I non romani hanno la convinzione che basti una settimana o due per visitare Roma, ma come abbiamo detto in diversi articoli, non basterebbe un mese per conoscere la Città Eterna. Ogni quartiere ha la sua storia, le sue peculiarità, le sue ferite, ma non per questo devono finire nel dimenticatoio. Oggi abbiamo scelto di parlare del quartiere Primavalle, che rientra nel Municipio XIV di Roma.
Prima dei romani, tutta la zona a destra del Tevere era sotto il dominio degli etruschi, con villaggi fortificati che vennero conquistati in seguito per finire sotto il dominio dell’urbe. La zona di Primavalle pare fosse abitata da contadini già nel I secolo d.C. Con il declino dell’Impero Romano, l’intera zona andò sotto il dominio del Capitolo in San Pietro in Vaticano. Tra il 1505 e il 1509, quest’ultimo divise la vasta area, facente parte dell’agro romano, in due tenute, rispettivamente: le Tenute di Torrevecchia e le Tenute di Primavalle. La zona che si estende dalla Pineta Sacchetti alla zona di Torresina era la tenuta da caccia dei nobili. Nel 1875, con la promulgazione delle “Leggi di liquidazione dell’asse ecclesiastico”, il Capitolo di San Pietro vendette la zona ai privati, che però non la urbanizzarono. Solo nel 1923 la SABA (Società Anonima Laziale di Bonifica Agraria) acquistò dal Vaticano la tenuta di Primavalle e iniziò a costruire dei villini immersi nel verde, perché lo scopo era quello di dar vita alla “Città giardino”, che sarebbe divenuto un esempio per creare “con lo stampino” quartieri simili. Ciò non avvenne, a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale, alla cui fine si scelse l’opzione di grandi palazzine, che stravolsero il progetto iniziale.
Dal
1937, però, con la politica urbanistica di Benito Mussolini, nacquero in questa
zona diverse borgate, composte per lo più da sfollati che erano stati costretti
ad abbandonare le loro case nel centro di Roma, da Via della Conciliazione ai
Fori Imperiali. Nacque così, ufficialmente, la borgata di Primavalle. Negli anni ’50 la situazione igenico sanitaria della zona era davvero precaria, tanto che
un fatto di cronaca nera, l’omicidio della dodicenne Annarella Bracci, riaccese
i riflettori su un problema che era già stato sollevato negli anni Venti: il
fatto che la borgata fosse abbandonata a se stessa. Tra il 1950 e il 1960 erano
stati costruiti edifici a più piani con una scarsa regolamentazione, con strade
strette, carenza di mezzi pubblici e un elevato isolamento per il cittadino. Solo
nel 1953 venne inaugurata la derivazione dell'Acquedotto del Peschiera, che
portò l’acqua nella zona. Parallelamente alla borgata iniziale, cominciarono a
sorgere nuove abitazioni lungo Via della Pineta Sacchetti.
Nel 1961 la borgata
di Torrevecchia si staccò dal Suburbio Trionfale, dando vita al nuovo quartiere
di Primavalle. Ma negli anni, il degrado rimase, tanto che nel 1973 ci fu
quello che venne ricordato come il “Rogo di Primavalle”: alcuni membri di
Potere Operaio uccisero due figli del Segretario della sezione locale del
Movimento Sociale Italiano Mario Mattei. Quello che era iniziato come un’azione
intimidatoria divenne un omicidio che costò la vita a un ragazzo di ventidue
anni e a un bambino di otto, che – diversamente dai genitori e dai fratelli –
non riuscirono a sfuggire alla fiamme che avevano avvolto la loro abitazione.
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