[L'articolo contiene spoiler!]
Oggi parliamo di un film di Netflix, “Intrusion”, un thriller che vi farà letteralmente saltare dalla sedia.
Immaginate la famiglia perfetta: Henry (Logan Marshall Green) e Meera (Freida Pinto) sono sposati da dodici anni e si amano alla follia. Lei psicologa, lui architetto, vanno a vivere in una casa nel Corrales (Nuovo Messico), in un’abitazione dal design moderno progettato da Henry stesso. Si trasferiscono nella nuova casa non appena la costruzione è finita. Per festeggiare la vita nella nuova abitazione, i coniugi decidono di concedersi un appuntamento lasciando i telefoni cellulari a casa, tanto non ne hanno bisogno. Al loro ritorno, però, si rendono conto che qualcuno è entrato e ha messo a soqquadro due stanze: il salone e lo studio dove Henry lavora. Anche i loro cellulari sono spariti. Quello che all’apparenza sembra un caso isolato, si ripete una seconda notte, mentre marito e moglie sono a letto. Questa volta i ladri sono tre. Henry fa in modo che Meera si salvi e, tirando fuori da un vaso una pistola, fredda i malviventi. La donna è completamente sconvolta dall’accaduto, ma suo marito sembra per nulla toccato dal triplice omicidio. Quello che sembrava un banale furto, si trasformerà in qualcosa di più grande. Chi è Henry davvero? Meera può davvero fidarsi di suo marito?
Di chi ci fidiamo ciecamente? Possiamo davvero essere sicuri che chi abbiamo accanto non nasconda nel profondo qualche scheletro nell’armadio? Ovviamente non possiamo mai essere certi di nessuno, perché anche la persona più buona e dolce può dimostrarsi una persona mentalmente instabile.
Henry ci viene presentato come il marito perfetto, o forse no. È perfetto solo all’apparenza, perché per tutto il film non fa altro che manipolare e controllare le azioni e i pensieri di sua moglie, totalmente devota a lui. Henry le è stato accanto durante un periodo buio per lei, molto buio, quindi che male c’è se le mette le mani nella borsa, se si preoccupa a tal punto per lei da metterle un tracciatore nel telefonino? Che male c’è se prende delle decisioni per lei?
Il patologico
di quest’uomo, Meera non lo nota, certa che sia soltando premuroso nei suoi
riguardi. Quante donne vivono la stessa condizione di questa donna? Quante vittime
di abusi psicologici scambiano gesti simili per amore? Se una persona ha visto il peggio di noi e non è scappato a gambe levate, non vuol dire che meriti per questo la nostra fiducia.
È parte della tattica del manipolatore, quella di imbastire una serie di comportamenti che portano la vittima a sentirsi in colpa per aver dubitato della persona che ha accanto. Questo provoca un vortice di emozioni che spesso portano la vittima a pensare di aver esagerato, che una persona con cui hai vissuto felicemente per dodici anni non può nascondere un mostro sotto la maschera. Eppure i campanelli d'allarme ci sono tutti, ma quando si è troppo coinvolti, spesso si tende a ignorarli.
Un film che fa davvero riflettere sulla fiducia che riponiamo negli altri e su quante volte ci limitiamo a idealizzarli, anziché fidarci del nostro istinto. È un thriller ricco di suspance, nonostante si ritrovi a cadere in alcuni cliché tipici del genere. Lo spettatore, però, rimane incollato allo schermo fino ai titoli di coda, accompagnando Meera nella ricerca della verità.
Non ci dilunghiamo oltre per non rovinarvi il piacere della visione, ma se avete voglia di un thriller con degli jump-scare che sanno fare il loro dovere, Netflix ha la soluzione giusta per voi.
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