“Accogliete tra voi chi è debole nella fede, senza discuterne le esitazioni. Uno
crede di poter mangiare di tutto, l'altro invece, che è debole, mangia solo
legumi. Colui che mangia non disprezzi chi non mangia; chi non mangia, non
giudichi male chi mangia, perché Dio lo ha accolto. Chi sei tu per giudicare un
servo che non è tuo? Stia in piedi o cada, ciò riguarda il suo padrone; ma
starà in piedi, perché il Signore ha il potere di farcelo stare.”
- [RM. 14, 1-4]
«Quando ero piccolo, Lei – che per prima non accettava di poter essere debole –
mi puniva severamente quando io mostravo le mie, di debolezze. Mi ricordo che
anche da bambino quando piangevo in pubblico non si faceva scrupoli a
picchiarmi davanti a tutti per farmi smettere (e funzionava, perché mi
impaurivo) o a ignorarmi completamente quando a casa succedeva qualcosa che mi
metteva in difficoltà e richiedeva le sue attenzioni e/o cure.
Il motivo per cui sono (e sono stato soprattutto in passato) piuttosto
ossessionato da me stesso e faccio di tutto per non risultare imperfetto
soprattutto ai miei occhi è proprio per non vedere le mie debolezze e per non
sentirmi difettoso.
“Una persona con fortissime tendenze ossessivo compulsive”, ecco come mi ha
chiamato la mia psichiatra un giorno… in quel momento ho riso molto e continuo
a farlo ogni volta che ci penso, perché crescendo mi sono reso sempre più conto
di quanto questa mania di non vedere mai niente fuori posto e di stonato abbia
inevitabilmente toccato il mio esterno che poi, credendo profondamente nel
concetto di Unità, in realtà è lo specchio del mio interno, se non il mio
interno stesso.
Se però io fossi cresciuto solo come “una persona con fortissime tendenze OCD”,
in realtà sarebbe anche relativamente facile e non sarebbe un problema. O
comunque sarebbe un problema prevalentemente mio.
Il punto è che, per quanto io non voglia diventare come Lei, lo sono inevitabilmente
diventato (anche in minima parte)… per lo stesso motivo per cui dopo essere
stato vittima di bullismo per quasi dodici anni poi sono diventato altrettanto
bullo. Una sorta di lex talionis, solo che le vittime non sono state i miei
carnefici ma persone che non c’entravano niente.
Assassini lo siamo tutti, su questo non si discute. Anche se gli psicologi ci
tengono a ribadire e a rifiutare questo discorso, bisogna accettare che
assassini (anche inconsapevoli) lo siamo tutti, nessuno escluso: lo sono io che
scrivo questo articolo, lo sono le quattro muse che gestiscono il blog, lo siete
voi che leggete, lo è anche la persona migliore che pensate di conoscere.
Io so di essere un assassino, l’ho sempre saputo. Ancor prima di diventare bullo
ed esserlo apertamente, nel mio piccolissimo e ristretto gruppo di amicizie e
conoscenze ho sempre ucciso.
È per questo che il discorso che “per iniziare a smettere
di uccidere bisogna essere consapevoli di farlo giornalmente” non mi
risuona e mi lascia interdetto, e non perché credo non sia vero, ma perché
credo che all’equazione manchi un pezzo fondamentale che è: “per iniziare a
smettere di uccidere bisogna essere consapevoli di farlo giornalmente, e
bisogna avere la volontà di smettere”, la stessa volontà che a me purtroppo
manca, perché proprio non riesco a non diventare sadico quando vedo alcune
debolezze negli altri, e proprio non riesco a non immagazzinare in un angolino
del mio cervello tutte le altre debolezze che noto negli altri e non utilizzo
sul momento.
E le noto, è inevitabile. Sono sempre stato tanto bravo a osservare la gente, e
anche se decido di non far capire che vedo le cose, in realtà noto tutto da
quella che è la comunicazione non verbale dell’individuo che ho davanti.
Ho la grazia di avere delle persone intorno che si fidano nonostante tutto, ma
comunque non ho il desiderio di smettere uccidere.
Desidero, però, avere il desiderio di smettere di uccidere, che è una cosa che
anni fa non avevo.
Lo vedo come un passo avanti.»
- Anonimo
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