"L'urlo" del 1910 |
Che sia per la dote artistica di un pittore che suscita meraviglia negli occhi di chi la guarda, che sia per un'opera non per forza convenzionalmente bella ma divenuta un simbolo nel corso dei secoli, che sia per la semplicità di un'immagine che riesce a dire tutto o, di contro, per un quadro così enigmatico che sembra non dire niente, è inevitabile che certi quadri entrino in un modo o nell'altro nel cuore della collettività.
"L'urlo" è proprio uno di questi esempi; provate a far vedere questa immagine a chiunque, noi possiamo assicurarvi che non incontrerete nessuno che non la conosca.
Fin troppo spesso scambiato per un dipinto del pittore olandese Vincent van Gogh, "L'urlo" (in origine "Skrik") è stato dipinto dal pittore norvegese Edvard Munch, in tre versioni e momenti diversi: la prima versione - pastello su cartone, esposta alla Galleria nazionale di Oslo - risale al 1893, al periodo in cui la sua salute mentale iniziò inesorabilmente a degenerare, la seconda - pastello su cartone, appartenente a una collezione privata - risale al 1895, mentre la terza - tempera su pannello, esposta al Museo Munch ad Oslo - risale al 1910, e corrisponde al periodo in cui la salute mentale del pittore era già degenerata del tutto; questo dipinto può essere considerato a tutti gli effetti autobiografico.
"Una sera camminavo lungo un viottolo in collina nei pressi di Kristiania - con due compagni. Era il periodo in cui la vita aveva ridotto a brandelli la mia anima. Il sole calava - si era immerso fiammeggiando sotto l'orizzonte. Sembrava una spada infuocata di sangue che tagliasse la volta celeste. Il cielo era di sangue - sezionato in strisce di fuoco - le pareti rocciose infondevano un blu profondo al fiordo - scolorandolo in azzurro freddo, giallo e rosso - Esplodeva il rosso sanguinante - lungo il sentiero e il corrimano - mentre i miei amici assumevano un pallore luminescente - ho avvertito un grande urlo ho udito, realmente, un grande urlo - i colori della natura - mandavano in pezzi le sue linee - le linee e i colori risuonavano vibrando - queste oscillazioni della vita non solo costringevano i miei occhi a oscillare ma imprimevano altrettante oscillazioni alle orecchie - perché io realmente ho udito quell'urlo - e poi ho dipinto il quadro L'urlo"
Il dipinto espressionista mostra in primo piano il volto di un essere umano completamente sfigurato, talmente magro e con lineamenti così scavati da far sembrare che di questo rimanga solo il teschio, la carnagione è pallida e prende toni giallo-grigiastri, il corpo è altrettanto magro, e questa magrezza è messa in risalto dalle linee ondulate del busto; nell'insieme la figura sembra quasi un fantasma.
Sullo sfondo, due persone in abiti borghesi passeggiano sul ponte e il cielo, così come tutti gli altri elementi del quadro, è portato all'eccesso, sconvolto completamente in colori e forme.
Sembra quasi di stare in un sogno, o meglio, sembra quasi di stare in un incubo.
Non ha nome, sesso, genere, razza o età, semplicemente è.
E quando noi di 4Muses parliamo di qualcosa che semplicemente è, stiamo parlando solo di una cosa: l'anima.
A urlare è la nostra anima, che nel dipinto ci viene mostrata compiere l'azione più istintiva e primordiale tra tutte nel momento di pieno panico, quando non sappiamo cosa fare, e questa urla sempre quando chiede e implora aiuto, quando pretende di essere ascoltata.
Urla, perché l'essere umano non la ascolta, urla perché l'essere umano non reagisce se non quando messo sotto pressione, urla perché è solo con l'urlo che ci decidiamo di darci una scossa e di ascoltare finalmente l'unica parte di noi che può donarci verità e pace assoluta.
Nessun commento:
Posta un commento