Joe Wright ha diretto una piccola meraviglia, un gioiello e sì, non ci stiamo sbilanciando per niente nel parlare in questo modo di Cyrano. Presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, questo musical corre diretto alle candidature per le nomination degli Oscar2022. Adattamento cinematografico dell’opera scritta da Edmond Rostand, questa pellicola racconta una storia senza tempo che viene ritmata e coreografata alla perfezione scena dopo scena. Mettetevi, dunque, comodi sulla vostra poltrona mentre leggerete questa recensione perchè noi di 4Muses vi porteremo all’interno di questo musical.
Prima di parlarvi della storia, che molti di voi conosceranno grazie alla fama che ha l’opera teatrale, ci vorremmo concentrare sulle scelte che Joe Wright ha compiuto nel metter in scena questo quadro pittorico su pellicola.
Infatti, non vi sarà difficile riconoscere la location che è stata scelta per ricreare la Francia del ‘600, non vi sarà neanche difficile riconoscere il labiale di alcune comparse così come, se siete un minimo patriottici, vi divertirà leggere i nomi italianissimi della maggior parte dei componenti della troupe. Il regista ha scelto di ambientare tutte le riprese nella bellissima Noto e durante il periodo pandemico, infatti, tutta la parte sud-est della Sicilia è stata attivamente coinvolta nella riproduzione di questo piccolo borgo senza tempo. Noto, la sua cattedrale, e l’altura dell’Etna rendono il tutto un incanto così unico da esser stato premiato durante il festival del cinema di Roma proprio per la bellezza che turisticamente riesce a riportare. La Sicilia, ancora una volta, più che in passato, avrà respiro mondiale grazie a un musical che riuscirà a coinvolgere un pubblico internazionale.
Sorvoliamo, per un attimo, sulla bellezza della Sicilia e cerchiamo di parlare del film e del modo con cui tutta la storia prende vita. Cyrano de Bergerac fu un soldato, poeta e -nella realtà- precursore della letteratura fantascientifica. La sua figura fu così importante da divenire oggetto dell’opera teatrale scritta da Edmon Rostand. In Inghilterra, a teatro, questa piece teatrale veniva già proposta con parte del cast presente nella stessa versione cinematografica. In particolare, proprio i due protagonisti Cyrano e Roxanne sono stati portati in vita da Peter Dinklage e Haley Bennett. Due interpreti eccellenti che riescono a incarnare le imperfette perfezioni dell’amore non corrisposto e anche, per certi versi, intellettuale. Con Cyrano, infatti, non ci si innamora della bellezza, ma delle parole e dell’arguzia con cui queste vengono sapientemente impilate una dopo l’altra per poter creare dei componimenti in grado di esprimere forti sentimenti con eleganza.
Se esiste, infatti, un modo per poter descrivere tutto il film con una sola parola è: elegante.
La poetica nel colore e ciò che si evince dalle inquadrature, fa sì che tutto risulti un’abile movimento stilistico di un calligrafo su un pezzo di carta. In particolare, senza scendere troppo nei dettagli per evitarvi gli spoiler, ci vorremmo concentrare su una scena che racchiude in modo eccellente l’erotismo. Molto spesso, infatti, nei film si sceglie di mostrare l’atto sessuale senza pensarci troppo, coinvolgendo il più delle volte l’audience attivamente tramite i movimenti di camera. Lo sguardo viene dunque guidato sui punti erotici del corpo umano (maschile o femminile, più il secondo molto spesso), ma in questo film ciò non accade. Il desiderio è reso palpabile dalla prosa del musical e l’attesa nel corteggiamento si fa elegantemente chiave di quella passione celata e ancora immatura. La carne non cede al desiderio, eppure esso è presente e ben visibile attraverso sapienti inquadrature e movimenti che simulano l’atto mentre le parole restano sospese.
Tutto il film è un elegante composizione, un quadro fatto di colori caldi, accesi e costumi che riescono a rappresentare al meglio non solo un’epoca ma anche l’opulenza nella povertà. Il rosso è quasi sempre dominante, specialmente quando si parla di amore; e quando questo sentimento non è corrisposto esso diviene simbolo del furente dolore che fa tribolare il cuore e la carne. Rosso come sono le labbra e i capelli di Roxenne; rosso come è il sangue versato in onore della patria invocando il nome di chi si è amato e lasciato alle spalle. Rosso come le cappe del reggimento che si immola sul fronte. Un colore che scalda lo scenario, lo rende vivo e vibrante. Un rosso che si fonde con la sabbia e il giallo di Noto e le scale della sua cattedrale. Rosso come l’abito che Roxenne non vuole indossare perché la farebbe sembrare lussuriosa, quando lei invece cerca un amore più profondo che vada ben oltre le parole ma che sfiori l’intelletto.
L’eleganza si vede, inoltre, nelle coreografie, nel ballo e anche nella musica e il modo con cui le canzoni sono inserire all’interno del corpus narrativo. Sono brevi istanti in cui i protagonisti si confessano, in cui lasciano alle note il ritmo della poesia delle parole pronunciate. Sono brevi sipari nella quale possiamo entrare in contatto con il personaggio, perché le sue strofe ci permettono di accogliere i suoi sentimenti e i loro occhi fanno il resto del gioco incantando lo spettatore davanti lo schermo.
Cyrano conquista.
Cyrano confessa la fragilità delle insicurezze dell’animo umano e l’impalpabilità di quei sentimenti che ci rendono artefici della nostra stessa sorte. Ogni singolo personaggio, infatti, muove le corde del proprio destino, delle proprie scelte, e realizza ciò che realmente desidera nel proprio cuore autocondannandosi. Non vogliamo svelarvi molto, magari in realtà non conoscete l’opera, magari vorrete vedere il film e godervi la narrazione di Wright come abbiamo avuto la fortuna di fare noi, ma rileggete queste nostre parole dopo aver visto il film perché assumeranno un significato ben differente e più profondo.
E vi lasciamo con questo piccolo appunto: molto spesso, il pensare di non essere all’altezza di un qualcosa ci rende davvero inadeguati a quel qualcosa.
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