giovedì 27 gennaio 2022

#Pensieri: Cara Messina

“I left behind the home that you made me
But I will carry it along”
Shelter, Porter Robinson & Madeon
Cara Messina,
È passato molto tempo dall’ultima volta che ho avuto la possibilità di osservarti e apprezzarti. Qualche giorno fa sono giunto in stazione, e stavolta non eri solo di passaggio.
La piazza antistante era quasi un miraggio, un sogno lucido che proiettava una giornata serena in un tempo perduto, ma che forse non è mai passato. L’aria che si respira è la stessa, sorprendentemente leggera per essere quella di una città.

Mi sono sentito travolto da sensazioni positive a ogni passo sui marciapiedi, a ogni sguardo tra gli edifici e le sporadiche opere di street art, a ogni carezza lasciata sul muro che separa la strada dal porto.
Nostalgia indefinita che mi stai nutrendo l’anima, quanto di me ho lasciato in questo luogo? O meglio, quanto di questo luogo è rimasto in me? Dopo che ho conseguito la laurea triennale, i nostri contatti sono stati sempre più radi, fino a svanire una volta che ho deciso di trasferirmi.

Ora sono di nuovo qui, ad ammirarti tra una piazza e l’altra, mentre il giorno scorre e fa il suo corso.
E frammenti di passato si ricostituiscono vividi, mostrandomi ciò che ho vissuto.
La strada che ho iniziato a percorrere in autunno per arrivare alle lezioni universitarie, la stessa che tra l’inverno e la primavera sembrava acquisire nuovi colori. E poi, nel periodo natalizio, quelle strade fredde del centro, gremite di gente che acquistava regali, il tutto accompagnato dalla musica festiva diffusa per tutta la via. E dopo, quel calore ridente che ti caratterizzava d’estate, che illuminava gli spazi e i cuori.

Mentre rivedo alcuni scenari, un sussulto proviene da dentro, come se il tempo non fosse davvero passato.
Ti ricordo di giorno, ti ricordo di notte. Ogni percorso, ogni scorciatoia mutava tra le ore. Brulicavo tra quelle strade nei diversi momenti del giorno, e mai me ne stancavo.
Giorno dopo giorno, stagione dopo stagione, acquisivo ricordi spensierati che avrei custodito con cura. Da solo o in compagnia, alla ricerca di scorci nascosti, o di paesaggi che sottraevano il respiro per un istante. Quel mare, visto da vicino o da lontano, emanava una bellezza mitologica. Lo stesso mare di cui Pascoli scrisse a riguardo “se ci tuffi una mano, gocciola d’azzurro”.
E alla fine ritornavo sempre dov’ero arrivato, ad aspettare un altro treno, ma sempre pronto a rivederti presto.

D’un tratto mi ridesto, e mi rendo conto che tutto ciò è ancora lì ed è sempre stato lì. Semplicemente, io non l’ho più visto, ma nulla di quel susseguirsi ciclico è svanito.
E a me va bene così, augurandomi che molte altre persone possano viverti come t’ho vissuta io.
E anche se ora mi trovo distante, proiettato oltre per percorrere altre strade alla ricerca di nuove esperienze, ti ringrazio ancora per tutto ciò che è stato.

[Info]
Il racconto è stato scritto da Gianluca Boncaldo!
Se siete interessati a conoscerlo, ci lasciamo i suoi contatti: 
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