Nell’articolo “Natsukashii” Frè ha parlato dei cartoni della sua infanzia e di quali ricordi le vengono in mente quando ascolta le loro sigle cantate da Cristina D’Avena.
Tra la lista trovate anche “Rossana” e complice la nostra rubrica degli anime “dei nostri tempi”, abbiamo ripreso il manga in mano, quindi oggi vogliamo parlarvi del cartone, andando più in profondità visto che lo compareremo maggiormente alla versione giapponese.
Il titolo originale, sia del manga che dell’anime, è “Kodomo no Omocha” (trad. “Il giocattolo dei bambini”), spesso ridotto in “Kodocha”. Anche se appartiene al genere shōio (manga indirizzati per lo più al pubblico femminile dalle scuole elementari al liceo con temi per lo più romantici), Kodocha ha davvero rivoluzionato il genere, divenendo molto popolare anche tra i ragazzi.
L’autrice è Miho Obana e ha cominciato a pubblicarlo per la rivista Ribon nell’agosto 1994, concludendolo nel novembre 1998. Nello stesso anno vince il Kodansha Manga Award per la categoria shōio.
L’anime è composto da centodue episodi da ventiquattro minuti ciascuno. In Giappone è andato in onda per la prima volta dal 5 aprile 1996 al 27 marzo 1998, mentre in Italia dall’8 luglio al 18 novembre 2000.
E ora andiamo con la trama.
Tra la lista trovate anche “Rossana” e complice la nostra rubrica degli anime “dei nostri tempi”, abbiamo ripreso il manga in mano, quindi oggi vogliamo parlarvi del cartone, andando più in profondità visto che lo compareremo maggiormente alla versione giapponese.
Il titolo originale, sia del manga che dell’anime, è “Kodomo no Omocha” (trad. “Il giocattolo dei bambini”), spesso ridotto in “Kodocha”. Anche se appartiene al genere shōio (manga indirizzati per lo più al pubblico femminile dalle scuole elementari al liceo con temi per lo più romantici), Kodocha ha davvero rivoluzionato il genere, divenendo molto popolare anche tra i ragazzi.
L’autrice è Miho Obana e ha cominciato a pubblicarlo per la rivista Ribon nell’agosto 1994, concludendolo nel novembre 1998. Nello stesso anno vince il Kodansha Manga Award per la categoria shōio.
L’anime è composto da centodue episodi da ventiquattro minuti ciascuno. In Giappone è andato in onda per la prima volta dal 5 aprile 1996 al 27 marzo 1998, mentre in Italia dall’8 luglio al 18 novembre 2000.
E ora andiamo con la trama.
Nello scrivervela vogliamo rimanere il più fedeli possibili al manga, sia perché lo stiamo rileggendo, sia perché i temi trattati sono così profondi che anche in età adulta scatena emozioni non da poco.
Sana Kurata ha undici anni, vive a Tokyo e frequenta l’ultimo anno delle scuole elementari. È figlia della famosa scrittrice Misako Kurata e, proprio come la madre, anche lei è nota al pubblico giapponese in quanto fin da bambina ha studiato recitazione presso la compagnia Komowari. La scuola, unita al talento, le fruttano lavori su lavori. Infatti è il volto di numerose pubblicità e protagonista di un programma per ragazzi: “Kodomo no Omocha”, che, appunto, dà il nome anche all’opera dell’Obana.
Nonostante la notorietà, nella vita di tutti i giorni si comporta normalmente e instaura un ottimo rapporto con chiunque le capiti attorno, tranne che con i maschi della sua classe.
Loro infatti sono guidati dal glaciale Akito Hayama, un ragazzino che parla solo per dare ordini ai suoi scagnozzi e ricattare gli insegnanti. Le lezioni sono impossibilitate proprio dal fracasso e dal comportamento che tengono i ragazzi, a esclusione di Tsuyoshi: migliore amico di Akito e spasimante di Sana. È proprio quest’ultimo che le rivela il punto debole di Akito per aiutarla a mettere la parola fine alle diatribe interne alla loro classe.
Sana Kurata ha undici anni, vive a Tokyo e frequenta l’ultimo anno delle scuole elementari. È figlia della famosa scrittrice Misako Kurata e, proprio come la madre, anche lei è nota al pubblico giapponese in quanto fin da bambina ha studiato recitazione presso la compagnia Komowari. La scuola, unita al talento, le fruttano lavori su lavori. Infatti è il volto di numerose pubblicità e protagonista di un programma per ragazzi: “Kodomo no Omocha”, che, appunto, dà il nome anche all’opera dell’Obana.
Nonostante la notorietà, nella vita di tutti i giorni si comporta normalmente e instaura un ottimo rapporto con chiunque le capiti attorno, tranne che con i maschi della sua classe.
Loro infatti sono guidati dal glaciale Akito Hayama, un ragazzino che parla solo per dare ordini ai suoi scagnozzi e ricattare gli insegnanti. Le lezioni sono impossibilitate proprio dal fracasso e dal comportamento che tengono i ragazzi, a esclusione di Tsuyoshi: migliore amico di Akito e spasimante di Sana. È proprio quest’ultimo che le rivela il punto debole di Akito per aiutarla a mettere la parola fine alle diatribe interne alla loro classe.
Con non poche peripezie e tanto umorismo, Sana e Akito sembrano aver trovato la loro zona di pace e nel parlarsi, nel conoscersi meglio, si avvicinano come non credevano fosse possibile.
Sana scopre che Akito in famiglia viene costantemente maltrattato dalla sorella e ignorato dal padre. I due lo incolpano di aver ucciso la madre, morta dandolo alla luce. Akito cresce sentendosi chiamare “piccolo demonio” e prendendosi la colpa di tutto quanto. In una scena straziante del manga, Sana gli dice che farebbe qualsiasi cosa per aiutarlo, e lui le propone di ucciderlo, perché sente la vita come un peso gravoso.
Akito è depresso, con manie suicide, eppure ha abbastanza forza da farsi aiutare – seppur non direttamente – proprio dalla sempre solare Sana. Ma… anche lei ha le sue zone d’ombra.
A circa sei anni, Sana incontra un senzatetto: Rei Sagami al quale offre il lavoro di suo manager e di suo… “mantenuto”. Va a dire a chiunque che Rei, nonostante la maggiore età, è il suo fidanzato e dormono insieme. Sia il ragazzo che la madre la lasciano fare, prendendo il tutto come un gioco. Quando, però, lui incontra dopo anni l’attrice ed ex storica Asako Kurumi, fatica a tenere a bada i suoi veri sentimenti e Sana è costretta a scendere a patti con la realtà: Rei non è mai stato veramente il suo fidanzato, e lei – a detta della madre – non sa cosa voglia dire amare.
Sana scopre che Akito in famiglia viene costantemente maltrattato dalla sorella e ignorato dal padre. I due lo incolpano di aver ucciso la madre, morta dandolo alla luce. Akito cresce sentendosi chiamare “piccolo demonio” e prendendosi la colpa di tutto quanto. In una scena straziante del manga, Sana gli dice che farebbe qualsiasi cosa per aiutarlo, e lui le propone di ucciderlo, perché sente la vita come un peso gravoso.
Akito è depresso, con manie suicide, eppure ha abbastanza forza da farsi aiutare – seppur non direttamente – proprio dalla sempre solare Sana. Ma… anche lei ha le sue zone d’ombra.
A circa sei anni, Sana incontra un senzatetto: Rei Sagami al quale offre il lavoro di suo manager e di suo… “mantenuto”. Va a dire a chiunque che Rei, nonostante la maggiore età, è il suo fidanzato e dormono insieme. Sia il ragazzo che la madre la lasciano fare, prendendo il tutto come un gioco. Quando, però, lui incontra dopo anni l’attrice ed ex storica Asako Kurumi, fatica a tenere a bada i suoi veri sentimenti e Sana è costretta a scendere a patti con la realtà: Rei non è mai stato veramente il suo fidanzato, e lei – a detta della madre – non sa cosa voglia dire amare.
Sana si sente raggelare, si vergogna, vorrebbe scappare lontano, e mentre corre come una furia per le strade di Tokyo, incontra Akito che la rassicura e la calma. Grazie a lui ritrova il senno, tra alti e bassi, il loro rapporto si safforza.
Nel frattempo lei deve fare i conti con una promessa fatta da bambina alla madre: sarebbero diventate entrambe famose e giunto il momento opportuno, avrebbero rivelato al Giappone intero, tramite un romanzo della Kurata, il grande segreto che condividono.
Sana è intenzionata ad andare a fondo, ma più si avvicina la data della pubblicazione, e più il suo buonumore tende a divenire intermittente. L’unico ad accorgersene è Akito, che, neanche a dirlo, è anche l’unico che trova il modo di portarla a riparo da giornalisti quando viene svelato che Sana non è la figlia biologica di Misako, ma una trovatella ed entrambe vogliono ritrovare la vera madre.
Dopo non poche incomprensioni – Misako ha paura che Sana scelga di vivere con la vera madre, Sana che la sua “mammina” si sia stufata di lei e voglia liberarsene – torna la pace in casa Kurata.
Non nella carriera di Sana, che, ormai alle scuole medie deve assentarsi dalle lezioni per due mesi per girare un film con il suo amico e benevolo rivale Naozumi Kamura.
Nel frattempo lei deve fare i conti con una promessa fatta da bambina alla madre: sarebbero diventate entrambe famose e giunto il momento opportuno, avrebbero rivelato al Giappone intero, tramite un romanzo della Kurata, il grande segreto che condividono.
Sana è intenzionata ad andare a fondo, ma più si avvicina la data della pubblicazione, e più il suo buonumore tende a divenire intermittente. L’unico ad accorgersene è Akito, che, neanche a dirlo, è anche l’unico che trova il modo di portarla a riparo da giornalisti quando viene svelato che Sana non è la figlia biologica di Misako, ma una trovatella ed entrambe vogliono ritrovare la vera madre.
Dopo non poche incomprensioni – Misako ha paura che Sana scelga di vivere con la vera madre, Sana che la sua “mammina” si sia stufata di lei e voglia liberarsene – torna la pace in casa Kurata.
Non nella carriera di Sana, che, ormai alle scuole medie deve assentarsi dalle lezioni per due mesi per girare un film con il suo amico e benevolo rivale Naozumi Kamura.
Storica e strappalacrime è sicuramente la scena in cui Akito corre dietro il pullman che porta il cast nel luogo delle riprese. Sana scende per salutarlo e lui, con freddezza ma ansia per i sentimenti che prova, le comunica che al suo ritorno le dovrà dire una cosa importantissima.
C’è, infatti, da dire che Sana e Akito si sono avvicinati sempre di più e per molti – soprattutto per Tsuyoshi che nel frattempo si è fidanzato con la loro compagna di classe Aya Sugita – sono una vera e propria coppia.
Quando, però, Sana ne parla a Tsuyoshi, ammette che non sa cosa prova per Akito e che ha bisogno di una sua dichiarazione schietta per poterci pensare bene. È rimasta molto traumatizzata da quanto successo con Rei, perché quello che lei provava e che gli adulti le hanno smontato tra risate e scherno, era davvero amore. Così, per non tornare a provare lo stesso dolore passato, ha bisogno di qualcuno che parli chiaro.
C’è, infatti, da dire che Sana e Akito si sono avvicinati sempre di più e per molti – soprattutto per Tsuyoshi che nel frattempo si è fidanzato con la loro compagna di classe Aya Sugita – sono una vera e propria coppia.
Quando, però, Sana ne parla a Tsuyoshi, ammette che non sa cosa prova per Akito e che ha bisogno di una sua dichiarazione schietta per poterci pensare bene. È rimasta molto traumatizzata da quanto successo con Rei, perché quello che lei provava e che gli adulti le hanno smontato tra risate e scherno, era davvero amore. Così, per non tornare a provare lo stesso dolore passato, ha bisogno di qualcuno che parli chiaro.
Ovviamente si complica il tutto. In questi due lunghissimi mesi a Sana è quasi impossibilitato chiamare a casa, così prende le distanze dai suoi amici storici e dalla neo-migliore amica Fuka Matsui (che sì, abbiamo tutti odiato!).
In questo stesso tempo a Tokyo arrivano pettegolezzi sulla relazione tra Sana e Naozumi che sembra essere più che un’amicizia.
Akito, ferito da quanto apprende dai giornali, inizia così una relazione con Fuka.
Quando Sana torna, però, rimane a dir poco scandalizzata e delusa dal comportamento dei suoi amici che hanno preferito credere alle chiacchiere dei tabloid invece che aspettare e sentire la verità dalla sua stessa voce.
Akito apprende così che Sana non è mai stata con Naozumi e tempo qualche pagina/episodio in cui Fuka lo ricatta psicologicamente – anche se poi si arrende – torna e si dichiara a Sana.
Vogliamo interrompere qui, solo perché è più o meno così che si conclude l’anime e se qualcuno ha voglia di proseguire la storia col manga, chi siamo noi per rovinare quello che verrà dopo?
In questo stesso tempo a Tokyo arrivano pettegolezzi sulla relazione tra Sana e Naozumi che sembra essere più che un’amicizia.
Akito, ferito da quanto apprende dai giornali, inizia così una relazione con Fuka.
Quando Sana torna, però, rimane a dir poco scandalizzata e delusa dal comportamento dei suoi amici che hanno preferito credere alle chiacchiere dei tabloid invece che aspettare e sentire la verità dalla sua stessa voce.
Akito apprende così che Sana non è mai stata con Naozumi e tempo qualche pagina/episodio in cui Fuka lo ricatta psicologicamente – anche se poi si arrende – torna e si dichiara a Sana.
Vogliamo interrompere qui, solo perché è più o meno così che si conclude l’anime e se qualcuno ha voglia di proseguire la storia col manga, chi siamo noi per rovinare quello che verrà dopo?
Come scritto prima, la storia intervalla momenti seri a scene di incalzante ironia. Tra temi come amore tossico, depressione e suicidio, veniamo catapultati in una realtà dove spesso gli adulti si prendono gioco dei bambini, credendo di poterli raggirare a proprio piacere solo perché piccoli.
Alla fine del manga i personaggi si affacciano all’adolescenza e grazie al loro passato mostrano una gradita maturità emotiva che riescono a mettere a disposizione del prossimo.
Nel 2010 in Giappone e nel 2019 in Italia, è uscito “Deep Clear”, sempre della Obana. È un manga cross-over tra “Kodocha” e “Honey Bitter” (altro lavoro dell’Obana) dove Sana e Akito sono adulti e sposati, ma non manca il mistero: lui si è allontanato da lei senza un vero motivo apparente. Ad aumentare la sensazione di angst (trad. “angoscia”) sappiate che Sana è incinta di pochi mesi.
In un solo articolo non abbiamo potuto parlare di tutto il manga, ovviamente. Vi invitiamo comunque a dire la vostra e a raccontarci quale scena – anche dell’anime – portate ancora nel cuore.
Alla fine del manga i personaggi si affacciano all’adolescenza e grazie al loro passato mostrano una gradita maturità emotiva che riescono a mettere a disposizione del prossimo.
Nel 2010 in Giappone e nel 2019 in Italia, è uscito “Deep Clear”, sempre della Obana. È un manga cross-over tra “Kodocha” e “Honey Bitter” (altro lavoro dell’Obana) dove Sana e Akito sono adulti e sposati, ma non manca il mistero: lui si è allontanato da lei senza un vero motivo apparente. Ad aumentare la sensazione di angst (trad. “angoscia”) sappiate che Sana è incinta di pochi mesi.
In un solo articolo non abbiamo potuto parlare di tutto il manga, ovviamente. Vi invitiamo comunque a dire la vostra e a raccontarci quale scena – anche dell’anime – portate ancora nel cuore.
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