Se anche voi, come noi di 4Muses, amate i drammi inglesi non potete lasciarvi scappare la visione di Mothering Sunday. Film, presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes lo scorso luglio e arrivato a Roma solo durante il periodo della Festa del Cinema, dovrebbe raggiungere le sale cinematografiche il 12 novembre. Pellicola molto interessante che rientra in tra quelle storie raccontate specificatamente da donne; il comparto tecnico è, infatti, costituito da un alto numero di presente femminile (regista, scenografa, direzione casting e produzione).
Perché ci teniamo a sottolineare questo aspetto?
Per il tema che viene trattato all’interno della narrazione.
Perché ci teniamo a sottolineare questo aspetto?
Per il tema che viene trattato all’interno della narrazione.
Ciò che approderà sul grande schermo è l’adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo scritto da Graham Swift. L’autore, così come la regista del film, ci porta all’interno dell’Inghilterra del primo Dopoguerra, raccontandoci la storia di una domestica: Jane Fairchild (Odessa Young). Il tutto ruota intorno al punto di vista di Jane e al suo raccontarsi allo spettatore attraverso la propria prosa e i propri ricordi. Jane ci trasporta in una calda domenica mattina, in cui si festeggia la festa della mamma. Domenica nella quale lei si abbandona alla travolgente passione per un uomo dal ceto sociale più elevato: Paul (Josh O’Connor).
La passione tra i due, pero, non è sufficiente per poter riuscire a stare insieme, l’uomo è infatti costretto a dover sposare la figlia di alcuni amici di famiglia. Ma questa esperienza le permetterà di conoscersi e di esplorarsi. Attraverso la scoperta della propria libido, del proprio sesso e delle proprie passioni, Jane avrà la possibilità di ambire e desiderare qualcosa di più per la propria vita. Dalla propria libertà sessuale, infatti, prenderà vita la sua passione per la scrittura, per i racconti. Dal suo cuore infranto nasceranno i suoi unici figli: i libri.
Jane è un personaggio molto complesso che, sicuramente, conoscerete attraverso la visione del film e non la semplice esposizione della sinossi come qui fatto. Per poter conoscere questa scrittrice che si mette a nudo va vista tutta la narrazione e va fatta propria per poterla saggiare a pieno. La libertà sessuale, vista e inquadrata dal comparto femminile di questa pellicola, rende tutta la pellicola come un grande affresco che è possibile assimilare. Il suo corpo, davanti la telecamera, nonostante sia molto spesso esposto e denudato non è mai reso erotico e mai considerato come oggetto sessuale. Lei, nella sua libertà, è per lo più colta nella sua intimità -o in quella condivisa con i suoi amori- quasi come se ci fossero Botticelli o Tiziano a dipingerne le grazie. Vi è quasi un certo senso di sacralità dietro la visione del suo corpo nudo perché ci si sofferma maggiormente nel notare il suo sguardo, la sua curiosità, la sua fame e soprattutto la sua libertà.
Lei è il simbolo di una femminilità emancipata che vive la propria sessualità con naturalezza. Il tutto viene ancor reso maggiormente forte da quella che è il contesto generale della pellicola. Il film è per lo più ambientato nel giorno della festa della mamma, lo riporta anche nel titolo, evidenziando uno dei ruoli che principalmente viene attribuito alle donne. La maternità qui viene fortemente scardinata dalla sessualità o dall’amore, al contrario viene quasi condannata come una condizione infima che ti porta a perdere tutto. Jane viene ritenuta fortunata da uno dei personaggi, una madre per l’appunto, per il fatto che lei sia un’orfana: non ha niente da perdere; e ciò lo protrarrà per il resto della sua vita visto che non vivrà mai la condizione di madre.
Per far comprendere ancor di più il messaggio del film al proprio pubblico, la storia molto spesso ricorre a dei paragoni letterari che sono di certo ai più conosciuti. Viene fatto molto spesso riferimento agli scritti di Virginia Woolf o a quelli di Jane Austen, donne emancipate per la loro epoca che hanno cercato di ritrarre delle donne altrettanto forti che però dovevano per lo più scendere a patti con il periodo storico nella quale vivevano. Scrittrici che hanno denunciato usi e costumi raffigurando bene la posizione che la donna doveva ricoprire. Una posizione che attraverso Jane è in un certo senso riscattata. Non è un caso che, infatti, lei abbia questo nome e che viva certe avventure o rapporti all’interno della sua storia. Come abbiamo già sottolineato, nella sua durata, questa pellicola è un grande piccolo affresco di una storia che cerca di far comprendere come la libertà -di qualsiasi tipo essa sia, quindi sia sociale che sessuale- porta spingere una donna, in particolare, a conoscere se stessa e a spiegare le proprie ali.
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