In moltissime interviste, persino in quella che Lady Gaga ha rilasciato a Fabio Fazio a "Che tempo che fa" si è voluto ribattere sul fatto che: House of Gucci sarebbe stato un film che avrebbe parlato dell’oppressione femminile all’interno di un mondo maschilista. Sapete quanto in realtà di questo c’è all’interno della pellicola? Non ci avete fatto caso?
Beh… mettetevi comodi perché ci pensiamo noi di 4Muses a sviscerare, ulteriormente, quelli che sono i difetti di questa pellicola. Abbiamo, del resto, già fatto la recensione dell’articolo, ma forse il nostro pensiero non ha trovato uno spazio esaustivo all’interno di quelle parole, quindi vogliamo fare un approfondimento sul personaggio di Patrizia Reggiani e sul modo con cui il film cerca di dipingerla e il background che vi costruisce alle spalle.
Patrizia Reggiani Martinelli nacque a Vignola, nella provincia di Modena, il 2 dicembre 1948. Nonostante tutti la conoscano, a oggi, come la Signora Gucci e lei continui a usare il cognome da vedova, ha praticamente tre cognomi che sono indicatori della provenienza della donna. Reggiani, infatti, il cognome con cui comunque viene appellata, è il cognome del padre adottivo: Ferdinando Reggiani, imprenditore che sposò sua madre quando lei era ancora giovane. Matrimonio che le fece acquisire il denaro per poter frequentare i migliori salotti milanesi. Come spesso, però, studiosi di criminologia hanno voluto sottolineare descrivendo il profilo di Patrizia: avere i soldi non vuol dire appartenere davvero a quell’ambiente, cosa che la spinse nel corso della sua vita a cercare un compagno che potesse darle in definitiva quello status. Durante una festa nella Milano Bene, una delle sue amiche (secondo il racconto della stessa Reggiani) la spinse a intrattenere Maurizio Gucci, cosa che a quanto pare fece scattare un’ossessione tanto forte da parte dell’uomo da chiederle di sposarlo al primo appuntamento.
Le dinamiche del film sono un po’ invertite e dalle scene si evince quanto, in realtà, si voglia un po’ premere sull’acceleratore dell’arrampicata sociale da parte della Reggiani. Non che questa non ci sia stata, non eravamo presenti per escluderla, ma a quanto pare è un po’ differente da ciò che ha raccontato in diverse interviste la stessa Patrizia (ad esempio potete sentire le sue parole nel documentario Lady Gucci disponibile su Discovery).
Ma sorvolando sul loro primo incontro, durante tutto il film si evince quanto machiavellica potesse essere la mente della Reggiani perché si spinge, con una particolareggiata presa di posizione, nell’assunzione del principale punto di vista di lei che cercava di manipolare Maurizio anche dal punto di vista della gestione della Gucci. Anche in questo caso, da ciò, non emerge l’ostracismo che in realtà si è detto "messaggio del film". Si dà, quasi, la giustificazione, il movente, a Maurizio per allontanarsi dalla donna che aveva sposato. Perché effettivamente non appare una donna pronta a prendere il controllo dell’azienda, ma al contrario appare quasi più una manipolatrice sessuale che tramite il rapporto col coniuge riesce a ottenere ciò che desidera. Non che la reale Patrizia fosse abituata ai no, lo escludiamo, ma di certo si nota una certa presa di posizione all’interno della narrazione. Se a ciò, aggiungiamo quanto effettivamente sia marginale nella storia l’ostracismo versato sul personaggio di Gaga, ci si rende conto che il tutto viene archiviato a una semplice e didascalica frase che viene inserita nella bocca di Aldo Gucci (Al Pacino) che, sostanzialmente, sottolinea quanto poco affini possano essere donne e affari. Le lacrime di Gaga, concludono la questione e tutto il movente dell’omicidio frettoloso che viene mostrato nel finale praticamente viene più che giustificato dal fatto che Maurizio si sia innamorato di un’altra donna.
Quello che poteva essere sottolineato, in sostanza, non è stato per niente considerato. Sarebbe stato molto più intrigante conoscere una ricostruzione -parziale e romanzata- della psicologia della Reggiani. Costruire il suo passato, il suo presente e soprattutto arrivare al 25 marzo del 1995 con delle ragioni ben più profonde del tradimento. Stiamo parlando, del resto, di un profilo psicologico oggetto ancora oggi di studio. Di una donna che ha fatto del San Vittore il suo resort per diciotto anni. Una donna che da sempre non è stata mai abituata a ricevere un no, e che nel momento in cui li ha iniziati a ricevere si è trasformata in una serpe in seno.
Ciò che non possiamo fare a meno di sottolineare, è quanto effettivamente superficiale sia la visione americana su una questione tutta italiana. Ci si è concentrati sui particolari, quali quell’inutile e ridicolo accento italo-americano, e ci si è persi in un mare d’acqua nel momento in cui si doveva costruire la reale caratterizzazione dei personaggi.
La Lady Gaga-Gucci appare quindi piatta, risollevata solo dall’apprezzabilità di Gaga stessa, ma una donna che non ha lo spessore che resta un potenziale inespresso.
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