Tutte le case di produzione iniziano a sfornare pellicole su pellicole che trattano la tematica sotto apparentemente differenti punti di vista. Perché diciamo apparentemente? Beh, ci approcciamo a questi film con una sorta di diffidenza per via dell'interno clima moralistico che molto spesso vi è dietro.
Ovviamente, siamo a natale, siamo tutti un po' più buoni!
Dal 2 dicembre, arriva in sala: Clifford il grande cane rosso.
Un cucciolo che ha preso vita dalla penna di Norman Bridwell, nel lontano 1963. Una storia che ha anche ispirato la creazione di serie tv animata, andata in onda nei primi anni 2000 nei paesi anglofoni; e che adesso è arrivata al grande schermo in un live action. Il soggetto perfetto per portare al cinema i più piccolini durante le vacanze natalizie.
New York, città protagonista di quasi tutte le feste di Natale (se ignoriamo i country side*), fa - ancora una volta - da sfondo alle avvenute di Emily Elizabeth (Darby Camp) e di suo zio Casey (Jack Whitehall). Emily frequenta la classe delle medie di un collegio esclusivo; vive solo con sua madre, ma per il periodo di durata del film è costretta a stare con lo zio. Casey non è noto per la sua affidabilità, ma cerca di dimostrarsi responsabile per poter cercare di sorprendere la sorella.
Un giorno, prima di andare a scuola, Emily chiede allo zio di entrare in una tenda adibita al salvataggio animali. In quel luogo, indirizzati da uno strano signore, zio e nipote trovano un piccolissimo cane dal pelo rosso che la ragazzina vorrebbe adottare. Casey le impedisce di portare con sé quel cucciolo, ma al termine delle ore scolastiche Emily lo trova all’interno del proprio zaino. Decide, così, di tenerlo e di chiamarlo Clifford; ma durante la notte il cane cresce assumendo le dimensioni di un elefante. Questa crescita smisurata attirerà l'attenzione del solito gruppo di “cattivoni” che cercheranno di entrare in possesso del cane.
Clifford non ha nessuna pretesa se non quella di intrattenere i più piccoli concludendo la narrazione con una morale. Uno schema facile, ripetuto nel corso del tempo, che si rivela ancora una volta efficace. Riesce a far ridere gli adulti, ha un ritmo narrativo che diverte, ma che di certo non incuriosisce. Al contrario, si ha la perenne impressione di star guardando qualcosa che si è già visto o che si sa come andrà a finire.
Abbiamo due protagonisti, un evento che li stravolge e i loro tentativi per tornare alla normalità. All'interno di questo abbiamo messaggio forzato del: fa sentire la tua voce; sii unico!
Addentrandoci nella morale che viene espressa in tutta la pellicola non si può far a meno di notare come il tutto viene forzato e fatto diventare rosso e enorme tanto quanto il cane protagonista della scena. Nelle scene finali, infatti, quando Emily Elizabeth trova la sua voce, assistiamo a tutta una serie di passaggi in camera di ragazzini e di persone che potrebbero essere incluse in tantissime minoranze. Ciò fa risultare il messaggio quasi artificioso e di certo pressante all’interno del film. È evidente l’intento moralistico dietro questa pellicola, ma del resto è un film di Natale e questo buonismo è qualcosa di certo.
Emily è di fatto una ragazzina che non riesce a integrarsi all’interno del tessuto sociale scolastico, ma l'unica differenza che ha con le sue compagne è quella del portafogli di sua madre. Le difficoltà che ha sono date dal fatto che sia all'interno del collegio grazie a una borsa di studio, quindi lei è vittima di bullismo solo per questa ragione, tanto da essere soprannominata Tesserina.
Preferisce, dunque, tacere e passare quanto più inosservata possibile pur di non essere la voce fuori dal coro. Così facendo, però, non fa altro che autorizzare le sue compagne di classe a metterle i piedi in testa. Clifford, così, diviene una sorta di terapia d’urto per la ragazzina perché un cane che ha le stesse dimensioni di un elefante non passa di certo inosservato.
Preferisce, dunque, tacere e passare quanto più inosservata possibile pur di non essere la voce fuori dal coro. Così facendo, però, non fa altro che autorizzare le sue compagne di classe a metterle i piedi in testa. Clifford, così, diviene una sorta di terapia d’urto per la ragazzina perché un cane che ha le stesse dimensioni di un elefante non passa di certo inosservato.
Un aspetto che va evidenziato è sicuramente il modo con cui la CGI opera nella pellicola. Ovviamente Clifford è interamente costruito in computer grafica, ma nella sua versione da cucciolo ogni tanto sembra che si siano dimenticati della prospettiva. Clifford nelle prime scene sembra grande tanto quanto i suoi fratellini, in quelle successive è così piccolo da far sembrare enorme la scalinata che sta discendendo. In quella dopo ancora, in braccio a Emily, sembra sparire e diventare ancora una volta minuscolo. Appare strano vedere come si sia puntato tanto sull'espressività del cane, dandogli quasi delle interazioni umane, ma ci si è persi in un bicchier d'acqua davanti a questi particolari.
Il sapore che Clifford rilascia è dunque quello di una minestra riscaldata: buona, sì, ti sazia; ma è qualcosa che hai già mangiato anche il giorno prima. Prendete, comunque, i vostri bambini e portateli in sala, loro si divertiranno. Ma siate consapevoli che saranno più interessati di quanto potreste esserlo voi. Li terrete incollati alla poltrona per un paio d’ore, però non meravigliatevi se come regalo da mettere sotto l’albero vi chiederanno un cucciolo.
*I campagnoli
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