Attenzione, questo articolo potrebbe contenere spoiler sulla serie.
Chiedete a un artista cos'è per lui l'arte e preparatevi per una delle conversazioni (o monologhi, perché quando attacchiamo a parlare non ce n'è per nessuno) più strane che possiate avere.
Sebbene quest'opera sia piuttosto famosa, noi ammettiamo senza problemi che ne siamo venute a conoscenza solo quando, aprendo Netflix prese da un moto di noia, la prima cosa che ci è apparsa sotto la sezione delle novità è stata è stata: "Blue Period: nuovi episodi".
Poi, nel giro di due giorni quattro persone sono venute a scriverci in privato e a dirci: "Potrebbe piacervi Blue Period, lo conoscete? Dovreste guardarlo" e per noi era fatta, dovevamo guardarlo.
Nato dalla penna e dalla mente della mangaka Tsubasa Yamaguchi, viene pubblicato per la prima volta il 24 Giugno 2017 su "Afternoon", una rivista mensile giapponese di opere seinen (con il termine "seinen" in giappone si fa in genere riferimento a un uomo non ancora integrato nel mondo del lavoro e non indipendente economicamente; di solito viene utilizzato per gli universitari) e successivamente in Italia dal 16 Settembre 2020.
Se parliamo di arte e l'opera si chiama "Blue Period", supponiamo che in molti avranno già capito che l'origine del suo nome prende spunto dal profondo periodo di depressione che il pittore Pablo Picasso visse dopo la scoperta della morte del suo caro amico Carlos Casagemas, chiamato appunto "Periodo Blu".
E questo nome sembra perfettamente in linea con quella che è la storia del nostro protagonista, Yatora Yaguchi, studente al penultimo anno delle superiori.
Studente modello, pragmatico, votato alla logica e alla praticità, ma a tratti anche ribelle e casinista - soprattutto in compagnia dei suoi amici -. Penserete che in realtà lui sia una persona equilibrata e che sa divertirsi quando deve, ma la realtà che ci viene sbattuta davanti quasi subito è ben diversa: lui non ha una personalità vera e propria, fa quello che fa per piacere (nell'anime ci viene fatto l'esempio del fumo più volte), è quello che è perché indossa una maschera, e lo fa per pura e semplice apatia e
menefreghismo nei confronti del mondo... Pensa di dover trovare un lavoro che gli faccia guadagnare dei soldi e vivere una vita normale, ma non gli interessa veramente sapere il come, il quando o il perché delle cose.
"Orticaria? Di solito non è dovuta dallo stress?" |
Eppure questa sua maschera è destinata a cadere, ma lui non lo sa e non lo accetterà subito. Pian piano riceverà sempre più stimoli e rimarrà sempre più affascinato da cose che prima nemmeno guardava per sbaglio: le prime ore del giorno a Shibuya e la sua alba, per fare un esempio.
Yatora inizierà un processo di accettazione, capirà sempre di più che la sua maschera non può reggere e che deve abbandonarsi all'unica cosa che per la prima volta nella sua vita gli fa provare qualcosa.
Un'altra cosa, però, sarà da subito ben chiara sia a noi spettatori che al protagonista stesso: la strada non è di certo facile e senza ostacoli.
Perché ricordiamoci sempre che l'arte dà tantissimo ma richiede e pretende altrettanto (se non, forse, di più), tra notti insonni, mal di testa, stanchezza e sacrifici costanti.
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