È un lieto pomeriggio invernale nella casa di Idaa. Il via vai di questa città è sempre lo stesso dell’anno precedente, anche all’inizio del 1884 dopo le festività. Forse non sono ancora pronto a dire davvero addio al 1883, ma è andato via senza che mi accorgessi dei cambiamenti che ha apportato.
Idaa ed Erf stanno parlando con un tono troppo serio, ma io attualmente non ci sto capendo molto perché mi hanno fatto svegliare alle 8:00.
È ora di preparare il caffè. Non ho mai messo della droga lì dentro, ma ogni volta che porto loro quella bevanda, iniziamo a comportarci in maniera strana.
“Ricordo ancora quando l'ultimo momento fu il primo”
Queste sono le parole con le quali masochisticamente mi metto in mezzo a un discorso che probabilmente non mi riguardava.
Poi aggiungo: “Comunque è pronto il caffè!”.
Mentre sorseggiamo la bevanda pregiata, mi viene un’idea.
“Ma che ne dite se ora andassimo al cimitero?”
Erf risponde di sì entusiasta, mentre Idaa è molto irritata dalla cosa. Comunque alla fine si arrende e accetta. Mi dice:
“Va bene Lucagian, aro’zzem art am”.
Il caffè forse inizia a fare degli strani effetti alla cognizione, faccio a fatica a intendere la seconda parte della frase.
Oh no, non di nuovo, perché devo impersonare sempre io questo ruolo? E vabbè, quantomeno sto fuori dalla loro maledizione. Mi tocca comunque iniziare a mettere le due ragazze in guardia con una quartina ben assestata.
“La dame dall’innocente aspetto
Fuggono dall’assassina con sgomento…
Ma, alla fine di tutto, si ritroveranno al suo cospetto!
(Lucagian, l’assassina e le sue vittime)
Idaa ed Erf mi guardano con gli occhi di chi ha capito ma non avrebbe voluto capire.
Idaa: “No! Basta! è un contratto che è stato sciolto, un patto violato che non necessita ancora la nostra presenza”.
Erf: “A me la morte fa ridere, non credo che esista qualcosa di più divertente della morte”.
Lucagian: “Un marchio peggiore di quello di Caino incombe su voi, una maledizione che si propaga tra le epoche. Ci sono certi contratti che non possono essere sciolti nemmeno con la morte”.
Idaa: “Ho già chiesto all’universo e al direttore supremo, io ho fatto il possibile e non voglio più averne niente a che fare”.
Erf: “Lucagian ma sei proprio sicuro di non essere un gatto?”.
Lucagian: “Non potete impedire ciò che è accaduto e che accadrà per sempre. Anche se la sua maschera di carne sarà diversa, giungerà con il volto di un’innocenza perduta… E quando lo capirete sarà tardi, perché il ciclo si sarà già ripristinato. Il ciclo è infinito”.
Idaa: “Stai zitto! Non voglio saperne niente”
Erf: “Non temo nulla con George Harrison al mio fianco”.
L’effetto del caffè finisce e l’atmosfera sembra essere ritornata normale.
Idaa: “Ma che stavamo dicendo?”
Erf: “Mi sembra che Lucagian stesse parlando di un ciclo infinito”.
Lucagian: “Sì? Forse perché ho scritto una quartina sul ciclo mestruale… Volete leggerla?”.
Idaa non risponde ma fa un’espressione che mal cela il fatto di essere leggermente divertita dalla cosa.
Erf: “Leggila pure, così poi andiamo al Verano”.
Prendo il mio piccolo quaderno e intono la voce per leggere.
“Flusso incessante: una vita rimossa
In questa tempesta di marea rossa,
è dolore funereo, una piaga insidiosa,
le spine più pungenti della rosa”.
(Lucagian, “Mestruo”)
Idaa: “Io certe cose le farei conoscere al mondo”.
Erf: “Mi chiedo se anche il mestruo sia colpa di quella volta che Pandora è andata via…”
Sentendo quella frase inizio a riflettere… Questo e altri interrogativi formulati nella nostra mente sono destinati a cadere nel vuoto di un’intuizione lontana.
Ma ora basta crucciarsi, è tempo di rinfrancare i nostri spiriti al cimitero.
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