Lo sappiamo: Matrix 4 è pieno di reference e gioca con il suo pubblico a 360°. Lo ha fatto abbattendo più o meno metaforicamente la quarta parete facendo scendere in campo la stessa Lana Wachowski attraverso le parole di Neo. Così come ha giocato con i prosumer e la critica, criticandola a propria volta. Ma tra tutti i codici che ha letto e rieletto questo sequel, quello più importante è sicuramente il Bullet Time.
Letteralmente: il tempo dei proiettili, tradotto anche come il rallentamento degli stessi, esso è un effetto speciale nato all’interno del mondo video ludico -basti pensare al Kill and Kill Again del 1981-. Matrix, però, nel 1999 ha reso famosa questa tecnica rendendola cinematografica. Se, infatti, si pensa a Matrix, la prima scena che viene riportata alla mente è quella di Keanu Reeves che si piega quasi a 90° e schiva tutti i proiettili che gli vengono lanciati contro dai vari agenti.
Attraverso l’uso della tecnologia Chroma Key, banalmente è la copertura del green/blu screen in post-produzione e la sostituzione dello sfondo con le diverse scene riprese. In particolare, per poter cercare di creare l’effetto dei proiettili, allora, si era provveduto a creare una struttura sulla quale centinaia di macchine fotografiche scattavano una foto a diverse angolature e successivamente venivano sovrapposte, così da ottenere il singolo movimento del singolo proiettile nel suo tragitto.
Adesso, le nuove tecnologie rendono più fluenti e più rilassati i movimenti, semplificando anche il processo di lavorazione del movimento del proiettile. Ciò ha permesso l’evoluzione di tale tecnica tanto da diventare una rilettura di un elemento iconico nella cinematografia.
Diversi personaggi, infatti, citano l’espressione Bullet Time durante le scene del film, un elemento che sicuramente si rifà a ciò che negli anni si è stato detto e poi studiato proprio dai critici cinematografici. Qui, infatti, non sono solo i proiettili a spostarsi e i personaggi riescono a schivarli, ma al contrario sono proprio i personaggi -i cattivi- che riescono a muoversi anche più veloci dei proiettili stessi tanto da spostarli a proprio piacimento. Si ha, dunque, una rilettura non solo nella tecnica e nella realizzazione, ma anche nella caratterizzazione stessa del potere.
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