Quando
parliamo di dipinti, di solito ci immaginiamo tele di grandezza normale, ad
esempio l’altro giorno abbiamo analizzato “La Passeggiata” di Chagall, le cui dimensioni
erano 170x163,2 cm. Pensando più in grande, di solito viene citata il “Guernica”
di Picasso, che arriva a 3,39x7,77 m. Certo quest’ultima è di notevoli
dimensioni, ma è la tela più grande mai realizzata? La risposta è no. Fino al
periodo ormai definito “pre-pandemia”,
l’opera più grande mai realizzata su tela era “Il martirio di San Pantalon” di ben 443 metri quadri di Gian Antonio Fumiani. Oggi, invece,
questo record è stato battuto da “The
Journey of humanity” (1600 metri quadri di tela) di Sacha Jafri. Vediamo meglio queste due opere.“Il martirio di San Pantalon” a prima
vista potrebbe sembrare un affresco, ma fino al 2020 si credeva fosse la
rappresentazione più grande mai realizzata, poiché composta da ben quaranta
tele che, unite insieme, danno vita a questo mastodontico dipinto. Si trova
nella chiesa di San Pantalon, a Venezia, realizzato tra il 1680 e il 1704, dall’artista
veneziano Gian Antonio Fumani che, secondo la leggenda, dopo ben ventiquattro
anni di duro lavoro morì precipitando dall’impalcatura su cui dipingeva mentre
portava a termine la sua opera. Nel dipinto viene mostrato il momento in cui il
santo sta per subire indicibili torture dai suoi aguzzini, infatti si può
vedere uno impugnare un bastone, un altro una corda e un terzo un uncino. Al centro
dell’opera si nota la successiva assunzione al cielo di Pantalon, accompagnato
da festosi angeli che stringono tra le mani ghirlande di fiori. L’opera ha
tutto l’aspetto di una scenografia teatrale, il cui uso sapiente della prospettiva
permette che davanti agli occhi dello spettatore si apra uno spettacolo mai
visto, con tante scene che sembrano svolgersi nello stesso istante, il cui
risultato genera frastornamento.
Ma
la tela che ha superato questa di dimensione, arrivando a una grandezza di
quattro volte superiore, è “The Journey
of Humanity”, realizzata nel 2021, in piena pandemia da Covid. Mentre tutti
eravamo rinchiusi in casa a fare i conti con noi stessi, Sacha Jafri si
dedicava al suo straordinario progetto. L’opera è stata realizzata a Dubai con
la partnership di associazioni come UNICEF
e UNESCO allo scopo di aiutare i
bambini durante l’emergenza pandemica in tutto il mondo. Ha richiesto un
impiego di tantissime tele, un lavoro lungo sette mesi per venti ore
giornaliere spese nella pittura. Per farlo, ha utilizzato millesessantacinque
pennelli e seimilatrecento litri di vernice, entrando a tutti gli effetti nel
Guiness dei Primati.
Nell’opera sono uniti insieme i lavori di bambini
provenienti da centoquaranta paesi. L’opera è stata poi divisa in sessanta
pezzi da trenta metri quadrati per per essere battuti all’asta. L’intento era
di vendere singolarmente i pezzi, ma il vincitore dell’asta ha voluto
acquistare l’intera opera per la modica cifra di trenta milioni di dollari. Si tratta
di un imprenditore francese stabilitosi a Dubai del fiorente mercato delle criptovalute.
Lo scopo di questo gesto di beneficenza è stato motivato dalle sue umili
origini, infatti l’imprenditore proveniva da una famiglia molto povera.
Il
guadagno è stato importante, sebbene non si tratti di quell’opera su tela dal
ricavato più alto di un artista vivente. Ad aggiudicarsi la medaglia d’oro è
stata “Portrait of an artist (Pool of
two figures)” di David Hockney,
realizzato nel 1972. È stato acquistato da un acquirente sconosciuto per la
modica cifra di novanta milioni di dollari. Parlando invece di opere non su
tela battute all’asta come più costosa di un artista ancora in vita, il primato
va a “Rabbit” di Jeff Koons, la cui scultura è stata
venduta all’asta per novantuno milioni di dollari.
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