A ignorare che al mondo c’è il bene e c’è il male”
- Un blasfemo, Fabrizio De André
Il film di cui vogliamo parlarvi oggi è “Io c’è”, una commedia dalla regia di Alessandro Aronadio e nella quale spicca Edoardo Leo come interprete del protagonista.
L’ironia è sicuramente l’ingrediente base del film, e si dispiega in una trama, che per quanto surreale, descrive meticolosamente e antropologicamente delle sfaccettature tipiche della realtà del bel paese.
Il battesimo "ionista" |
Massimo non si dà per vinto, e decide dunque di fondare lui stesso una religione. Presenta l’idea alla sua commercialista, nonché sua sorella, che per quanto inizialmente scettica, lo introduce alle pratiche burocratiche necessarie affinché il culto venga riconosciuto dallo Stato. Servirebbe uno statuto costitutivo, e per la stesura viene convinto il compagno della sua ex moglie, uno scrittore di poco successo ma particolarmente abile ed eccentrico, dotato di significative capacità retoriche.
La nuova religione viene chiamata “ionismo”, ed è incentrata sul culto di se stessi e della propria “voce interiore”. Non esistono comandamenti ma “suggerimenti”, e ognuno dei fedeli è invitato a guardarsi allo specchio per entrare in contatto con dio, che coinciderebbe con “l’io”.
“Avete avuto il monopolio per duemila anni, adesso tocca a noi”
(Massimo Alberti a una suora)
La cerimonia "sacra" dello ionismo |
L’idea del protagonista di rendere se stessi il proprio Dio, si rivela particolarmente fortunata e funzionale nel corso della narrazione. L’assetto individualistico del culto crea una particolare presa sull’individuo contemporaneo: lo ionismo appare da subito una religione all’avanguardia e al passo con i tempi. Senza più coercizioni esterne e vetuste, il singolo può trovare in se stesso la morale e l’affrancamento dai problemi che non sono situati nel “qui e ora”.
Paradossalmente, mentre tutte le persone intorno a Massimo iniziano a credere veramente nei dettami del nuovo culto, il protagonista rimane scettico fino alla fine. Nonostante sappiano dell’inganno fin dall’inizio, si convertono persino la sorella e il compagno della ex moglie; quest’ultimo scrive anche il vangelo della nuova religione, le cui parole si riveleranno essere quelle altisonanti e vanagloriose pronunciate dalla voce narrante.
Fra una risata e l’altra, viene messa sotto indagine la natura antropologica dell’uomo, portandoci a riflettere sulle istituzioni religiose e sulle credenze rituali. Il bisogno di un “credo” è legato al lato simbolico dell’essere umano. Tale bisogno, inizialmente ridicolizzato, acquisisce progressivamente importanza nel corso del film, fino a mostrarne la magnificenza. La potenza simbolica di un’idea è capace di a unire le comunità e creare la realtà.
Nessun commento:
Posta un commento