giovedì 9 dicembre 2021

#Anime: Angel Beats!

Il rimpianto è il vano pascolo di uno spirito disoccupato. Bisogna soprattutto evitare il rimpianto occupando sempre lo spirito con nuove sensazioni e con nuove immaginazioni.” 
 
Diceva D’Annunzio. Ed è proprio sul rimpianto e sull’essere aggrappati al passato che si basa l’anime di cui andremo a parlare oggi: “Angel Beats”, disponibile su Netflix. Nato dall’idea di Jun Maeda e dalla penna di GotoP, è uscito in Giappone ben undici anni fa, eppure tratta una tematica sempre attuale, ovvero la domanda “cosa c’è dopo la morte?” Non è un anime rivoluzionario come “Death Note” o “Death Parade”, anche se in un certo senso si avvicina molto a quest’ultimo.

La trama segue le avventure di Yuzuru Otonashi, un ragazzo che si trova catapultato in un mondo dove la prima persona che vede è una giovane con un fucile in mano che sta sparando una raffica di proiettili contro un’altra, ma impassibile. Attraverso il dialogo, Yuzuru scopre di essere morto sulla Terra e di star vivendo in una specie di limbo – ambientato in un liceo -, in cui non può morire nuovamente, ma solo resistere per non scomparire. Ma resistere contro chi? Così veniamo a sapere che la ragazza con il fucile si chiama Yurippe, leader dell’associazione SSS (Shinda Sekai Sensenm – Fronte del mondo dei morti). Lo scopo è quello di scovare Dioe di combatterlo perché quello che hanno in comune tutti i personaggi della SSS è che hanno avuto una tragica vita, segnata dall’ingiustizia.

In ogni puntata veniamo a sapere del turbolento passato dei vari membri: una ragazza, il cui sogno era quello di diventare una musicista, perde la vita per una lesione celebrale provocata dal padre mentre cerca di vivere con la sua musica; un’altra, dopo un incidente, è rimasta bloccata a letto e non è mai riuscita a camminare, aveva il sogno di una vita fatta di movimento e amore, un’altra ancora non è riuscita a proteggere i fratelli dalla brutale aggressione di alcuni malviventi, un altro è morto durante una partita a baseball importantissima e così via. Sono tutti lacerati dal rimorso e dal desiderio di rivalsa perché, se un Dio c’è davvero, allora perché permette tutte queste sofferenze? Perché non fa nulla?
Si trovano tutti bloccati nel limbo e a “controllarli” c’è Kanade (che Yuri chiama “Tenshi”) una giovane priva di emozioni che sembra rivestire il ruolo di guardiano e di far scomparire le persone presenti in quel mondo. Ma che succede quando si sparisce? Yurippe non vuole scoprirlo e convince Otonashi ad aiutarla nella sua impresa di cercare Dio. Oltre ai membri della SSS, però, ci sono anche dei personaggi non giocanti (NPC) che frequentano le lezioni come normali studenti, non dotati di libero arbitrio, ma che servono a rendere normale la scuola. Ma, a parte questi ultimi, nessuno è destinato a rimanere lì in eterno, soprattutto perché vivono nel tormento del loro passato. Otonashi, però, ha una particolarità: ha completamente perso la memoria. Riuscirà ad avere indietro i suoi ricordi?

La particolarità dell’anime, dal forte impatto emotivo, spinge tutti a riflettere sul senso della loro vita passata e sulla loro permanenza in quella sorta di limbo. Sono tutti adolescenti, morti tutti giovani prima del loro momento di svolta. Il loro ritrovarsi al liceo e non fare quello che fanno tutti gli NPC li porta finalmente a vivere la loro adolescenza a pieno, un percorso psicologico che li spinge a “completare” il sogno che hanno mancato in vita e che possono finalmente compiere prima di potersi reincarnare e ricominciarne una nuova, sigillando una sorta di patto per potersi rivedere nel mondo dall’altra parte. In alcuni flashforward vediamo anche due personaggi che si incontreranno nella vita successiva per amarsi. Quando anche Otonashi riavrà indietro i ricordi, capirà qual è stato il motivo per cui, nonostante sia riuscito nella sua aspirazione terrena, si trova in quella sorta di limbo. Suo malgrado, le due esperienze saranno intrisicamente legate.

Ma Dio, in tutto questo, chi è? C’è chi, tra i personaggi “giocanti” che proverà a elevarsi a divinità, ma solo a parole.

“In quanto conosciamo il dolore di vivere, abbiamo il diritto di diventare Dio.”

Malgrado sia Otonashi il protagonista, sarà Yurippe a scoprire l’identità di chi ha “programmato” quella realtà e, una volta libera dalle preoccupazioni e dai rimpianti, sarà destinata anche lei a reincarnarsi, raggiungendo un traguardo che le era stato negato in vita. L’anime, in un certo senso, punta a focalizzare l’attenzione sul raggiungimento degli obiettivi - e se ci seguite su Radio Sapienza, sapete quanto questo argomento ci tocchi nel profondo - prima che sia troppo tardi. La morte è inevitabile, quindi tanto vale cercare di perseguire i traguardi per non essere tormentati dai ricordi e dalla possibilità del “potevo fare diversamente”.
Se avete voglia di piangere e, perché no, anche ridere, “Angel Beats” fa proprio al caso vostro. Sono solamente tredici episodi (più due speciali di tre puntate facoltative), ma per noi vale la pena vederli.

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