Anni da cane, prima di approdare su Amazon Prime Video, è stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma. Noi di 4Muses eravamo presenti alla proiezione e dobbiamo ammettere che le nostre aspettative sono state piacevolmente tradite, non ci saremmo mai aspettate di vedere una storia teen -non originalissima- piacevole che racconta a tutto tondo la sua protagonista.
Sorvoliamo, volutamente, sulla presenza markettistica di Achille Lauro nel suo cameo, visto che molte della campagne pubblicitarie hanno puntato su questo aspetto e vi forniremo la principale ragione per cui premere play a questo film.
Sorvoliamo, volutamente, sulla presenza markettistica di Achille Lauro nel suo cameo, visto che molte della campagne pubblicitarie hanno puntato su questo aspetto e vi forniremo la principale ragione per cui premere play a questo film.
Anni da cane assume il punto di vista di Stella (Aurora Giovinazzo), la nostra protagonista, convinta che la propria età si calcoli esattamente come quella del suo cucciolo; e lei sta per fare 112 anni (16x7), quindi si sta avvicinando alla sua scadenza. La prossimità del suo sedicesimo compleanno la spinge a vivere quanto più velocemente possibile, andando alla rincorsa di una sorta di check list di cose da fare prima che il proprio cuore smetta di battere. Una disperata corsa che non tiene conto di chi si lascia alle proprie spalle o di cosa rischia di perdere per strada. Tutto, però, è solo nella sua testa. Tutto non è altro che l’esito di un trauma che ancora non riesce a superare, una perdita che a neanche sedici anni non è per niente facile da gestire: quella del padre.
La sorpresa di questo film nasce principalmente dalla naturalezza con cui Aurora dà vita a Stella. La sua recitazione è naturale, credibile, appassionata, cosa che -ci duole dire- spesso è rara in attori della sua età. E il resto del cast, che comunque mette in mostra le sfaccettature della caratterizzazione del personaggio principale, porta le giuste emotività all’interno di ogni singolo personaggio.
La corsa che lei insegue, la sua check list, la porterà faccia a faccia con Matte (Federico Cesari) e tra loro nascerà la parte un po' più paradossale e comica di tutta la narrazione. I loro tira e molla, il loro non sapere chi sono e cosa vogliono, il loro modo di ferirsi, sono sintomi di quell'indecisione che governa l'adolescenza e che regna nella fragilità di un amore incerto e ancora delicato. Un amore che realmente non può prender vita, ma che ti totalizza e ti toglie il respiro, nonostante Stella dovrebbe cercare di concentrarsi su se stessa per poter cercare di estirpare il dolore che la spinge ad agire e a farsi terra bruciata intorno.
Il film non brilla di certo per originalità, la storia che viene raccontata è un modo come un altro per raccontare qualcosa di fin troppo prematuro, ma è davvero difficile non entrare in empatia con il personaggio di Stella e con quello che le accade durante la narrazione. Lei è auto-sabotativa, perché lei stessa non sa come potersi destreggiare tra la propria emotività e la difficoltà che l’adolescenza porta con sé. Un percorso di autoconoscenza nella quale si deve crescere e si deve cercare di prendere il proprio posto nel mondo.
La narrazione, e l’interezza della storia, funzionano proprio grazie a Stella. Ai suoi dubbi, alla sua immaginazione, al suo esser fuori di testa e al correre una stessa gara fianco a fianco. È lei la carta vincente, ed è lei la reale ragione per cui poter spingere play su Amazon Prime Video.
Nessun commento:
Posta un commento