Ho sempre letto, ho sempre scritto, fin da bambina. Mi chiudevo in stanza, la musica a palla, e leggevo, scrivevo, creavo. E anche se spesso giocavo alla “maestra” di una scuola “delle arti”, che insegnava ai peluche e alle bambole a cantare, scrivere, recitare, ballare… mai ho pensato potesse essere sul serio un lavoro. L’esterno mi diceva: diploma, lavoro, se vuoi la laurea, concorsi, posto fisso. E per carità, ho seguito il consiglio, a discapito di una forte depressione in adolescenza che arrivata ai trent’anni mi ha tolto ogni voglia di vivere. Vi cito le parole della psicologa,: “Tu sei distrutta interiormente. Hai passato la depressione da sola, non hai mai chiesto aiuto perché non sai chiedere aiuto.” Grazie, esterno.
E non è un grazie ironico, sia chiaro. Sono veramente grata all’esterno perché mi ha fatto capire una cosa fondamentale: il lavoro a contratto indeterminato, le otto ore al giorno, la routine fissa, casa, forse una famiglia… non fanno per me. Per carità, bellissime le ferie pagate, la tredicesima, lo stipendio sicuro a fine mese, ma non fanno per me. Ed è una cosa che per assurdo ho sempre saputo, fin da bambina. Solo che quando ho represso questa consapevolezza per non essere la “hippie pazzoide”, mi sono letteralmente lacerata dentro.
Grazie alla pandemia, ho riscoperto questo lato di me, ho passato ore a leggere e scrivere, e seppur senza nessuna certezza all’esterno, sapete cosa? Sono rinata. Mi sono ritrovata ad avere una forza e una sicurezza in me che non mi erano note. Gli attacchi di panico tornavano, guarda caso, quando dovevo pensare al “lavoro fisso”. “Sì, bello tutto, ma come mangi, poi?”. E quando nell’ultimo anno a quella domanda ho risposto con: “Macchisenefrega, posso anche stare sotto i ponti, per quanto mi riguarda.”, aiutata dalla celebre frase di Silvia: “Le aspettative che gli altri hanno su di te sono problemi loro, non tuoi.”, lì, ho cominciato a ricostruire totalmente il mio interno.
So che è un Pensieri, e che tutto dovrebbe essere scritto sotto flusso di coscienza, in effetti è così, ma ci tengo comunque a fare un po’ di morale. Vi prego, non sminuite mai i sogni degli altri, anche se non potete comprenderli. Se quella persona vi darà retta, si distruggerà. Ma se quella persona vi ignorerà, voi non farete più parte della sua vita.
E a te che hai paura di seguire i tuoi sogni, pensa a questo: se John Lennon avesse dato retta a sua zia, che gli ripeteva costantemente che “la chitarra non ti darà da mangiare”, noi non avremmo avuto i Beatles. Prendi in mano la tua arte, la tua creatività, e rendi la vita come vuoi. So che è difficile, ma noi ci siamo passate. Se ti senti in difficoltà, non esitare a contattarci, noi siamo sempre disponibili.
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