Negli ultimi anni il panorama letterario ha portato alla luce alcuni libri che sono la riscrizione del mito. Come succede per i film, anche per i romanzi si tende a riprendere storie passate per proporle al pubblico in una chiave diversa: è successo prima con la “Canzone di Achille”, poi con “Circe” (entrambi di Madeline Miller) e come ultima uscita non possiamo non menzionare “Il segreto di Medusa”, scritto da Hannah Lynn ed edito dalla Newton Compton Editori quest’anno.
Della
storia di Medusa ne avevamo parlato
riguardo all’opera di Luciano Garbati, “Medusa uccide Perseo”, dove avevamo
menzionato le varie versioni del mito. Nel libro della Lynn, ci viene
presentata una storia che, seppur simile, presenta delle discrepanze, diciamo
anche delle “libertà artistiche”.
Nel
romanzo, conosciamo una Medusa ragazzina, talmente bella che i pretendenti
cominciano a divenire un peso per la sua famiglia, nonostante la povertà. Portata
al tempio della dea Atena, la giovane ragazza è costretta a dire addio ai suoi
genitori e alle sue due sorelle, Euriale e Steno. Arrivata al tempio e superata
l’iniziale diffidenza divina, Medusa diviene una delle migliori sacerdotesse,
la più richiesta. Il suo lavoro e la sua bellezza non passano inosservate a un’altra
divinità: Poseidone. Il fratello di Atena non si fa scrupoli, quello che vuole
ottiene, e la violenta nel tempio.
Nel romanzo, viene evidenziata più volte quanto Medusa non sia altro che vittima degli dei, che non si curano delle faccende mortali, prendendo sempre e comunque tutto ciò che vogliono. Lo ha fatto Poseidone con la Gorgone, ma anche Zeus con Danae.
Da un certo punto di vista, la storia delle due donne non è poi tanto diversa, se non fosse per l’invidia e un diverso trattamento di una popolana rispetto a una principessa. Danae sarebbe divenuta un’altra vittima se suo figlio, Perseo, non avesse lottato per salvarla da un matrimonio non voluto. L’eroe riconosce in Medusa la sua genitrice e infatti quando le taglia la testa lo fa con il suo permesso. L’omicidio diventa così un ultimo atto di clemenza in chi non poteva fare altro. Non avrebbe mai smesso di uccidere e non per proprio volere. Perseo le avvicina lo scudo, dopo aver ascoltato la storia della sacerdotessa maledetta e Medusa stessa sceglie di specchiarsi perché è stanca.
Non ha mai potuto cambiare il suo passato, però ha sempre cercato, nel presente, di non perdere l’umanità. Diversamente dalle sorelle, lei non si lascia segnare da ciò che gli altri hanno deciso per lei. Ha una strada già scritta, ma non per questo perde di vista chi è stata e chi è tutt’ora. Paradossalmente, Euriale e Steno si identificano completamente in ciò che gli altri vogliono che loro siano, perdendo a tutti gli effetti se stesse. Si vede, però, anche il cambio di rotta di Perseo, dapprima intenzionato a far conoscere la sua storia, per poi cambiare idea, perché nessuno gli avrebbe creduto, quindi perché perorare la causa di una vittima e inimicarsi gli dei? Sceglie di tenere la storia per sé, mostrando quanto anche i semidei sono uomini come tutti. L’omertà, dal suo punto di vista, può portargli solo vantaggi. E la storia di Medusa si perde per sempre, continuando a far fiorire nuove storie sui mostri generati dal mare. Perché è pur sempre la mente umana a decretare mostri ed eroi.
Per noi il libro va letto, perché offre un altro punto di vista sulla storia della Gorgone e del suo assassino, che si scelga di vederlo come un eroe o meno. È comunque un mito, ognuno sceglie da che parte stare e quale storia portare avanti.
“La verità di Medusa andò perduta e non rimase altro che una storia di mostri e di eroi, anche se il mondo non avrebbe mai saputo distinguerli.”
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