I fan della Marvel hanno finalmente trovato la loro pace grazie all’arrivo in sala di Doctor Strange nel Multiverso della Follia. Lo scorso 4 maggio, infatti, il pubblico ha finalmente potuto vedere il lavoro di Sam Raimi cercando di colmare tutte le speculazioni che si erano create successivamente alla pubblicazione dei trailer e delle immagini promozionali.
L’articolo conterrà spoiler perché, dopo il primo fine settimana dall’uscita in sala, la cosa migliore è quella di riuscire a parlare adeguatamente di ciò che la pellicola ha messo sul fuoco. Considerato che questo film è abbastanza appagante per il fan medio, ma allo stesso tempo ha dei difetti nella sua realizzazione. Sembra quasi che Raimi non abbia avuto il tempo necessario per poter raccontare i suoi personaggi e che si siano giostrate male proprio le tempistiche narrative facendo sì che questa narrazione mostri le sue pecche con estrema facilità.
La narrazione si apre mostrandoci fin dai primissimi istanti America Chavez (Xochitl Gomez) e “uno” degli Strange che scappano da una sorta di demone. Ci vengono, così, mostrati fin da subito i poteri di America: un elemento che sarà il motore trainante dell’intera vicenda. C’è, infatti, qualcuno che cerca di impossessarsi della sua abilità per poter viaggiare attraverso i vari universi e quel qualcuno è proprio Scarlet Witch. Abbandonata Westview, la strega ha cercato di inseguire il suo unico scopo: ritrovare i propri figli. Wanda, inquinata dal Darkhold, ha perso completamente la sua umanità e non vede altro se non il suo obiettivo. Lei è una madre e in quanto tale ha intenzione di togliere tutti gli ostacoli che la separano da Billy e Tommy, anche se l’ostacolo dovrebbe essere se stessa.
America una volta arrivata su Terra616 è ancora inseguita dal mostro e il suo Strange non può più aiutarla. Viene in suo soccorso il nostro Stephen e insieme a Wong portano in salvo la giovane rifugiandosi a Camartage. Non sapendo come poter aiutare da solo la giovane, Strange chiede aiuto a Wanda, visto che è l’unica altra Avengers che ha avuto a che fare con il multiverso, ma ormai è presente solo la strega scarlatta.
La trama di Doctor Strange è, dunque, abbastanza lineare: abbiamo i buoni e i cattivi delineati all’interno di archetipi narrativi ben precisi e facili da rintracciare. Non c’è molto altro da svelare se non questa continua e ossessiva corruzione provocata dal Darkhold e il modo con cui questa magia si attacchi al dolore di chi entra in possesso del libro. In quest’ottica viene facile inquadrare la pellicola come un proseguo delle avventure di Wanda, post-Westview, e non come reale secondo capitolo dello stregone. Strange, infatti, è quasi sfruttato per le sue abilità all’interno dello svolgimento della trama perché, un po’ come accade con Aghata, ciò che abbiamo davanti è uno scontro di magia contro magia. Non abbiamo un vero e proprio continuo delle conseguenze “magiche” che si potevano sospettare al termine di “No-way Home” e neanche quelle che si erano preannunciate al termine di “Loki”. Ma, come dicevamo, un continuo dell’ossessione e l’elaborazione della perdita della nostra Wanda.
La fase 4, come ormai sottolineiamo in ogni articolo scritto sulla Marvel, sta sempre più evidenziando la psicologia dei suoi personaggi. In tal senso è facile inquadrare The Multiverse Of Madness come una pellicola di transizione che possa permettere ai sue due protagonisti di trovare una pace emotiva successivamente a tutte le perdite che hanno subito. Strange ha perduto l’amore di Christine, perché lui stesso non è stato in grado di coltivarlo. Wanda, invece, ha fatto esplodere la testa dell’uomo che amava per poter cercare di salvare l’umanità e allo stesso tempo ha rinunciato al suo ruolo di madre per poter cercare di rimediare ai suoi stessi errori. Il darkhold è, così, lo strumento che amplifica questo dolore e si attacca a esso divenendo strumento palliativo, una soluzione facilmente raggiungibile che richiede un costo fin troppo alto. Un costo che si evolve nelle conseguenze che si sono avverate negli altri universi che abbiamo modo di esplorare grazie ad America e a Stephen.
Il film si prende, dunque, i suoi tempi per poter cercare di esplorare il dolore dei protagonisti, ma allo stesso tempo ha una struttura narrativa fin troppo lenta. L’esplorazione dell’emotività avviene attraverso le varie vicende che vengono vissute dai protagonisti per tutta la durata della pellicola, ma vi ritroverete a un certo punto con un pensiero fisso: non ho ancora visto abbastanza, o non è ancora successo nulla. Proprio perché molto spesso il tempo della storia viene usato per poter cercare di fornire le giuste motivazioni ai caratteri, così da poter delineare anche le differenze con le loro versioni alternative, ma il tutto poi è liquidato con fin troppa rapidità dalla seconda metà in poi. Come se la storia premesse sull’acceleratore solo perché ci si fosse resi conto che il film doveva durare circa due ore. Per questa ragione ne risentono molto gli scontri o anche i personaggi che vengono praticamente solo nominati e liquidati in pochissimi secondi. Con i trailer più recenti, infatti, si aveva avuto modo di vedere “Gli Illuminati”, ma loro non sono altro che un semplice cameo all’interno dell’intero arco narrativo.
Nel momento in cui il nostro Dottore e la nostra Chavez arrivano su Terra838, si scontrano con gli Illuminati, un circolo fondato dallo Strange di quell’universo per poter risolvere il conflitto contro Thanos, i cui elementi sono: Charles Xavier (Patrick Stewart), Maria Rambeau (Lashana Lynch) Captain Carter (Hayley Atwell), Black Bolt, Mr. Fantastic (John Krasinski) e infine il Barone Mordo. Sappiamo che castare Krasinski come Mr. Fantastic è un voler cercare di attirare l’attenzione dei fan, visto che è dall’ultima uscita dei Fantastici4 il web sperava in una scelta simile. Ma si evidenzia ancora una volta quanto i trailer siano finalizzati per alzare l’hype, perché la potenza degli Illuminati viene liquidata con una facilità abissale, confermando quanto sia Wanda l’Avengers più forte di sempre.
Essendo questa una recensione approfondimento su quello che è stato tutto Multiverse of Madness, non possiamo non soffermarci sui dettagli, in particolare sulla prima post-credits. La seconda è uno scam al pari di quella di Captain America al termine di Spiderman Far From Home. “Chiusa una porta si apre un portale”, concedeteci la battuta, considerato che Strange in questo film chiude definitivamente la storia con Christine confessandole i propri sentimenti e nella post-credit abbiamo modo di vedere una biondissima donna vestita di viola che lo invita in una nuova avventura. L’amore è una delle cose che il Marvel Cinematic Universe sembra centellinare. Tutti i nostri eroi hanno dovuto rinunciare e sacrificare i loro sentimenti per il bene dell’umanità, ma quella che abbiamo davanti – interpretata da Charlize Theron – è la nipote del temibile Dormammu: Clea, principale interesse amoroso dello stesso Stange. Siamo davvero curiose di vedere il modo con cui svilupperanno la loro storia, anche alla luce della presenza del terzo occhio sulla fronte di Strange.
Che questo sia un lavoro di Sam Raimi è praticamente privo di dubbi. Le influenze thriller e horror sono ben presenti e in un paio di occasioni ci sono dei jump scares che fanno saltare sulla poltrona. La sua attenzione ai dettagli è ben presente e il lavoro fatto dal punto di vista visivo e uditivo è eccezionale. È un film pensato per il grande schermo e si vede, specialmente se si pensa alla scena del combattimento tra Evil Strage e il nostro Dottore, dove la musica pilota lo scontro e gli incantesimi sono scagliati secondo il suo ritmo.
La pecca, oltre la gestione del tempo narrativo, è costituita dai dialoghi, fattore che influisce notevolmente nello scorrimento della sceneggiatura. Sembra quasi che non riesca a tenere unite le esigenze di Raimi dal punto di vista della narrazione e, allo stesso tempo, rende inorganico ciò che viene dato in pasto al pubblico. Ciò lo si vede con la risoluzione finale della narrazione: epica sotto determinati punti di vista, ma carenti nella rapidità con cui le emozioni vengono sviscerate e a loro volta risolte.
Siamo, dunque, davanti a una pellicola che incerta continua a muovere i passi verso ciò che avverrà nel Marvel Cinematic Universe. La fase 4 tentenna alla ricerca del suo nuovo respiro in attesa di poter dare personaggi nuovi alla quale il pubblico si possa affezionare, consapevole del fatto che l’assenza di Cap o di Iron sia ancora fin troppo bruciante. Qui odiamo il modo con cui ogni volta viene sfruttata male Captain Carter, personaggio che ha una caratterizzazione molto intrigante che meriterebbe il giusto respiro. Ma ciò che abbiamo avuto modo di vedere, una volta cessata l’eccitazione da fan, è stato un film che elabora il lutto dei suoi protagonisti e allo stesso tempo li spinge a muoversi verso altre direzioni. Non possiamo fare a meno di chiederci cosa ne sia di Billy e Tommy di Terra616 e se Wanda li abbia realmente cancellati, nonostante in un altro universo lei li abbia con sé. Curioso… davvero curioso.
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