero di non tornare mai più”. 

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