Ordine, regole, nessuna eccezione. Ribellione, forza, spensieratezza. Caratteristiche ben contraddistinte che riescono a muovere la narrazione del musical arrivato nel palinsesto di Netflix. Quando si toccano capisaldi dell’infanzia non è mai facile riuscire a vincere la barriera del pregiudizio che il pubblico avrà nell’approcciarsi al nuovo prodotto. Matilda il musical diretto da Matthew Warchus è il rifacimento dell’omonima opera teatrale tratta dal romanzo di Roald Dahl. Una pellicola che tocca un mito anche per chi non ha letto il romanzo, ma è cresciuto con il film trasmesso su Italia1. Tutti, chi più chi meno, ricorderanno “Matilda sei mitica”, la storia di una ragazzina che grazie alla sua intelligenza riusciva a “sconfiggere” la stupidità e il rifiuto dei suoi genitori.
Il musical di Netflix, quindi, rimaneggia qualcosa di saldo e solido per l’infanzia di tutti noi, ma gli conferisce nuova linfa vitale. Non ci gireremo intorno, il film ci è piaciuto moltissimo: il suo entusiasmo è coinvolgente e la sua voglia di ribellione colpisce gli animi. Chi, infatti, è cresciuto, ma non ha mai smesso di sognare sente dentro di sé quel senso di rivalsa che caratterizza Matilda e i suoi compagni. La sua storia è nota a tutti, come abbiamo già detto, Matilda che si contrappone alla terribile e dispotica Signorina Trunchbull (i più avranno familiarità con la sua traduzione). La preside della scuola non ammette eccezioni alle regole, al contrario ne esalta l’efficacia e intende insegnare mantenendo il punto ben saldo.
Tutta l’aria che si può respirare, nei testi ben pensati di queste canzoni, è la voglia dei più piccoli di far sentire la potenza dei propri sogni. Non importa, infatti, che età effettivamente si ha, non importa quanto piccoli si possa essere se si è in grado di pensare con la propria testa. Uscire fuori dagli schemi non è facile, essere l’eccezione alla regola ti complica la vita, ma Matilda ci insegna come non si può fare a meno di urlare la propria differenza. Rispetto a ciò che finora abbiamo avuto modo di vedere, questa pellicola si contraddistingue per il contrasto dei suoi toni. Il film si apre con un’ambientazione tutta pastello, toni caldi e gioviali che annunciano il lieto evento di avere dei figli, ma proprio nei toni si palesa la prima contraddizione. Al contrario degli altri genitori, quelli di Matilda non sono felici di aver avuto una figlia; la percepiscono come quasi una disgrazia da trattare con totale disinteresse. Sarà la sua forza d’animo a lasciarla andare alla fantasia.
Lei, come l’escapologo di cui racconta, si libera dalle catene del quotidiano rifugiandosi nella cultura. La lettura, la matematica, gli insegnamenti scolastici non sono visti come una costrizione, al contrario si fa vessillo di libertà se insegnata con amore e dedizione. La signorina Honey, in tal senso, fa la differenza perché lei è ingabbiata tanto quanto i ragazzini perché non ha mai sepolto la sé bambina.
Le storie come voce della verità raccontate con tanto ardore da renderle appassionanti e coinvolgenti. Matilda è un’ottima narratrice, lei così come la sua piccola interprete che con i suoi grandi occhi blu riesce a comunicare tutte le emozioni che la contraddistinguono. Tutta la sua voglia di libertà, tutto l’essere il centro di un ciclone, tutto trova eco all’interno delle sue espressioni. La telecamera riesce a esaltare i talenti in scena, coreografata esattamente come lo sono i balletti che muovono i ragazzi. Emma Thompson è stupendamente inquietante nella sua interpretazione della terribile Aghata Trunchbull.
Matilda il musical entusiasma, coinvolge e spinge a lottare esattamente come ogni più piccola unità al suo interno.
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