Attenzione: questo articolo è stato scritto il 22 dicembre 2021.
Avete presente quando nei film il protagonista rimane fermo, mentre la vita attorno a lui scorre frenetica, avvenimento dopo avvenimento, e lui si guarda spaesato, cercando di capire il filo conduttore tra l’uno e l’altro? È come impietrito, ma gli occhi corrono da una parte all’altra, non sapendo bene a quale frammento di vita dare più importanza. Forse avete fatto un sogno simile, o magari vi ci siete sentiti in un momento della vostra vita.
Ecco, io mi sono sentita così mentre mi lavavo i denti, poco tempo fa. La mia routine è un po’ la stessa: mi alzo, sistemo, leggo… oggi mi sono fatta anche la pedicure, ho scelto il mio “rosso settembre” come colore da mettermi sulle unghie per gli ultimi giorni di mare. Il clima è ancora caldo, ma il sole tramonta prima dell’orario di cena e a me non serve il calendario per capire che ormai è autunno.
Ecco, io mi sono sentita così mentre mi lavavo i denti, poco tempo fa. La mia routine è un po’ la stessa: mi alzo, sistemo, leggo… oggi mi sono fatta anche la pedicure, ho scelto il mio “rosso settembre” come colore da mettermi sulle unghie per gli ultimi giorni di mare. Il clima è ancora caldo, ma il sole tramonta prima dell’orario di cena e a me non serve il calendario per capire che ormai è autunno.
Insomma, mi stavo lavando i denti, ho sputato il dentifricio sul lavandino, ho risciacquato, e mentre mi guardavo allo specchio, ho avuto quel flash: il mondo che andava avanti veloce e io che non capivo i come e i perché.
In un solo attimo si sono affacciati pensieri demoni, quelli che chi ha l’Ego Cancro o Pesci (parliamo di archetipi astrologici) ama tantissimo, quelli che ti fanno sentire in colpa anche per ciò che non è tua responsabilità. E per chi come me ha entrambi, serve a poco ripetersi la frase di Masini della canzone “Ali di cera”: “Non prenderti le colpe che non hai”.
In un solo attimo si sono affacciati pensieri demoni, quelli che chi ha l’Ego Cancro o Pesci (parliamo di archetipi astrologici) ama tantissimo, quelli che ti fanno sentire in colpa anche per ciò che non è tua responsabilità. E per chi come me ha entrambi, serve a poco ripetersi la frase di Masini della canzone “Ali di cera”: “Non prenderti le colpe che non hai”.
Tutto è nato da un pensiero innocente dopo aver visto un meme dal forte black humour: “Sei nata dalla parte giusta del mondo”. Perché sì, abbiamo i nostri problemi. Qui abbiamo l’omofobia, il razzismo, un futuro incerto, amici in vacanza che ci mandano foto e video degli incendi, se riusciremo a fare una seconda stagione di radio… insomma, i problemi non ci mancano.
Eppure le nostre città non sono state prese d’assalto da gruppi di fanatici religiosi. Eppure abbiamo la libertà di ascoltare la musica, di parlare, cantare, ridere. Di vestirci come vogliamo e di entrare in una Chiesa anche se non siamo credenti. In effetti, abbiamo la libertà di poter dire anche: “Io non credo in Dio”. I bambini che conosciamo hanno tutti il pieno diritto all’infanzia, e sono tutelati da una legge che impedisce loro di lavorare.
Non voglio sfociare nel classico articolo mainstream coccoloso e pieno di retorica, ho anche l’archetipo del Sagittario, sfocerei nel ridicolo e so che non è da me. Ciò che mi ha fatto riflettere, in realtà, è il mondo malato in cui viviamo.
Mi correggo, non è il mondo. Il nostro pianeta Terra non ha alcuna colpa, è l’umanità. La razza umana è schizofrenica.
"Schiżofrenìa s. f. [dal ted. Schizophrenie, comp. di schizo- «schizo-» e -phrenie «-frenia»]. – In psichiatria, psicosi dissociativa caratterizzata da un processo di disgregazione (dissociazione) della personalità psichica; si manifesta con gravi disturbi dell’attività affettiva e del comportamento che possono assumere forme diverse distinte in s. semplice, s. catatonica, s. ebefrenica, s. parafrenica, s. paranoide."
-Definizione Treccani
Non voglio neanche sminuire questo disturbo mentale, anzi. Se seguite il blog e la radio, sapete benissimo quanto ci stia a cuore il tema della salute mentale, di quanto in pieno lockdown scrivevamo sì dell’importanza della salute fisica, ma che non doveva essere più importante di quella mentale.
Ma vedete, l’umanità tende a comportarsi come se le importasse di tutto, ma in realtà non le importa di niente. Punta il dito sui governi, sugli incendi, su chi inquina, e poi compra a poco prezzo su Internet. Prega per le persone vittime di un regime totalitario, poi insulta il prossimo se la pensa diversamente. Fa post strappalacrime sull’importanza di salvare cuccioli da un canile, poi compra vestiti fatti a mano da bambini sfruttati dall’altra parte del mondo. E fa tutto ciò senza il minimo senso di colpa, senza ritegno, senza neanche pensarci.
E in un solo attimo mi sono sentita male, ho soffocato il pianto (mai reprimere le proprie emozioni, ammetto di aver sbagliato) per tutto il male che ho provocato e che a effetto domino provochiamo tutti quanti. Ovvio, non posso prendermi le colpe che non ho, ma esse ci sono lo stesso.
Il percorso che faccio insegna ad accettare ogni ombra al mio interno, ma quando sono troppe a parlare, a urlare, cedo. Perché a volte mi sento congelata, inerme. Perché non sono abbastanza, perché non faccio abbastanza per quel bambino che oggi morirà di fame, per quella donna stuprata, o quel ragazzo picchiato perché gay.
Insomma, qual è l’intenzione di questo articolo? Non c’è, non so neanche se verrà pubblicato. Forse sto scrivendo solo per non piangere, per avere l’illusione di parlare all’umanità, finché c’è.
Quando sono andata dalla dottoressa per capire se potevo vaccinarmi - visti alcuni problemi di salute -, mi ha chiesto: «Hai paura degli effetti a lungo termine del vaccino?» ho sorriso scuotendo la testa. Lei ha aggiunto: «Brava, anche perché non ci saremo tra dieci anni.».
Forse è questo il punto. Nonostante gli appelli, la nostra voglia di fare, la forza delle nuove generazioni, nella realtà dei fatti, stiamo accettando passivamente che tra dieci anni non ci sarà la società che conosciamo adesso.
Il pianeta andrà avanti per altri miliardi di anni, come è giusto che sia. Ma noi ci stiamo dando addosso, ci massacriamo, ci annientiamo, solo per avere quell’insignificante istante di “felicità”.
E allora? Chissenefrega! Se tra dieci anni non ci sarà più nulla, possiamo fregarcene, no? No. Non possiamo disinteressarci, ma allo stesso tempo non sappiamo come cambiare.
Se solo ci fosse, oggi è uno di quei giorni in cui vorrei spingere il tasto “pausa”, come nei videogiochi. Pausa e interrompi tutto, guardi la schermata, vedi bene cosa devi fare, ragioni. Pensi a quale strategia utilizzare per poter finire il livello con più vite possibili.
Ma vedete, l’umanità tende a comportarsi come se le importasse di tutto, ma in realtà non le importa di niente. Punta il dito sui governi, sugli incendi, su chi inquina, e poi compra a poco prezzo su Internet. Prega per le persone vittime di un regime totalitario, poi insulta il prossimo se la pensa diversamente. Fa post strappalacrime sull’importanza di salvare cuccioli da un canile, poi compra vestiti fatti a mano da bambini sfruttati dall’altra parte del mondo. E fa tutto ciò senza il minimo senso di colpa, senza ritegno, senza neanche pensarci.
E in un solo attimo mi sono sentita male, ho soffocato il pianto (mai reprimere le proprie emozioni, ammetto di aver sbagliato) per tutto il male che ho provocato e che a effetto domino provochiamo tutti quanti. Ovvio, non posso prendermi le colpe che non ho, ma esse ci sono lo stesso.
Il percorso che faccio insegna ad accettare ogni ombra al mio interno, ma quando sono troppe a parlare, a urlare, cedo. Perché a volte mi sento congelata, inerme. Perché non sono abbastanza, perché non faccio abbastanza per quel bambino che oggi morirà di fame, per quella donna stuprata, o quel ragazzo picchiato perché gay.
Insomma, qual è l’intenzione di questo articolo? Non c’è, non so neanche se verrà pubblicato. Forse sto scrivendo solo per non piangere, per avere l’illusione di parlare all’umanità, finché c’è.
Quando sono andata dalla dottoressa per capire se potevo vaccinarmi - visti alcuni problemi di salute -, mi ha chiesto: «Hai paura degli effetti a lungo termine del vaccino?» ho sorriso scuotendo la testa. Lei ha aggiunto: «Brava, anche perché non ci saremo tra dieci anni.».
Forse è questo il punto. Nonostante gli appelli, la nostra voglia di fare, la forza delle nuove generazioni, nella realtà dei fatti, stiamo accettando passivamente che tra dieci anni non ci sarà la società che conosciamo adesso.
Il pianeta andrà avanti per altri miliardi di anni, come è giusto che sia. Ma noi ci stiamo dando addosso, ci massacriamo, ci annientiamo, solo per avere quell’insignificante istante di “felicità”.
E allora? Chissenefrega! Se tra dieci anni non ci sarà più nulla, possiamo fregarcene, no? No. Non possiamo disinteressarci, ma allo stesso tempo non sappiamo come cambiare.
Se solo ci fosse, oggi è uno di quei giorni in cui vorrei spingere il tasto “pausa”, come nei videogiochi. Pausa e interrompi tutto, guardi la schermata, vedi bene cosa devi fare, ragioni. Pensi a quale strategia utilizzare per poter finire il livello con più vite possibili.
Il tasto pausa, però non c’è.
“Fai finta che sia tutto ancora da inventare e non lasciare mai/che niente possa disinnamorarti il cuore e non cercare più/una ragione a questo tempo che ci trascina via con sé,/perché anche questa vita ancora vita è!”
-Marco Masini, Ancora vita è
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