The Lost City è arrivato in sala già da qualche settimana, noi di 4Muses non potevamo esimerci dall’essere presenti in sala per questa comedy molto avventurosa. Quella che vede come protagonista Loretta Sage è una storia che accomuna moltissimi scrittori: quando i propri sentimenti esauriscono la propria ispirazione si incorre nel blocco. La pagina bianca viene, così, scritta di qualcosa che non si ritiene proprio e non si ritiene all’altezza di ciò che si ha dentro.
Loretta (Sandra Bullock) è una scrittrice di libri rosa e preferisce non uscire da casa propria e resta legata a quel passato che adesso non può più tornare. Lei scriveva di qualcosa che conosceva in prima persona: le avventure della sua protagonista, infatti, erano ispirate dalla vita che in parte immaginava con il perduto marito.
A causa di ciò che ha scritto e nel suo nuovo romanzo, durante una delle prime tappe del tour promozionale, viene sequestrata da un ricco magnate (Daniel Radcliffe) che desidera avere da lei maggiori informazioni sulla realtà di quanto scritto all’interno del libro. Loretta, infatti, si è ispirata a delle legende e a dei ritrovamenti archeologici reali. Abigail Fairfax, il rapitore, è intenzionato a ritrovare il tesoro descritto all’interno del testo per poter cercare di avere la sua rivincita sul fratello minore al quale il padre ha voluto affidare la loro azienda di famiglia. Visto che le autorità non vogliono intervenire saputa la denuncia del suo rapimento, dovendo aspettare le consuete ventiquattro ore per poter scongiurare l’ipotesi di un allontanamento volontario, arriverà in suo soccorso Alan (Channing Tatum), il modello che ha posato per le copertine del libro.
Premesse fatte, il film prende il via iniziando all’avventura vera la pantofolaia Loretta. La protagonista, la cui tutina pagliettata viola è indossata da Sandra Bullock, si ritrova a vivere all’interno dei propri romanzi: molta avventura e poco sesso. Grazie alla caratterizzazione data a ogni singolo personaggio in scena, si hanno dei ribaltamenti dei canoni dei film di avventura. La protagonista, infatti, è costretta a salvarsi da sola e a trovare il modo per poter cercare di tirare fuori dai guai anche “il suo salvatore”. Il machismo fisico di Channing viene, così, usato per poter costruire la comicità dell’intera narrazione. Mentre la fisicità della Bullock, vestita in viola, gioca con la componente sessuale, ma anche con la sua intelligenza.
Una scrittrice, sapiosessuale, e il suo compagno d’avventura, quindi, giocano con le diverse tematiche riuscendo a far divertire lo spettatore. Facile vedere le imbeccate contro il mansplaining o argomenti simili, ma il tutto è sapientemente composto affinché possa risultare divertente e leggero.
L’uomo viene oggettivato, sessualizzato, messo al centro dei desideri di Loretta, allo stesso tempo, però, possiamo esplorare la sua emotività e i suoi sentimenti.
Guardare questo film vuol dire divertirsi e ridere di gusto. La narrazione è scorrevole e per niente scontata anche perché come abbiamo voluto sottolineare il tempo viene scandito per contrasti. Si ride grazie alla “scomposizione” dei cliché dell’action avventuroso, e siamo ben consapevoli del fatto che siamo davanti a una commedia romantica.
Pellicole del genere fanno capire quanto il cinema si stia muovendo alla ricerca di nuovi linguaggi e nuovi generi, che giocano con ciò che è già noto allo spettatore sorprendendolo.
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