Il secolo scorso ha già scardinato molti limiti sull’arte. L’opera di cui parleremo oggi, infatti, è un ulteriore riflessione sul senso delle pratiche artistiche.
Ma andiamo con ordine cronologico immergendo l’opera (o le opere) nel contesto storico.
Il creatore “originale” delle brillo boxes è il grafico Steve Harvey. Le brillo boxes erano pensate per contenere un oggetto (la spugnetta insaponata) che doveva essere venduto. La funzione della scatola (così come la funzione di qualunque confezione di un prodotto) era quella di renderla appetibile al consumatore. Di certo Steve Harvey non aveva intenzione di esporre quella confezione nei musei.
A quest’ultimo passaggio ci pensò Andy Warhol: nel 1964, il famigerato artista pensò bene di esporre un'opera che fosse una copia inequivocabile delle scatole già immerse nel commercio. Bene, la scatola che eravamo abituati a vedere nel supermercato, ora era diventata arte da museo. Geniale. Il trionfo e l’elogio del quotidiano.
Ma successivamente ci fu un ulteriore replica altrettanto controversa: nel 1968, in una mostra chiamata “Non Warhol”, l’artista Mike Bidlo espose una replica delle scatole di Warhol. Un’istallazione identica all’opera esposta da Warhol.
La copia di una copia di una copia.
A questo punto si riflette su quanto l’arte sia sempre una copia della realtà. Una rappresentazione che non sottrae al reale il suo valore ma ne evidenzia la presenza.
Quel reale sommerso che arriva direttamente sotto i nostri occhi.
Che sia lo scaffale di un supermarket, o che sia un’altra opera d’arte poco importa.
Come ci ha fatto intuire Arthur Danto, l’arte ha sempre un appiglio nel reale (anche quando il reale è immaginario), giacché l’opera è sempre a proposito di qualcosa e allo stesso tempo incarna il suo significato.
E qui, anche se l’opera è la stessa, i significati sono diversi:
- Le scatole di Harvey non sono considerate nel dominio dell’arte
- Le scatole di Warhol possono farci riflettere sulla bellezza del quotidiano, del contemporaneo e dei suoi criteri
- Le scatole di Bidlo ci permettono di riflettere sulla natura sfuggente dell’arte.
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