Non c’è persona che non conosca questa canzone. È un po’ come "Albachiara" di Vasco Rossi, "Giudizi Universali" di Samuele Bersani, "Quello che le donne non dicono" di Fiorella Mannoia o, se vogliamo riavvicinarci a Masini, questa canzone è un po’ come "Bella stronza" e semplicemente non potete non conoscerla.
L’idea di questo articolo nasce in modo strano: ogni anno da
ancor prima che 4Muses esistesse anche solo nell’anticamera dei nostri
cervelli, è tradizione per noi fare una tombolata con tanto di karaoke,
in cui vengono cantate una sfilza di canzoni che siamo abbastanza sicure di non
poter nominare adesso.
Inutile dirlo, ma non vi immaginate il nostro momento karaoke - o qualsiasi momento
karaoke, in realtà - come uno in cui è presente anche solo un briciolo
di sobrietà. Eppure, anche da modificate riusciamo ad avere idee per degli articoli.
Scritta dallo stesso Marco Masini insieme a Giancarlo Bigazzi (co autore di alcuni dei brani più iconici conosciuti nel panorama italiano, tra cui "Ci vorrebbe il mare" e di numerose altre canzoni di Masini e de "Gli uomini non cambiano" di Mia Martini, “Gli altri siamo noi” di Umberto Tozzi, "Montagne verdi" di Marcella Bella e "Rose rosse" di Massimo Ranieri) e Giuseppe Dati (anche lui co autore di numerose canzoni di Masini, ma anche di brani come "Cirano", "Don Chisciotte" e "Cristoforo Colombo" di Francesco Guccini, "Volevo dirti che ti amo" di Laura Pausini, "Cosa resterà degli anni ‘80" di Raf e "Io credo in me", famosissima sigla di Naruto cantata da Giorgio Vanni), la canzone è il singolo pubblicato nel 1993 estratto dall’album "T’innamorerai" del Gennaio 1993.
"Quando ho smesso
di studiare
Per campare d'illusioni
Sono stato il dispiacere
Di parenti e genitori
Ero uno di quei figli
Sognatori adolescenti
Che non vogliono consigli
E rispondono fra i denti
Vaffanculo
Vaffanculo"
Vista la nostra emotività, non ci stupisce vedere come anche
in un nostro momento di puro divertimento ci venga facilissimo dissociarci
completamente da quest’ultimo e iniziare a pensare alle parole o alle
situazioni che ci toccano particolarmente.
Così, urlando le parole di questa canzone ("non può di certo essere cantata in
altro modo") e abbracciate l’una all’altra, abbiamo pensato a quanto ci ha fatto
male essere quelle figlie che rispondevano tra i denti "vaffanculo", abbiamo
pensato a quanto coraggio abbiamo avuto nel dire "papà, mamma, non voglio
continuare con gli studi, voglio dedicarmi al blog a tempo pieno" e a quanto
fiato ci è mancato nel pensare di essere le uniche nella famiglia a non voler
seguire il percorso lineare che tutti si aspettano debba essere seguito per
forza, perché è sempre stato così (quello del: vado alla materna,
poi alle elementari, alle medie, alle superiori, all’università e
successivamente mi trovo un bel lavoro per andare in pensione tra quarant’anni
e viversi - forse - la vecchiaia in pace).
Abbiamo pensato a quanto coraggio devono aver avuto Masini, Lennon (che
si sarà sentito ripetere la frase "La chitarra va bene, John, ma non ti darà
certo da mangiare" da sua zia Mimi non sappiamo quante volte), la Nannini,
Renga e chissà chi altro nel mandare a quel paese i parenti e genitori
che non credevano in loro.
Ma soprattutto, pensiamo a quanto potrebbe essere stato altrettanto difficile
(se non addirittura più difficile) accettare successivamente l’appoggio di
quest’ultimi. È fin troppo facile riconoscere qualcuno come talentuoso quando è
già “arrivato”, già famoso o realizzato.
"Siamo tutti
conformisti
Travestiti da ribelli
Siamo lupi da interviste
E i ragazzi sono agnelli
Che ti scrivono il dolore
Nelle lettere innocenti
E la loro religione
È di credere ai cantanti
Ma li trovi una mattina
Con la foto sul giornale
In quell'ultima vetrina
Con la voglia di gridare al mondo
Vaffanculo
Vaffanculo
Mi dimetto da
falso poeta
Da profeta di questo fanclub
Io non voglio insegnarvi la vita
Perché ognuno la impara da sé"
Lo sa bene Frè, una delle quattro muse di questo blog che
nei primi anni 2000 si è vissuta l’esperienza del suddetto fanclub, ma in
realtà lo sanno bene tutti quelli che hanno provato in un determinato momento
della loro vita (solitamente in età pre-adolescenziale e adolescenziale)
quell’amore spassionato per un cantante, un attore, un calciatore o per una
qualsiasi altra immagine pubblica, lo sanno tutte quelle persone che idolatrano
così tanto un personaggio pubblico da pendere dalle sue labbra e non riuscire
più a pensare con il loro cervello.
Esagerato, dite? Noi crediamo di no. Siamo convinte che Masini cantando quelle
parole abbia azzeccato in pieno il meccanismo - spesso e volentieri malato -
che nasce all’interno delle persone che vedono qualcuno come se fosse la loro
intera vita, ma anche di chi pensa che un personaggio pubblico abbia il dovere
morale di insegare la vita al proprio pubblico. Volete una notiziona flash? Non
è così.
Certo, arrivati a un determinato punto si ha molta più responsabilità nei
confronti di chi ascolta, ma la sua parola non è legge e non deve
esserlo.
Anche il personaggio pubblico più importante e influente al mondo alla fine
della giornata è solo un essere umano con i suoi difetti, i suoi traumi, le sue
debolezze, il suo caratteraccio… pensare che debba essere perfetto in tutto e
per tutto è una delle menzogne più grandi esistenti.
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