Il nostro viaggio alla scoperta dei quartieri capitolini continua, e oggi vogliamo parlarvi di uno che sta molto a cuore a noi di 4Muses, visto che lo viviamo per motivi di lavoro e svago: San Lorenzo, chiamato bonariamente “San Lollo” dai romani DOC. Con i suoi numerosi locali e l’università La Sapienza, ai nostri giorni è conosciuto soprattutto come il quartiere universitario, e in effetti gli abitanti e i frequentatori sono per lo più giovani entro i trent’anni. La zona, ovviamente, è ricca di storia, anche perché è a due passi dal centro storico di Roma.
Come col quartiere Ardeatino, le mura Aureliane circondano il quartiere di San Lorenzo che confina a Nord con la zona dell’Università, a est con il Verano (primo cimitero della Capitale, di ottantatré ettari), a sud con Torpignattara (Pigneto) e Tuscolano Nord, a ovest con l’Esquilino e XX Settembre.
Prima dell’Unità d’Italia anche questa zona era prevalentemente agricola, con poche capanne riservate a chi lavorava ai campi. Dal VI secolo, però, erano iniziati i lavori per la Basilica di San Lorenzo, da cui il quartiere prende il nome. L’opera di completamento è stata piuttosto lunga, tanto che la basilica viene completata solo nel XX secolo. Nel 1809 iniziarono i lavori per il cimitero del Verano, nome preso dall’antica famiglia romana dei Verani che lì avevano i campi, per poi concludersi nel 1812.
San Lorenzo, per la sua posizione strategica, diventò da subito un’importante zona ferroviaria dopo l’Unità d’Italia. Il 1° aprile 1865 venne attivato lo scalo merci San Lorenzo, o più semplicemente: lo scalo di San Lorenzo, ancora oggi funzionante. Nel 1879 venne inaugurata la tranvia a vapore Roma-Tivoli, con capolinea proprio a San Lorenzo. La tranvia rimase attiva fino al 1934, per essere rimpiazzata con varie linee autobus.
L’urbanizzazione vera e propria cominciò qualche anno dopo, a partire dal 1884, quando vennero a Roma operai e artigiani provenienti dai paesi fuori Roma o dalle regioni confinanti il Lazio. Nel 1888 il quartiere era decisamente popolare, con i famosi palazzi ottocenteschi a “ringhiera”, dove cioè, diversi appartamenti condividono gli stessi balconi e/o ballatoi. Le differenti provenienze geografiche dei suoi abitanti hanno contribuito a rendere San Lorenzo una zona con mille sfumature diverse, anche se all'epoca, purtroppo, questa diversità sfociava nella violenza e nella delinquenza.
Con l’inizio del Novecento l’
Istituto dei Beni Stabili di Roma ha provveduto a migliorare le condizioni del quartiere, risanando la zona e rimodernando palazzi e appartamenti. Con l’aumentare degli abitanti, ne vennero costruiti anche di nuovi, questa volta moderni. Le molte famiglie che vi si trasferivano, però, non riuscivano a trovare facilmente un lavoro e per l
’alto tasso di disoccupazione, la malavita aveva territorio fertile. Nonostante, o forse proprio per questo, nel 1907 Maria Montessori inaugurò proprio a San Lorenzo la sua prima Casa dei Bambini, asilo in cui i bambini di tutte le tipologie venivano educati con il “metodo Montessori” fin dalla più tenera età.
Il 28 ottobre 1922, giorno della marcia su Roma, gli abitanti di San Lorenzo, assieme agli Arditi del Popolo, tentarono di bloccare l’avanzata degli squadristi nella Capitale. Come sappiamo dalla storia, fu tutto invano, gli scontri con i fascisti fecero tredici morti, e il quartiere - assieme a Testaccio - si prese l’appellativo di “quartiere rosso” per tutto il ventennio.
Negli anni trenta cominciarono i lavori per la Città universitaria, inaugurata il 31 marzo 1935 dal Re Vittorio Emanuele III. Divenne così la nuova sede dell’Università La Sapienza (fondata nel 1303 da Papa Bonifacio VIII). Nello stesso decennio venne costruito l’edificio del Consiglio Nazionale delle Ricerche, ente nato nel 1923. Questo fu un primo passo per trasformare San Lorenzo in un quartiere più sicuro, lontano dalla criminalità.
Nessuno poteva, però, prevedere l’entrata in guerra da parte dell’Italia, né tantomeno il disastroso bombardamento del 19 luglio 1943 da parte degli alleati. L’obiettivo era lo scalo merci, e i quartieri Prenestino, Casilino, Labicano e Tuscolano. Furono quattromila le bombe sganciate dai seicentosessantadue bombardieri statunitensi. I morti furono tremila, di cui solo milleseicentosettantaquattro identificati. I feriti, invece, furono undicimila. Dopo il bombardamento Papa Pio XII si recò di persona nei luoghi colpiti, gesto che ebbe un enorme risalto, visto che per l’epoca era impensabile. Ancora oggi, ogni 19 luglio, a San Lorenzo si tengono cerimonie pubbliche in ricordo dei caduti. Gaetano Bordoni (1932-2013), ex parlamentare, quel 19 luglio aveva solo undici anni quando perse quasi tutta la sua famiglia. Trasformò la bottega del barbiere del padre, dove lui stava imparando il mestiere, in “casa della memoria” e fino alla fine dei suoi giorni è stato un vero e proprio punto di riferimento del quartiere, tanto da essere la più importante fonte di storia orale.
Al Parco dei Caduti è presente un monumento del 19 luglio 2013 ai caduti del bombardamento, con tutti i nomi delle vittime accertate.
A fine guerra San Lorenzo continuava a essere considerato un quartiere del tutto popolare e pericoloso. È in mano alla delinquenza, e le rivolte studentesche degli anni sessanta, sfociate poi nel famoso Sessantotto, non aiutarono a fargli scrollare di dosso quella nomea. Era proprio nel quartiere, infatti, che Lotta Continua, Movimento Studentesco e Potere Operaio si riunivano nelle numerose botteghe rimaste vuote.
Negli anni Ottanta, però, qualcosa cambia. Grazie alla Sapienza, che ha disposto i vari dipartimenti per il quartiere, gli abitanti sono diventati i giovani studenti, per lo più fuori sede, che qui hanno deciso di stabilirsi. Tra loro sono cresciuti anche i più famosi artisti, scrittori, attori, registi… dando al quartiere lo stampo intellettuale e volto sociale che oggi conosciamo.
Se volete visitare la zona, potete scendere alla fermata metro della linea A Vittorio Emanuele, oppure potete prendere la linea B e scendere a Termini, Policlinico o Castro Pretorio.
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