giovedì 31 marzo 2022

#Pensieri: A Day in The Life

Una delle ricchezze maggiori, secondo il mio avviso, è il tempo. Non inteso solo come tempo libero, ma anche e soprattutto inteso nella sua gestione. Sapere che sono io a decidere quando iniziare e finire di lavorare, mi dà una sensazione di totale libertà. In quello che è il mio campo, poi, il lavoro non toglie nulla alla vita sociale. È bellissimo, così, sapere che sto lavorando anche quando vedo i Supermetrobros per strada o per locali, quando vedo un film o una serie su Netflix, quando sto leggendo un libro o quando mi sto preparando con le altre per una festa di compleanno. Ed è stato proprio mentre ci stavamo preparando per il compleanno di Aida, che abbiamo notato come la canzone dei BeatlesA Day In The Life, abbia un significato differente per ognuna di noi. Così abbiamo deciso di metterlo per iscritto, seppur non sia molto facile, almeno per me. Oggi vi espongo il mio punto di vista. Se non la conoscete, vi consiglio di ascoltarla prima di proseguire con la lettura. 

Secondo me, l’argomento principale della canzone, è la depressione, con i suoi continui pensieri ossessivi e negativi. Ciò che mi fa strano, da persona che ne ha sofferto, è che nei momenti più bui questa canzone mi ha dato sempre speranza, come se fosse la mia luce alla fine del tunnel; mentre ora che me ne sto distaccando, quando la ascolto, mi rivedo tanto in quella spirale continua che mi allontanava inesorabilmente dalla vita.

 I read the news today oh boy         
(oggi ho letto la notizia, oh cielo)
about a lucky man who made the grade
(di un uomo fortunato che ha fatto il salto di qualità)
and though the news was rather sad
(e anche se la notizia era piuttosto triste)
well, I just had to laugh
(beh, ho dovuto giusto ridere)
I saw the photograph.
(ho visto la fotografia)
He blew his mind out in a car
(guidava inconsapevolmente)
he didn’t notice that the lights had changed
(non si è accorto che le luci erano cambiate)
a crowd of people stood and stared
(una folla di gente rimase lì a fissarlo)
they’d seen his face before
(avevano già visto la sua faccia prima di quel momento)
nobody was really sure
(nessuno era veramente sicuro)
if he was from the House of Lords.
(se fosse uno della Camera dei Lord)

La prima strofa descrive l’incidente mortale di Tara Browne, erede da parte di madre della nota famiglia irlandese Guinness e figlio del Barone Dominick Browne, membro all’epoca della Camera dei Lord. Il 17 dicembre 1966, Tara era alla guida della sua macchina, in compagnia della fidanzata Suki Potier. Tara era sotto l’uso di alcol e sostanze stupefacenti, quando stava percorrendo a tutta velocità la South Kensington. Improvvisamente una Volkswagen cercò di tagliargli la strada, Tara sterzò appena in tempo, ma così facendo, tamponò un furgone in sosta. Nello schianto sbatté la testa, fratturandosi il cranio. Morì mentre lo portavano in ospedale. La notizia è terribile, soprattutto perché a morire fu un ragazzo di appena ventuno anni. In più Tara era molto amico dei Beatles, soprattutto di Paul McCartney, sembra sia stato lui ad avvicinarli all’LSD. Eppure: “E anche se la notizia era proprio triste/beh, non ho potuto fare a meno di ridere”.

Nella mia visione della canzone, il tutto viene descritto come un semplice incidente stradale, anche un po’ ridicolo, buffo, come se la mente, nel pieno del suo trauma, prendesse le distanze dalla persona che si conosceva. La risata, infatti, non è sempre associata all’ilarità, può esserci anche quando non si riescono a gestire le emozioni, proprio come il pianto. Io ne sono un esempio: quando sono agitata, nervosa, triste… rido. Non riesco a piangere in pubblico, e non è una questione di fingere una sicurezza, anzi. Mostro apertamente le mie fragilità, ma lo faccio attraverso l’ironia e la risata.

Nella canzone il personaggio principale - che non deve essere per forza riferito a John e/o Paul - non si deprime per la morte dell’amico, che anzi, definisce: “uomo fortunato”. Lo vedo come se fosse già depresso da tempo, con istinti suicidi, e fosse quasi invidioso della morte di qualcuno, che ha così fatto il suo salto di qualità (“who made the grade” può essere tradotto con: ha passato il test, è passato di grado. Per renderlo più vicino al poetico, mi piace tradurlo con: il suo salto di qualità.) dalla vita alla morte. Sotto depressione può esserci, e io l’ho provata, una sincera invidia verso una persona morta, come se avesse avuto lei la fortuna che avrei voluto meritare io.

"I saw a film today oh boy
(oggi ho visto un film, oh cielo)
the English army had just won the war
(l’esercito inglese ha appena vinto la guerra)
a crowd of people turned away
(una folla di gente si è girata dall’altra parte)
but I just had to look
(ma io ho dovuto guardare)
having read the book
(avendo letto il libro)
I’d love to turn you on"

È estremamente difficile tradurre “I’d love to turn you on” con una frase in italiano, o almeno per me che non sono una traduttrice. John l’ha sempre intesa come: “mi piacerebbe vederti andare su di giri”, riferito ai trip da LSD. Dalle sue spiegazioni, è un po’ come: amerei vederti mentre ti lasci andare, senza filtri. Nella seconda strofa, quindi, è come se il protagonista della canzone, anche se cerca di svagarsi con un film, ha ancora la mente fissa sulla notizia della morte dell’amico. Con l’indifferenza della gente che prima è rimasta per ore davanti alla macchina distrutta – quanti di noi rallentano per vedere un incidente? – e poi se ne vanno, fregandosene, continuando la loro vita come se nulla fosse successo. Ma il protagonista della canzone non può andare avanti, perché lui “ha letto il libro”, ha cioè conosciuto quella persona, ha visto il suo interno. Però non vuole pensare a ciò che è stato, quindi parte per un trip da LSD, pensando a quanto sarebbe stato bello farlo ancora con l’amico scomparso. Il crescendo dell’orchestra dalla fine di questa strofa fino alla prossima, è come se fossero le molteplici voci che abbiamo in testa nei momenti di attacchi di panico, o di down, che non riusciamo a zittire, ma neanche a seguire, per quante sono e per le cose differenti che dicono.

"Woke up, fell out of bed
(mi sono svegliato, buttandomi dal letto)
dragged a comb across my head
(ho trascinato un pettine tra i capelli)
found my way downstairs and drank a cup
(in un qualche modo sono sceso e ho bevuto una tazza)
and looking up, I noticed I was late
(e alzando lo sguardo mi sono accorto che ero in ritardo)
found my coat and grabbed my hat
(ho trovato il cappotto, e ho afferrato il mio cappello)
made the bus in seconds flat
(ho preso l’autobus giusto in tempo)
found my way upstairs and had a smoke
(sono riuscito a sedermi sopra e fumare)
somebody spoke and I went into a dream
(qualcuno parlava e sono finito dentro un sogno)"

Lo so, non è la traduzione più letterale del mondo, ma c’è una spiegazione: la mia interpretazione, ovviamente. Questa strofa si apre con una sveglia che suona. Il protagonista, dopo il suo trip per non pensare, si è addormentato di sasso, e infatti è subito mattina, i pensieri ossessivi (il crescendo dell’orchestra) sono interrotti solo dal suono che annuncia un nuovo giorno. Si sveglia, fa le sue azioni meccaniche, eppure guardando l’orologio si accorge che è tardi. Lo immagino, quindi, rallentato, come se non ricordasse davvero cosa dovesse fare, ecco perché ho tradotto: “found my way downstairs” con: “in un qualche modo sono sceso”. Quando è poi sull’autobus a due piani, si sente libero di rilassarsi completamente, probabilmente sta andando a lavoro, ma già sappiamo che non sarà molto presente a se stesso.

"I read the news today, oh boy
(Oggi ho letto la notizia, oh cielo)
Four thousand holes in Blackburn, Lancashire
(quattromila buchi a Blackburn, nel Lancashire)
and though the holes were rather small
(e anche se quei buchi erano veramente piccoli)
they had to count them all
(li hanno contati tutti quanti)
now they know how many holes
(ora sanno quanti buchi)
it takes to fill the Albert Hall
(ci vogliono per riempire l’Albert Hall)
I’d love to turn you on"

A quanto mi ricordo, la notizia dei quattromila buchi a Blackburn, era una notizia vera scritta sui quotidiani in quello stesso periodo. Anche se così non fosse, non importa. È come se il protagonista, leggendo il giornale dopo il lavoro – o a lavoro – notasse quanto la morte del suo amico fosse cosa da nulla, se il giorno dopo, magari nello stesso numero di pagina, chissà, la notizia dei quattromila buchi a Blackburn fosse degna di menzione. Di nuovo, per non pensare, decide di andare nel suo sogno - se prendendo LSD, o abusando di antidepressivi non conta -, e infatti prima di: “I’d love to turn you on”, dice un qualcosa di senza senso, come quando bofonchiamo sciocchezze prima di addormentarci. Abbiamo poi un secondo crescendo, che io vedo sempre come i pensieri negativi ossessivi, ma questa volta a interromperlo è un suono di pianoforte netto, che io associo alla morte del protagonista stesso. Alla fine è riuscito sul serio a non pensare più. Ma è davvero la fine?

Questa domanda rimane irrisolta, perché poi parte la traccia fantasma, che vedo come un: dopo la morte c'è qualcosa, ma noi non possiamo mai capirlo sul serio finché siamo in vita.

So bene che questa non è la spiegazione che hanno dato i Beatles stessi, che ovviamente prendo per assoluta. Ma si sa, le poesie, come le canzoni, hanno diverse interpretazioni soggettive. In attesa di scoprire quelle delle altre, sarei curiosa di leggere anche le vostre!

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