mercoledì 3 novembre 2021

#Pensieri: La matrice della rimembranza

"Un piacere delizioso mi aveva invaso, isolato, senza nozione della sua causa. Di colpo,
m'aveva reso indifferenti le vicissitudini della vita, inoffensivi i suoi disastri, illusoria la sua
brevità, allo stesso modo in cui agisce l'amore, colmandomi di un essenza preziosa: o meglio,
questa essenza non era in me, era me stesso.”


(Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto)

Il mondo che circonda è incredibilmente intessuto di connessioni che possiamo interpretare  in base alle nostre esperienze. Gli oggetti possono racchiudere interi universi, tocca a noi scovarli. In questo articolo rifletterò su come i ricordi possano anche situarsi al di fuori dell’individuo, nella placida attesa che vengano nuovamente assimilati. Rifletterò su degli esempi forniti da un romanzo e da una canzone, per poi raccontare un’esperienza personale.

 La letteratura: un primo esempio

Nostalgia del passato o nuova forza per affrontare il presente? 
L'impressione descritta da Marcel Proust nelle pagine del romanzo “Alla ricerca del tempo perduto”, rievoca dall'inconscio del narratore un piacevole ricordo che inebria la mente di sensazioni dimenticate.
Una madeleine e un sorso di tè, hanno veicolato i pensieri verso un mondo distante che non appartiene più al presente. Ma quello stesso mondo, ritorna a vivere per brevi istanti, ed è capace di lasciare degli strascichi nell'animo del narratore.
Luoghi lontani nel tempo riaffiorano nella mente come consapevolezze dimenticate. Lo spazio viene ricreato nella memoria, modellato dalla sensazione scaturita da un sapore. Nel romanzo viene sottolineato come il gusto e l’olfatto riescano a stimolare il ricordo con un potere quasi sovrannaturale:
 
“Quando di un passato lontano non resta più nulla, dopo la morte degli esseri, dopo la
distruzione delle cose, soli, più fragili ma più vividi, più immateriali, più persistenti, più fedeli,
l’odore e il sapore rimangono ancora a lungo, come anime, a ricordare, ad attendere, a sperare,
sulla rovina di tutto il resto, a sorreggere senza piegare sulla loro stilla quasi impalpabile,
l’immenso edificio del ricordo.”

 
(Marcel Proust, Alla ricerca del tempo perduto)
 
La musica: un secondo esempio


Un'ulteriore esemplificazione dell'esperienza ritrovata, è rintracciabile in una breve canzone dei KLF, dal titolo “A melody from a past life keeps pulling me back”.
Questo brano dalle sonorità sperimentali, tenta in maniera non convenzionale di rievocare atmosfere smarrite. Il brano, più che una canzone vera e propria, sembra un’esperienza, un viaggio nel tempo. I suoni d’avanguardia sono concatenati con suoni “naturali” per restituire un’atmosfera.
Il brano accoglie subito l’ascoltatore con elementi caratteristici della techno che si legano al canto dei gabbiani e al suono delle onde del mare. Il viaggio è iniziato, e nel progredire dei suoni è possibile distinguere sempre più accuratamente un estratto musicale dal pezzo “Stranger on the shore” di Acker Bilk, caratterizzato da archi e clarinetto.
Stranger on the shore” diviene sempre più nitida, amalgamandosi ai suoni descritti in precedenza. Tra la melodia, il suono delle onde e il canto dei gabbiani, si percepisce l’eco di un tempo lontano. L’atmosfera è onirica e distante, ma nonostante questo, sembra sussurri ai nostri sensi un vivido momento ancorato nel ricordo.
 
Dall’oggetto dell’esperienza all’esperienza dell’oggetto
 
Dopo aver trattato di esempi presenti nella letteratura e nella musica, voglio ora approfondire un’esperienza personale.
Ritorniamo a parlare di sapori, in particolare del sapore di un dolce specifico.
Qualche giorno fa, mi sono ritrovato ad acquistare una fetta di una torta di mele. Avevo iniziato a osservare il repertorio di torte che il bar avesse a disposizione, sentivo, senza un valido motivo, di doverne assaggiare una. Chiedo dunque al barista i gusti delle torte. Dopo avermele descritte, mi consiglia la torta di mele. Mi fido, ne compro un pezzo da portare via.
Una volta tornato a casa, assaggio la torta. Il sapore era intenso e ammaliante, sono stato pervaso da un’inspiegabile vitalità. Mi sono sentito come nelle righe riportate all’inizio di questo articolo. Il sapore del dolce portava con sé una sinestesia di colori confusa ma meravigliosa. A differenza del narratore di “Alla ricerca del tempo perduto”, non sono riuscito a rintracciare l’origine primaria di questa sensazione o la chiara associazione a essa connessa.
Tuttavia, l’esperienza ha ugualmente lasciato su di me un piacevole stupore. Sono consapevole delle possibilità che l’universo può offrirmi per rintracciare frammenti del mio essere.
Un piccolo stimolo può aprire a realtà perdute. Che la chiave sia un sapore, un suono o un
oggetto poco importa.
Quanti di voi hanno mai provato esperienze simili? 

[Info]
L'articolo è stato scritto da Gianluca Boncaldo! Se siete interessati a conoscerlo, ci lasciamo i suoi contatti: Facebook e Wordpress.

 

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