Vi ho già raccontato della mia esperienza nel presente che ora non è altro il futuro in cui avrò i natali.
Troverete a questo link la prima parte del mio viaggio, ma ora è il momento di parlare di ciò che venne dopo.
In realtà quando scesi dal bus non mi ritrovai subito nell’Umanesimo, e questo lo si evince dalla fine del racconto precedente… prima dovetti brevettare un viaggio nel futuro. Ebbene sì, ero finito nel Medioevo italiano. Che guaio, dovetti imparare il volgare per comunicare, ci impiegai mesi. Nessuno per fortuna chiedeva documenti, mi bastò iniziare a lavorare per integrarmi nella società del tempo. Ma io sapevo che non sarei dovuto permanere lì. Fare la scienza moderna nel medioevo fu difficile, ma non impossibile. Mettendo da parte un bel gruzzolo di denaro, potevo permettermi i miei esperimenti. Io, all’epoca ancora conosciuto come Roger Stredinger, ero un uomo del futuro tra trogloditi. Ogni tanto mi lasciavo scappare qualche conoscenza del domani, ma per fortuna non mi capivano. Ricordo ancora il mio primo giorno di lavoro come minatore.
Roger Steedinger: È arrivato il momento, dobbiamo fare delle gallerie per i treni.
Minatore 2: Cos’è un treno?
Roger Stredinger: Non lo so, ma tu inizia a scavare.
Quegli sciocchi non capivano, e non potevano capire… spiegare loro il funzionamento di un treno sarebbe stato come descrivere le melodie di Mozart a un sordo dalla nascita.
Il treno avrebbe potuto permettermi di viaggiare qualche secolo nel futuro, giusto in tempo per porre le basi della scienza moderna. Ovviamente non potevo far sapere i miei progetti a quella generazione arretrata, per cui feci tutto di nascosto al favore delle tenebre.
Poveri sciocchi. Credevano sul serio che scavavo per raccogliere minerali, in realtà quella galleria avrebbe dovuto accogliere il primo treno della storia. Nonché la prima macchina del tempo.
Fu difficile lavorare con legno e ferro, ma grazie alle mie conoscenze e all’aiuto di un fabbro, riuscì a creare ciò.
Purtroppo sapevo che non potevo fidarmi del fabbro, e la notte in cui sarei dovuto partire, tre soldati armati di balestre mi tesero un'imboscata all’entrata nascosta della miniera, lì dove avevo lasciato treno e rotaie. Lui aveva contattato le autorità accusandomi di essere un mago malvagio. Avevo appena ultimato i miei calcoli ed ero pronto per partire, ma fui accusato di stregoneria.
Per fortuna mi fu facile ingannare quegli allocchi, mi bastò dare conferma di essere uno stregone.
Roger Salinger: Certo che voi tre avete davvero fegato. Pensate che vi basti scoccare una freccia per liberarvi di me? Certamente ucciderete il mio corpo, ma la mia maledizione e il mio spirito vi tormenterà in eterno, cagionandovi un fato che vi farà desiderare di non esser mai nati.
Tutti e tre si guardarono abbassarono lentamente le loro armi. Guardarono il treno che avevo costruito e capirono che non ero di questo mondo. Le luci della miniera facevano apparire sinistra la mia macchina.
Uno di loro deglutì dallo sgomento e iniziò a scappare. Gli altri tue si guardarono un attimo impietriti per poi fuggire via anche loro.
Dopo quel momento riuscì a sistemare gli ultimi calcoli e viaggiai fino all’Umanesimo.
Vidi con soddisfazione di essere riuscito a replicare la tecnologia del 519b e arrivai in un Italia più avanzata. Fu da quel giorno in poi che mi finsi pisano e iniziai a farmi chiamare Galileo.
Certo, non ebbi una vita facile in quel periodo, la chiesa dell’epoca non volle accettare le mie teorie. Eppure mi sentivo tranquillo, perché sapevo già a chi la storia avrebbe dato ragione.
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