In sala il 19 maggio arriva un film dal respiro internazionale, ma dall’anima totalmente italiana: American Night, un gangster movie che, attraverso la formulazione di un proprio mondo, riesce a unire pittura e proiettili. Il film di Alessio Della Valle è una chicca che siamo sicure entrerà presto nei #MustToWatch di molti, del resto la sua sceneggiatura è stata già depositata all’interno del museo degli Oscar di Los Angeles.
La storia non è lineare, ma circolare e divisa in tre atti, elemento assai particolare perché costringe lo spettatore a stare attento a ciò che gli viene mostrato. Le vicende si intrecciano e le storie dei personaggi designano dei mondi del tutto personali e intricati. È davvero interessante vedere come le storie di tutti siano unite le une con le altre. Principalmente seguiamo il tentativo di recuperare la Marilyn Di Andy Warhol da parte di Michael Rubino (Emile Hirsch) che la considera parte della propria eredità che il padre gli ha sottratto.
Attuale e straordinariamente coincidente è il fatto che proprio in questi giorni lo stesso quadro è stato battuto all’asta per 195milioni di dollari, somma che ha battuto ogni singolo record di vendita per un’opera del ventesimo secolo.
L’arte, dunque, si mescola alle pistole. Del resto lo stesso Michael Rubino, costretto a prendere il posto del padre successivamente alla sua dipartita, è un gangster che ama gettare secchiate su una tela per poi colpirla a colpi di calibro 29. E se da una parte abbiamo le pistole, dall’altra l’arte prende vita attraverso le azioni del critico gallerista John Kaplan (Jonathan Rhys Meyers). Nonostante i due protagonisti compaiano l’uno difronte all’altro in copertina, non vi sveliamo quanto diretto effettivamente sia il loro scontro o il loro rapporto perché è centrale nello svolgimento dei fatti.
Quello prodotto da Rai Cinema è un film dall’ampio respiro internazionale, una storia innovativa per il nostro territorio, ma che ha un cuore acceso esattamente come lo è l’arte. Più volte, infatti, viene espresso il concetto del “l’uomo è umano proprio perché ha da sempre creato”. L’arte più la vita creano il caos e da qui una divisione in atti che concretizza la molteplicità dei punti di vista nella narrazione, esattamente come la dualità di ogni singolo protagonista.
L’arte diviene ossessione, perdizione e strumento di penitenza. Un elemento chiaro e presente in ogni singolo dettaglio della pellicola. I personaggi, come tessere di un mosaico, compongono una narrazione complessa, ma allo stesso tempo intersecata in un complesso reticolo artistico. Queste dimensioni, unite a un’ottima fotografia, a un saggio uso delle luci e dei contrasti e a un montaggio sonoro adrenalinico, conferiscono a quest’opera una potenza in grado di incollare lo spettatore al seggiolino della sala cinematografica.
I colori, in questa notte americana, sono principalmente il giallo, il blu e il rosso. Una palette che si conforma a questa versione “Gothamiana” di New York. Una città perennemente bagnata, nella quale il riflesso gioca un ruolo fondamentale perché disvela la dualità che precedentemente abbiamo citato. Quando subentrano in scena altri colori al di fuori dei primari è perché sta accadendo qualcosa ai nostri protagonisti.
American Night è un film che si inserisce in un panorama di sperimentazione. Sembra i registi di nuova generazione vogliano sempre più sperimentare e creare nuove commistioni per poter trovare il loro modo di raccontare e raccontarsi. Alessio Della Valle fa proprio questo: trova nei dettagli la sua pace, esamina a fondo ogni singolo particolare per poter riuscire a catturare la vera essenza dei suoi personaggi. Tessere di un puzzle ben più ampio che si uniscono per poter scrivere un noir-thriller dal sapore forte e deciso. Come l’arte, infatti, questa pellicola inebria i sensi e ci permette di approfondire l’ossessione.
Da vedere assolutamente in sala.
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