In questi giorni, in sala cinematografica è presente il film “Assassinio sul Nilo” il secondo di Kenneth Branagh tratto dai libri di Agatha Christie. In questo articolo, prima di parlarvi del secondo capitolo di quella che potrebbe diventare ufficialmente la saga su Hercule Poirot, vi vogliamo parlare di “Assassinio sull’Oriente Express”; pellicola presente nel catalogo di Disney+, ma arrivata al cinema nel 2017.
Prima di addentrarci nella narrazione filmica, è interessante sottolineare alcune curiosità che riguardano questa storia. Il caso che la Christie tratta, infatti, è tratto da degli eventi reali. Ovvio è che all’interno del film gli esiti sono ben differenti, ma ciò non toglie che il caso sia tratto da un fatto di cronaca che ha profondamente sconvolto l’America. Il rapimento e assassinio del figlio di Charles Lindbergh, avvenuto nel 1932. Charles Lindbergh fu il primo aviatore a compiere un viaggio transatlantico in solitaria.
Nel romanzo, così come nel film, gli eventi e la deduzione di Poirot ruotano intorno all’assassinio del suddetto rapitore. In sostanza, Agatha Christie ha immaginato una mancata condanna per il rapitore, una totale libertà che comunque si è evoluta nel suo triste epilogo. Non vi spoileriamo il finale, qualora voi non lo conosciate, ma mettiamo su un piatto i semplici eventi che fanno da preambolo alla deduzione del più formidabile investigatore del mondo.
Certo è che se dovessimo trovare sul nostro cammino Poirot, la Fletcher, Colombo o Conan dovremmo cambiare strada, perché potremmo essere testimoni di uno sterminio di massa senza neanche rendercene conto.
Assassinio sull’Oriente Express, comunque, nella sua versione filmica, va commentato per il punto di vista del regista. Kenneth Branagh, infatti, cerca di prendersi i suoi tempi; rispettando anche la narrazione della Christie e ciò porta a due differenti punti di vista. Non va, infatti, dimenticato che siamo davanti a un film, non davanti a un libro e quindi gli attimi tensivi o le deduzioni dovrebbero essere costruiti in modo decisamente diverso. Chi di voi ha mai visto una sola puntata del tenendo Colombo può capire a cosa ci stiamo riferendo. Infatti, la costruzione del caso, in realtà, per come è creata nella narrazione per il grande schermo è fin troppo deduttiva. Ci si rende conto, quasi immediatamente, di dove si voglia andare a parare e si comprende subito il macchinoso processo mentale di Poirot eliminando la magia della genialità posseduta da Hercule.
L’esempio con Colombo nasce dal fatto che, in quel caso, lui è sempre vicino all’assassino nonostante esso praticamente sia il primo degli esclusi tra gli indiziati e il primo ad essere vicino alla vittima.
Dal punto di vista della fotografia o del cast, questo è un film impeccabile. Gli attori sono brillanti e non hanno di certo bisogno di presentazioni. I colori rispecchiano quell’idea di treno in grado di raggiungere le grandi velocità, ma allo stesso tempo il freddo e il gelo contribuiscono a credere quel luogo chiuso all’interno della quale il colpevole è già condannato alla gabbia.
Complessivamente è un film gradevole che però non ha quel qualcosa di speciale che invece potrebbe essere celato tra le pagine della Christie.
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