Tornano i nostri Must To Watch, quei film che vi consigliamo spassionatamente di recuperare o di riguardare per le ragioni più diverse. Oggi, infatti, vi consigliamo di recuperare Knives Out, primo capitolo della saga del detective Benoit Blanc che vi porta all’interno di un giallo letto sotto chiave commedia. Vi abbiamo parlato, nei giorni scorsi, del secondo capitolo di questa saga approdato da qualche mese sulla piattaforma di streaming di Netflix, ma qual è la chiave del successo di Rian Johnson?
Il successo di questa pellicola, oltre che dal pubblico, venne confermato dagli principali premi del 2020: venne candidato sia agli Oscar come miglior sceneggiatura originale, sia ai Golden Globe per il miglior film commedia o musicale, per il miglior attore in un film commedia o musicale a Daniel Craig, e per la miglior attrice in un film commedia o musicale a Ana de Armas.
Vi abbiamo già detto che vi erano state delle discussioni tra regista e distribuzione per la scelta del titolo del secondo volume. Johnson non voleva ripetere lo stesso schema e voleva evitare l’effetto sequel, ma si sa che il marketing cerca di calcare l’onda vincente e quindi è più facile presentare al pubblico una storia come il seguito di un’altra. Ma se nel secondo volume ci troviamo in una situazione post-pandemica dove finiscono sotto il mirino i “nuovi ricchi”, per la prima storia troviamo una critica nei riguardi dei classici ricchi: la borghesia che si “scanna” per l’eredità. La trama, infatti, si dispiega attraverso le più classiche caratteristiche del giallo, senza però abbandonare la voglia di far sorridere il proprio pubblico. Oltre ai volti famosi presenti nel cast, ci troviamo davanti a una pellicola che riesce a mantenere bene il ritmo della narrazione incalzando lo spettatore con i giusti tempi comici. In particolare le caratterizzazioni dei personaggi in scena spingono il pubblico a trovarli particolarmente ilari e odiosi. Sono molto estremizzati e i loro vizi costituiscono il nocciolo comico.
La morte di un importante milionario mette in moto la narrazione. Il mistero sul suo apparente suicidio coinvolge l’investigatore Benoit Blanc (Daniel Craig). L’uomo è stato ingaggiato da un anonimo per poter cercare di scoprire cosa si nasconde nell’ombra. Tutti i componenti della famiglia potrebbero avere il giusto movente per poter aver compiuto il delitto e per poter cercare la verità, l’investigatore cercherà di sfruttare l’incapacità nel mentire di Marta Cabrera. La cameriera, interpretata da Ana de Armas, vomita ogni qualvolta è in presenza di una bugia. Questo è un elemento fondamentale non solo per le indagini, ma anche per la sotto-trama. Il fatto che lei non riesca a tenere nulla dentro fa sorridere lo spettatore, lo fa rabbrividire a volte, e questo gioca come elemento timico. Si entra facilmente in empatia con Marta, infatti, fungerà da aggancio non solo per le indagini, ma soprattutto con il pubblico.
Come accade per il secondo capitolo, anche in questo caso la regia gioca con la caratterizzazione dei suoi personaggi, riuscendo a rendere questo mistery per niente scontato. Bisogna stare attenti ai movimenti di camera, agli zoom rapidi e allo spostamento del punto di vista per poter riuscire a seguire correttamente tutti gli indizi. Bisognerà osservare il punto indicato dalle lame pe poter riuscire a scavare tanto a fondo da trovare il movente più necessario per poter agire con una tale freddezza. La narrazione, così, può permettersi un un buon plot twist che riesce a far dubitare lo spettatore sia sulle abilità dell’investigatore, sia sulle reali intenzioni dei vari personaggi che restano pur sempre marginali.
I costumi sono originali e in linea con la scenografia. La casa, il suo mobilio, tutto riporta alla mente un’epoca quasi passata, come se quella che abbiamo davanti fosse l’epoca d’oro dei gialli. Poirot, Sherlock, i riferimenti potrebbero essere molteplici e tutti facilmente rievocati, nonostante in realtà sia un film ambientato ai giorni nostri. Anche l’ambientazione sembra essere più inglese che americana, nonostante sia comprensibile che in realtà si è in America; Marta è figlia di un’immigrata e la sua mancata reale nazionalità ci fa comprendere tutta la superficialità che denota i figli del milionario. Il tutto crea una bolla ferma nello spazio e nel tempo che è durevole solo per le indagini in corso.
Knives Out è quel film che serve per poter passare un paio d’ore in spensieratezza. Una commedia che, senza nessuna pretesa, fa il suo dovere ovvero intrattenere il suo pubblico.
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