A…ssecondare! Questa è la parola d’ordine che contraddistingue la nuova commedia di e con Fabio De Luigi. Tre di troppo è arrivato in sala e ha inaugurato il 2023 con l’accesso al cinema. Una pellicola che affronta la delicata (specie nel nostro paese) tematica della genitorialità tra coppie che non vogliono avere figli e chi ne ha tanti da perdere totalmente la pazienza.
Marco (Fabio De Luigi) e Giulia (Virginia Raffaele) sono una coppia sposata senza alcun figlio. Al contrario loro, tutti i loro amici hanno messo al mondo la propria prole. I loro stili di vita, quindi, sono inconciliabili e tra gli amici serpeggia un po’ di invidia e di reciproca incomprensione: da una parte non si compre il cambiamento e le ansie della genitorialità; dall’altra, invece, gli amici vivono male la loro totale indipendenza. Successivamente a una festa di compleanno, sarà proprio una delle loro amiche a maledirli, augurandogli di avere dei figli – molti – così da poter vivere quello che loro provano sulla propria pelle tutti i giorni.
L’essere genitori è una scelta. Prendersi cura di un’altra vita, convivere con le ansie e le preoccupazioni, le gite e le partite a calcetto. Uno stile di vita che non è fatto per tutti. Marco e Giulia vivono la loro vita priva di prole occupandosi si se stessi e dei loro interessi. Uno è un barbiere, l’altra è la direttrice della Rinascente; il venerdì sera ballano e si prendono cura del loro rapporto coniugale. La maledizione che piomba loro addosso li fa diventare genitori all’improvviso di tre bambini: Simeone (Valerio Marzi), Sofia (Greta Santi) e Max (Francesco Quezada).
Come ogni commedia che si rispetti, la maledizione raggiunge il suo compimento quando il “percorso alla genitorialità” fa il proprio corso. I due, infatti, durante il corso della narrazione capiranno di non volersi liberare di quei tre sconosciuti ragazzini, al contrario nel loro “assecondare” la situazione si ritrovano incapaci di separarsi da loro. In questo senso, la commedia non prende una reale posizione. L’accettazione della genitorialità e la ricerca finale che accompagna i due protagonisti fa assumere al tutto un tono buonista nel quale la famiglia vien messa la primo posto. Forse rischiando un po’ di più, lasciando i due senza figli, si sarebbe presa una posizione in grado di giovare maggiormente alla comprensione del prossimo. Non tutti possono diventare genitori, non tutti vogliono esserlo, non tutti… D’altra parte, però, è anche dolce il finale che è stato scelto. Restiamo sul vago perché non vogliamo farvi troppi spoiler, ma potete facilmente intuire dove si voglia arrivare dalle premesse che abbiamo fatto.
Il film, comunque, funziona molto bene. Le gag sono ben oliate all’interno di una narrazione molto semplice e lineare. La maledizione, con la presenza dell’uomo cicogna, conferisce un sapore un po’ fantasy tipico dei “what if”. Il tutto è giocato con estremo equilibrio creando una sintonia solida con il proprio pubblico. Le risate sono assicurate, perché De Luigi e Raffaele funzionano perfettamente come coppia scenica: belli e simpatici entrambi, sono una perfetta combo di battute e ironia. I tre figli sono ottimi interpreti all’interno di un contesto paradossale nel quale loro sono oggetto, causa e desiderio. Il rapporto che si crea tra genitori e figli è quanto di più sano possa esistere: figli che comunicano con i propri genitori insieme a una reciproca, intima e profonda conoscenza.
Tre di troppo è la commedia giusta per poter aprire con un sorriso l’anno nuovo e i numeri che sta registrando al botteghino confermano questo trend.
Nessun commento:
Posta un commento