Attenzione, questo articolo contiene spoiler sulla serie.
È ormai passato più di un mese dall'uscita di Sex Education sui piccoli schermi, e anche se l'hype sembra ormai apparentemente svanito, in realtà chi ha Twitter ed è solito frequentare regolarmente la piattaforma, sa molto bene che non è affatto così.
È ormai passato più di un mese dall'uscita di Sex Education sui piccoli schermi, e anche se l'hype sembra ormai apparentemente svanito, in realtà chi ha Twitter ed è solito frequentare regolarmente la piattaforma, sa molto bene che non è affatto così.
Anche se per prassi parleremo delle generalità della serie e della trama, sappiamo che lo avrete già visto, o quantomeno ne avrete sentito parlare più e più volte.
Sex Education è un teen drama britannico ideato da Laurie Nunn per Netflix, che distribuisce la serie dal Gennaio 2019; a oggi conta tre stagioni ognuna da otto episodi.
La trama e i temi trattati all'interno della serie TV in realtà non sarebbero stati un gran mistero nemmeno se la serie non fosse stata così famosa. Lo dice il nome stesso: è un'educazione sessuale sotto tutti gli aspetti.
Otis Milburn (Asa Butterfield) è un normalissimo adolescente britannico delle superiori frequentante il liceo Moordale insieme al suo migliore amico, Eric Effiong (Ncuti Gatwa).
Al contrario della maggior parte degli adolescenti non sembra essere solo particolarmente indifferente al sesso, ma quasi infastidito da esso; la causa è sua madre, Jean Milburn (Gillian Anderson), una sessuologa famosa a livello nazionale e, comprensibilmente, estremamente aperta a livello sessuale sotto numerosi aspetti.
Otis è infastidito, sì, ma non meno sensibile ai problemi dei suoi coetanei: quando si ritrova a parlare e a risolvere il problema del figlio del preside del liceo e bullo della scuola, Adam Groff (Connor Swindells); la prima a rendersi conto delle sue grandi capacità comunicative e terapeutiche è - ovviamente - Aimee Gibbs (Aimee Lou Wood), fidanzata di Adam e migliore amica di Maeve Wiley (Emma Mackey), che proporrà al protagonista l'apertura della "Sex Clinic" all'interno dei bagni abbandonati della Moordale.
Sex Education tratta quasi alla perfezione e con i termini adatti molteplici tematiche dei problemi adolescenziali (e non solo), nominatene una e probabilmente troverete un personaggio o un "paziente" trattato da Otis e Maeve con le problematiche, le esperienze o lo stato psico-fisico da voi nominato.
C'è una cosa, però, che in Sex Education viene vagamente toccata, per poi essere normalizzata e messa da parte. È una cosa che nel corso degli anni è stata normalizzata troppe volte sui grandi e piccoli schermi, tanto che ha portato a far credere anche a tante - troppe - persone che questa cosa sia perfettamente normale e sana.
Beh, noi dopo anni e anni di terapia in cui - tra le tante cose - abbiamo accettato che di "sano e normale" c'è ben poco e abbiamo cercato di superare questa scomoda situazione in cui è fin troppo facile trovarsi, non possiamo accettare che ciò venga visto come positivo.
"Sì, va bene, ma di che state parlando?"
Del rapporto di Otis e sua madre.
O meglio, del rapporto che la madre di Otis cerca di avere con lui.
Per tre stagioni è un continuo cercare di essere la migliore amica di un figlio che, spesso e volentieri rifiuta esplicitamente e apertamente quel tipo di attenzioni, quel tipo di rapporto. "Che cattiveria", direte voi, "stava cercando di avere un buon rapporto con il figlio, di certo non l'ha mai trattato come una pezza da piedi!".
La seconda parte della frase, molto vera; molti genitori all'interno di Sex Education svalutano e quasi abusano dei figli come se niente fosse, ma la prima parte della frase? Molto falsa. Jean non cerca solo di avere un buon rapporto con il figlio, Jean cerca di essere la migliore amica del figlio, rompendo barriere e superando linee che un genitore non dovrebbe mai superare.
Non è una via di mezzo, e nella vita e nei rapporti sono necessarie le vie di mezzo.
Non è una via di mezzo, e nella vita e nei rapporti sono necessarie le vie di mezzo.
Per ovvi motivi (non siamo delle psicologhe e non studiamo psicologia), non parleremo dei rischi di un comportamento del genere, ma sappiamo con certezza (perché ci è stato confermato da psicologi vari, compresa la nostra) che tra il provare a fare del proprio meglio per avere un buon rapporto con il proprio figlio e il voler essere il suo migliore amico, c'è sia una bella differenza che, purtroppo, una linea molto sottile.
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