Da un paio di anni ormai prendiamo parte a un club di lettura organizzato presso la nostra libreria preferita. Sempre foriera di occasioni di incontro e stimoli di lettura, cultura e creatività a tutto tondo, ci chiese a suo tempo di partecipare a una sorta di concorso letterario bandito per il premio Gregor von Rezzori dalla città di Firenze.
“Lettori Esploratori” si chiamava e tuttora si chiama l’iniziativa che si è deciso di mantenere in vita: ci si incontra in gruppo, talvolta in presenza, talvolta online o in modalità mista, per confrontarsi su una cinquina di titoli e decretare chi è tra questi a fare tombola, a vincere! E così via, di mese in mese, si propongono libri sconosciuti, si vota la combinazione e si legge per ritrovarsi, dibattere, ridere e scherzare ed eleggere il podio.
La nostra scelta non avviene sempre secondo gli stessi criteri, questa volta la decisione è stata quella di seguire il suggerimento di Mondo, l’unico ragazzo del gruppo, che ci dà sempre la sensazione di avere gusto per queste cose.
L’intento è quello di leggere sì un bel libro, con il desiderio poi di avere un terreno comune sul quale incontrare le nostre riflessioni, calibrare i rispettivi punti di vista, vedere cosa vede l'altro di diverso da noi. Da che ricordiamo è forse l’unico membro del gruppo con il quale non abbiamo ancora fatto questo tipo di esperienza.
“Le cattive” si chiama il libro (“Las malas”, in lingua originale), Camila Sosa Villada l’autrice, Sur la casa editrice e Giulia Zavagna la traduttrice. Le protagoniste di questo libro sono donne. Donne che possiedono il potere dell’invisibilità e l’arte di abbagliare. Donne che si muovono quasi sempre in branco al limitare del Parco. Donne che abitano la marginalità del mondo e della loro esperienza. Donne che cercano di sopravvivere, talvolta invano, soddisfacendo i desideri degli altri. Donne che si fanno famiglia. Donne transessuali.
Un libro da bere, che scivola e penetra senza arroganza, ma con momenti di poesia. Un libro che aiuta a comprendere cosa significhi nascere Cristian e sentirsi Camila. Un libro che porta a misurarsi con le proprie credenze e convinzioni, ad affilare lo sguardo perché possa essere più puntuale piuttosto che tagliente. Un libro sul chi siamo, sul chi vogliamo e sul chi possiamo essere per noi e per gli altri.
Per riscoprire che dove alcuni vedono un inferno, altri possono trovare una danza e una festa. Sperando solo non con l’obbligo di indossare una maschera... chissà cosa ne penserà Mondo?
L'autrice dell'articolo è Erika Delvento.
Nessun commento:
Posta un commento